I dati mondiali del Covid 19 sars

Tutte le discussioni nel nostro paese avvengono sempre e semplicemente attraverso verbiloqui inconcludenti e mai nessuno si perita di dare indicazioni concrete di numeri ed informazioni che devono aiutarci nelle decisioni. E ormai certo che questa virus non si  combatte solo con il vaccino, con i ricoveri e con le terapie in ospedale ed in casa ma con l’esame delle notizie idonee a produrre decisioni ragionate ed efficaci costruite con l’apporto della scienza ed attraverso sofferte decisioni politiche. Ho provato oggi a scaricare tutti i dati dell’organizzazione mondiale della sanità  OMS all’ultima data possibile, ma i diversi format dei dati, difficili da gestire se non attraverso un lavoro improbo, mi hanno suggerito per essere rapido di allegare solo un report sintetico della settimana ultima e poi di fare il download dell’ultimo report settimanale  con i dati mondiali, all’interno del quale sui link di prima pagina si apre tutto lo scenario dei dati che consentono una rapida rassegna dello stato dell’arte del mondo e del paese Italia. Oggi la Merkel che pure non ha dati di estrema criticità in un discorso al parlamento ha detto, quasi commossa, che per gli scienziati per la severità dei numeri ( che sono ben distanti da quelli del paese Italia sia per contagi che per morti )  a Natale non sono consentite flessibilità.  Non passa giorno, ora e nel passaggio di tutti gli speech televisivi , che il tema non venga dibattuto e riproposto con il ritornello del  “volemose bene” soprattutto a Natale, attraverso l’incontro e l’abbraccio. I numeri dicono quanto ,purtroppo, questo giusto desiderio cozzi con i rischi di una diffusione sempre piu aspra del contagio. Da una lettura dei dati sui report ciascuno può trarre le sue conclusione. Un dato per tutti l’Italia è il paese  in Europa con il più alto numero di morti  ( oltre 60000) e con i dati dell’ultima settimana occupa il secondo posto nella classifica dei contagi nell’area dell’occidente comprensiva della Russia.

Il report dell ‘organizzazione mondiale della sanità

20201208_Weekly_Epi_Update_17

nella prima pagina del report troverete i due link  al Dashboard complessivo con tutti i dati e al report settimanale: WHO COVID-19 Dashboard
• WHO COVID-19 Weekly Operational Update, che in ogni caso ho riproposto anche in questa pagina.

WHO Coronavirus Disease (COVID-19) Dashboard | WHO Coronavirus Disease (COVID-19) Dashboard

Coronavirus Disease (COVID-19) Situation Reports (who.int)

 

 

 

Gli stimoli di Liberato Messano sulla Storia di Agropoli

Liberato Messano che sta facendo su facebook un lavoro egregio di recupero della memoria e delle immagini di Agropoli e che, da quanto è dato leggere e vedere, ha un archivio di date , di testi e di immagini non comuni sul quale fa bene a stimolare i giovani di oggi, qualche tempo fa ha ricordato la data dell’uscita del primo numero di Aleteia rivista dell’omonima associazione.

Aleteia fu un tentativo non tanto usuale di aggregare giovani intorno ad idee per stimolare riflessioni , incontri, dibattiti ed iniziative per svegliare le coscienze della cittadina vivace ma distratta su alcune tematiche di fondo.

Gerardo Spira in prosieguo ha fatto delle utili note di commento alle quali io aggiunto alcune considerazioni personali , giacchè la mia partecipazione alla vita giovanile era stata deprivata di quelle libertà che alimentano lo spirito del confronto sistematico per essermi , si fa per dire, sistemato in un lavoro a tempo pieno  che lesinava solo piccoli momenti di vita sociale e di tempo libero e di partecipazione che avrei voluto più piena. Ma  ad Aleteia giornale non potevo far mancare la mia adesione e da quel momento ho conservato nel cassetto della storia e della memoria quelle pagine.

Su invito di Gerardo di metterle a disposizione della comunità le appostate su questo blog perchè se ne consenta anche su facebook, mediante i collegamenti che dovranno essere anche di passaparola, la lettura e lo scarico. Aprite il link

Sono certo di aver reso un buon servizio, grazie a Liberato ed a Gerardo. Continuate cosi. Ci sarò sempre.

FedericoALETEIA

Il discorso della Presidente di Commissione Van Der Leyen sul futuro dell’Europa

Quanto spazio è stato dato nei giornali ed in televisione sui contenuti del discorso della Presidente di  Commissione della Unione Europea  sul suo futuro  e sulla scelta delle aree strategiche sulle quali occorrerà lavorare non solo per difenderci dalla pandemia attuale e da quelle future che inevitabilmente arriveranno, ma anche e soprattutto per fare dello spazio europeo non solo una piattaforma di crescita e di sviluppo ed una grande occasione per rinforzare le aree nelle quali siamo, purtroppo, deboli nei confronti dei due molog dell’economia : Usa e Cina ? Ma chi deve farsi carico di trasferire ai cittadini tante notizie e conoscenze che rappresentano le condizioni del nostro futuro alle quali non possiamo non aspirare perchè rappresentative del modello di crescita e di sviluppo di tante attese che sono da anni nei programmi “della politica buona” , portate avanti e coltivate con l’intento di irrobustire la società a dispetto  di alcuni effetti negativi della globalizzazione .

Non intendo qui indicare i punti essenziali del testo perchè penso che documenti della specie debbano entrare nel patrimonio conoscitivo del cittadino che ne deve intendere il significato, sforzandosi di identificare le azioni che devono contribuire alla realizzazione che, non sono solo azioni di attesa ma di propositi e di allineamento, o anche di critica costruttiva, in ogni caso di partecipazione.

Sarà questo un modo anche di percepire il valore della Istituzione Sovranazionale alla quale apparteniamo che, non dobbiamo dimenticare, è stata per anni nel mirino dell’antipolitica e dell’anti Europeisimo da parte di formazioni  che hanno costruito parte  del loro consenso sul negazionismo di tanti ideali e di tante progettualità senza le quali, a cominciare, da quelle strumentali per la difesa dal Covid 19, saremmo non sul baratro del precipizio ma “nel precipizio”.

Non sarà una passeggiata realizzare tutti i piani indicati: richiederanno tanto impegno, rinunce e cambiamenti epocali come si può ben leggere.

Ma quell è la strada: electa una via non datur recursus ad alteram.

Quindi, allego il testo confidando che possa essere letto son serenità e con la serietà che il tema richiede.

Commissione europea discorso della presidente

State_of_the_Union_Address_by_President_von_der_Leyen_at_the_European_Parliament_Plenary

Suggerimenti banali per rendere possibile il superamento dei ritardi della Pa

Negli ultimi 2/3 mesi sono stati pubblicati a decine di documenti di analisi, report di società di consulenza, della pubblica amministrazione, tutti intesi ad individuare le priorità verso le quali si dovrebbe muovere il piano strategico nazionale diretto a sostenere la ripresa e la crescita dell’Italia, a valle delle conseguenze indotte dalla pandemia ex Covid 19, spendendo le somme assegnate dall’Ue di cui al noto recovery Fund.

Non so quante associazioni quante istituzioni, centri studi, giornali si sono fatti carico di sciorinare idee, piani teorici e non si ha idea su quanti milioni di caratteri siano stati spesi per presentare in maniera puntuale il fabbisogno del paese Italia.

E’ stato ed è tuttora uno sforzo apprezzabile che sta a dimostrare quante idee ci sono, quanti siano i centri di attenzione e quanta cura abbiano la parte pensante dell’Italia , gli intellettuali e gli organismi di rappresentanza delle diverse categorie e classi sociali, nel segnalare ed evidenziare i grandi deficit organizzativi, soprattutto, strutturali che questo paese presenta dai parecchi anni.

Sono tutti ben noti, forse arcinoti.

Se si prova a fare un confronto tra tutti questi documenti ed a metterli insieme alle idee dello sforzo fatto dal gruppo Colao, sintetizzato nel documento dei famosi giorni degli Stati generali, tra di essi non si intravedono grossi elementi di differenziazione.

Le diverse pagine che hanno avuto ad oggetto questo tema così importante per la nostra società sembrano fatte a stampa e neppure con uno sforzo di fantasia si colgono le tante diversità che pure ci sono e che forse sono più concentrate sulle priorità.

In realtà anche prima dell’avvento di questa sciagurata vicenda della pandemia gli studi sulla disamina delle grosse criticità del paese non sono mai mancati.

L’Italia è un paese che pensa e scrive tanto, che dispone di opinionisti di eccellenza e di grossi centri istituzionali di riflessione: se si dovesse e si potesse leggere tutto passeremmo tutto il nostro tempo nell’acculturamento.

E poi non mancano neppure le indicazioni , stimoli e suggerimenti che periodicamente ci vengono da Ocse, Imf, Eurostat etc. etc.

Forse per scrivere e disegnare idee il nostro paese non ha eguali.

Sono, siamo, tutti bravi a raccontare.

Peccato, come diceva Matisse, dopo aver disegnato una pipa “ceci n’est pas une pipe” che occorre, perché sia tale, la sua costruzione, la sua realizzazione.

E qui casca l’asino: occorrono almeno due grosse precondizioni.

Una ferma volontà politica , non ferma ma fermissima, che non faccia sconti a nessuno e che una volta definite le vere priorità del paese, in una visione strategica di almeno breve periodo, non dica sì a tutti ma al contrario dica anche tanti no che arrecano fastidi e  disturbo al cittadino, purché le iniziative siano portate avanti nella piena consapevolezza di realizzare il bene a tendere del paese.

Ma come è noto il ventennio, diciamo anche il trentennio alle nostre spalle, ha consegnato al paese una governance che ha dovuto per la sua sopravvivenza mediare e concedere  tanti sì e tante elargizioni senza peraltro affondare il bisturi dove ciò era necessario e senza di fatto disturbare il manovratore di turno nelle diverse aree della pubblica amministrazione e della economia.

Il governo di turno si è maggiormente speso ad accontentare la massa del cosiddetto popolo con tante elargizioni su cui un recente bel testo di Alberto Brambilla “Le scomode verità  su tasse pensioni, sanità e lavoro ” sta aprendo gli occhi, benché quegli effetti negativi fossero stati messi nel conto dei guasti fatti al paese.

Guasti prodotti soprattutto alla mentalità dei cittadini convinti di dover insistere sui diritti senza mai rispondere dei doveri che sono di lealtà e trasparenza.

La lista è lunga.

Il risultato peggiore, quello della instabilità politica e del debito, è sotto gli occhi di tutti

Non vi è infatti, un solo indicatore che riesce soddisfare non i cittadini che, tutto sommato, non hanno titolo per chiedere di più rispetto a ciò che danno, che forse non ne sentono neppure il bisogno , ma quanti hanno l’opportunità di avviare

relazioni con il bel paese sul quale devono fare affidamento e sui devono contare.

Se poi si passa alla seconda precondizione che è data dalla capacità realizzativa in un contesto complesso non si riesce ad immaginare chi possa condurre a buon fine un progetto che non nasce oggi ma che affonda le radici almeno nel trentennio passato.

Uno steering committee forte deve avere alle spalle decisioni ed obiettivi chiari ed un piano realizzativo che non si faccia condizionare da nimby, campanilismi, lobbying e manovre fuorvianti.

Come si può e si deve fare in questi casi?

Comunicando in maniera trasparente a tutta la società gli obiettivi attesi, gli scopi e le finalità, i vantaggi, i valori aggiunti da costruire; comunicando a tutti le aree che potrebbero essere toccate da una disruption, meglio da riorganizzazioni, ed indirettamente segnalando alla società le possibili ed eventuali iniziative che favoriscono , aiutano e quelle che remano contro.

La visibilità deve essere il metro di confronto tra cittadini che sono chiamati a capire ed a valutare anche con la intermediazione di soggetti terzi che rappresentano tutti (meglio senza ) e non le categorie sociali e classi e interessi precostituiti che sono sempre orientate al no.

E’ necessario alzare il livello di informazione in maniera strutturale e strutturata, mettendo a confronto le situazioni attuali, con i tanti risvolti negativi, e quelle a tendere ed i benefici che arrivano alla società con le nuove realizzazioni.

Facciamo un esempio.

Nel settore della digitalizzazione, come è ben noto, il famoso indice DESI, recentemente elaborato,  ci  pone  in Europa al 28º posto del ranking

Sono anni che il paese elabora piani dell’It, spende risorse, cuce e ricuce senza essere riuscito a muovere la percezione della Europa ma anche lo stato dell’arte dalla insufficienza in cui versiamo.

Ci sono problemi strutturali, ci sono tante difficoltà ben note ma il vero tarlo sta nella indisponibilità delle governance di tante amministrazioni a raggiungere il risultato target che invece occorre per fare il salto di qualità.

La Corte dei Conti, avendo i poteri di accertamento, ha prodotto due grossi studi, che si affiancano alle tante indagini anche di società di consulenza che per mission elaborano analisi, ed ha mostrato un’Italia che molte cose le ha fatte, una Italia che è in mezzo ad un guado ed una Italia retrograda.

Si, le leggi, le autonomie, gli 11 mila server, tutto vero.

C’è qualcuno che in via Istituzionale fa capire dall’esterno ai cittadini del Comune Ypsilon quali sono i danni per la collettività per i ritardi della digitalizzazione.

C’è un difensore civico che diventa spina nel fianco delle amministrazioni, quando il dato è conseguenza della non  decisa volontà di fare tutto ciò che occorre?

Questo è un ’esempio banale; va replicato per tutte le aree in cui questa mission andrebbe esplicata.

Perché occorre ricorrere ad una soluzione siffatta?

Perché la nostra organizzazione politico amministrativa ha costruito negli anni tante autonomie che solo leggi Costituzionali o leggi fortemente innovative possono modificare.

Il che allo stato delle cose appare del tutto impensabile.

Occorre quindi far pesare il giudizio sugli uomini che amministrano e che ritardano in maniera molto più diretta ed efficace.

Non basta l’Agenda digitale a raccontarci giorno per giorno i motivi che si frappongono.

Occorrono spine nel fianco pubbliche, dotate di una responsabilità specifica.

Occorre un sistema sanzionatorio e di riconoscimento di meriti per chi lo fa in modo da far pesare nel confronto la differenze tra la Regione A e quella B, tra il Ministero a con quello B  , e così via discorrendo.

Se vogliamo negli Enti, Istituzioni ed altro dei ruoli ci sono: sindaci, revisori, consulenti, i difensori civici.

Seguono le associazioni dei Comuni, le Convention Regioni Governo, tutte disposte a chiacchierare, a scrivere ma senza poteri di interdizione sulle cose sbagliate, sui soldi spesi senza un ritorno ed un valore aggiunto; e  c’è  anche la previsione legislativa del bilancio sociale degli Enti pubblici. Ma non ci sono organismi sovrastanti che possono imporre o entrare nel merito sulla natura delle spese sulle priorità. L’autonomia è la regola.

Insomma bene o male c’è una rete di organismi che fa impallidire quella gli altri paesi della Ue per non dire i paesi di natura anglosassone, ma una rete che non ha colpi in canna e che pur avendoli talvolta chiude il lavoro con rapporti che si perdono nel tempo, vengono pubblicati e che nessuno li legge.

La sanzione deve essere affidata alla pubblica opinione prima che alle sedi giudiziarie ed ai giornali ed agli opinionisti che scrivono libri ( ultimo in ordine di tempo quello di Boeri e Rizzo, “Riprendiamoci lo Stato”);  forse potrebbe essere utile  avvalersi  di  figure analoghe a quelle che si usano per mettere in luce i casi di corruzione, se non proprio quelli  almeno degli opinions leaders dedicati, associazioni di professionisti che abbiano compiti precisi di informazione dei cittadini.

La Pa deve sentire gli stimoli esterni, visto che dall’ interno le iniziative non vengono assecondate se non c’è la volontà politica o quella degli organi amministrativi..

L’ampiezza della autonomia rende inefficaci anche le funzioni di controllo quando ci sono.

E tutte le disattenzioni, per non dire le inadempienze , come quelle rilevate dalla Corte dei Conti, che segnala, ad esempio,  come in molte amministrazioni pubbliche non ci sono ruoli responsabili deputati alla gestione dell.IT, non trovano corrispondenti sanzioni di natura amministrativa che colpiscano nel merito gli organismi istituzionali che avrebbero dovuto provvedervi.

Nel libro innanzi citato si auspica, infatti, una misurazione dei risultati in base al giudizio degli utenti, idea suggerita anche da Cotarelli nella prefazione al testo, soluzione che però presuppone una utenza edotta ed informata , consapevole dell’esistenza di procedure e degli obiettivi connessi; consapevolezza per la quale la Pa spende da sempre poco o quasi niente, tant’è che è raro leggere nei progetti capitoli, largamente coltivati in quelli delle aziende private, finalizzati all’empowerment dei destinatari delle soluzioni iT che, si ripete, non sono scritte per la Pa ma  prioritariamente per i cittadini.

Suggerisco per una comprensione del testo qui innanzi esplicitato, che contiene idee banali ma di buon senso, la lettura delle relazioni della Corte dei Conti.

In tutto questo scenario sembra apparire qualche novità che aiuta a sperare.

La Pandemia, che ha portato tante rovine e morti, alla fine ci ha anche dato qualcosa di buono. ù

Intanto una Europa diversa, disponibile ed aperta alle novità.

Chi ha ascoltato il discorso di qualche giorno fa della presidente della Commissione Van Der Leyen, che può leggere su questo blog,  se ne convincerà. .

La Pandemia ha portato risorse economiche e finanziarie uniche ed inimmaginabili.

Ha costretto l’Italia a presentare dei piani che saranno valutati per gli effetti ed i risultati che devono produrre. Ma ha introdotto qualcosa di più: uno stretto monitoraggio da parte dell’Europa sui progetti e le iniziative resi possibili con le somme a titolo di prestito ed a maggior ragione con risorse a titolo di contributi a fondo perduti ,oltre che sui tempi e le finalità da conseguire.

E forse questa sarà l’occasione buona per far sentire il fiato sul collo alle amministrazioni , istituzioni, e delle aziende private perché non vengano meno agli impegni ed ai programmi.

Sarà la volta buona?  Non abbiamo alternative. È l’ultima occasione.

Dopo di questa non ce ne saranno altre. Va anche detto al popolo italiano, ai cittadini, che insieme alle opere occorrerà completare un altro riassetto, quello morale, dei doveri e dei diritti e eliminando tutti i piagnistei, tanti, diffusi e appartenenti in maniera trasversale alla società, perché in essi si annidano i veri ritardi che non solo solo di infrastrutture ma di crescita della società civile

Per favorire una buona ricognizione delle tematiche aggiungo in calce i link al Piano per il Sud, all’elenco dei 460 progetti presentati dai ministeri e il testo delle linee guida per il piano nazionale di ripresa e resilienza da sottoporre alla UE.

Dallo scritto alla realizzazione il passo non sarà nè facile nè breve.

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un pezzo scritto qualche anno fa

Ripropongo un articolo “Università on line una occasione da non perdere. e pubblicato  in data 17 aprile 2015

 

Traduzione di un articolo apparso su una rivista della Società di Consulenza strategica BOSTON CONSULTING GROUP .

“Il numero relativamente piccolo di persone che, In un passato non troppo lontano, ha preso lezioni on-line negli Stati Uniti ha visto una crescita all’alternativa dei corsi tradizionali tenuti in classe . Gli adulti in carriera e i giovani hanno approfittato delle lezioni on-line gradite a causa della convenienza concessa loro di imparare sempre e ovunque. Nella mente di molte persone i corsi di laurea online sono stati quasi sempre associati a scopi lucrativi delle associazioni, delle istituzioni, anche se sono state molte le istituzioni non profit che hanno proposto corsi individuali on-line.

Oggi, quello che una volta era considerato un mezzo educativo di nicchia è diventato parte del mainstream.

Ad esempio, il 60 per cento di istituti secondari propongono offerte di corsi online. E la percentuale di studenti di istruzione superiore attualmente iscritti ha almeno un corso on-line ed è ad un massimo storico del 34 per cento, ovvero rappresentano circa 7 milioni di studenti-con iscrizione online con una crescita  di almeno cinque volte di più rispetto al numero alle iscrizione totale. Più di 3 milioni di studenti, il 15 per cento di tutti gli studenti dell’istruzione superiore, stanno attualmente imparando, principalmente attraverso corsi on-line, come studiare in un programma che è per lo meno per l’80 % in linea.

Tale cifra era del 6% per cento un decennio fa.

La formazione on-line è associata ad una vasta gamma di istituzioni educative, tra cui si registrano alcune delle più prestigiose università senza scopo di lucro del paese. Ciò che aveva generato un’opportunità basata su un trade-off qualità /convenienza si è modificato in una percezione del livello di qualità costruito sulla reputazione e su una modalità di insegnamento che richiede meno compromessi.

Un sondaggio BCG su oltre 2.500 studenti e 675 genitori e con-aziende americane ha confermato queste tendenze che si arricchiscono di nuove opportunità per esempio con l’esperienza degli studenti in corsi blended (che combinano on-line e l’istruzione in-class). In linea con le stime di cui sopra, i risultati del BCG US Education Sentiment Survey indicano che la percentuale di studenti attualmente con un corso online si attesta al 30 per cento degli studenti post-secondaria.

Si stima inoltre dal sondaggio che il 16 per cento degli studenti post-secondaria sta attualmente imparando principalmente attraverso corsi on-line. Inoltre, la ricerca di BCG ha identificato gli atteggiamenti universali sulla formazione on-line tra gli studenti e genitori.

La indagine ha mostrato che gli studenti in tutti i dati demografici e posizioni sociali vogliono combinare  gli online con corsi in aula tradizionali, per creare un’esperienza di apprendimento che coniuga le impostazioni virtuali e tradizionali. In realtà, la nostra indagine indica che più del 25 per cento degli studenti è attualmente in corso almeno un corso blended.

E’ anche emerso che gli studenti desiderano un maggiore livello di interattività .

Le istituzioni che non riescono a prepararsi a questi cambiamenti e rispondere alla drammatica maggiore concorrenza tra offerte online rischiano di perdere la quote di pertinenza e la quota di mercato globale. Quelle che si adattano scopriranno enormi opportunità non sfruttate per la crescita, nuove piattaforme per l’innovazione ed il potenziale modo di trasformare le inclinazioni con cui le future generazioni di studenti impareranno.”

 

 

IL  CASO ITALIA

Siamo il paese con il più basso indice di e-learning, con il più basso indice di studi che si perfezionano on line.In compenso siamo il paese con il più elevato indice di costo amministrativo e di gestione in tutti gli ordini di scuola.E non è un caso il dato rappresentato dal fatto che solo il 40% dei giovani tra i 25 ed i 40 anni ha un titolo di studio di cultura terziario, mentre solo il 15% tra i 55 e 64 anni ne dispone.La percentuale aumenta di 10 punti nella generazione degli anziani.Dopo il Brasile siamo il paese con la percentuale più bassa di laureati.

Analisi

In Italia gli studenti iscritto ai corsi delle Università Telematiche on line sono appena 46 mila circa. Le Università tradizionali appaiono restie ad aprirsi del tutto e non riescono a cogliere le opportunità che si presentano con l’impiego delle tecnologie che nei paesi avanzati e nei paesi Europei lungimiranti si stanno offrendo ai giovani.

Università Telematica Guglielmo Marconi                                                                                                             1423

Università telematica Unitelma Sapienza di Roma                                                                                                 1645

Università Telematica Internazionale Uninettuno di Roma                                                                               8.710

Università Telematica Niccolò Cusano di Roma                                                                                                     11.790

Università Telematica San Raffaele di Roma già UNITEL                                                                                       968

Università Telematica “E-Campus di Novedrate (Co)                                                                                             10205

 

In un fondo della settimana scorsa su un importante settimanale in merito alla riforma della Scuola in generale si osservava, e ciò vale per ogni ordine di scuola ed anche per le Università , che quel che conta nel processo di formazione non sono i contenuti, che possono essere visti in funzione degli obiettivi e delle finalità professionali a tendere, quindi non il cosa , ma il come. Forse anche le Università devono fare una profonda riflessione e rendere sempre meno cartacea, libresca e frontale, la modalità di insegnamento e sempre meno statiche le lezioni. Ne trarranno vantaggio tutti e soprattutto gli iscritti che sono circa 1700000 costretti in ragione della mobilità, dei costi e dei vincoli di tempo ad una dispendio di energie non indifferenti che potrebbe essere di certo più contenuto se solo si pensasse che almeno una parte, solo una parte, ad esempio riferita alle lezioni meno impegnative che richiedono una minore interazione con la didattica visiva e frontale, si svolgesse con la modalità on line

L’ apporto in termini di contenuti non ne risentirebbe e potrebbe essere colto con continuità di tempo, con una disponibilità senza limiti di spazio e con costi marginali bassissimi. E forse anche le stesse Università una volta fatto l’investimento potrebbero trarne non piccoli vantaggi in termini di conto economico.

Napoli li 7 aprile 2015

IL CASO NAPOLETANO DELLA FEDERICO II ” FEDERICA”.

E’ stato rilasciato il volume “Federica Eu” della nostra Federico II di Napoli,  consegnato in uno al settimanale Sette del Corriere della Sera di oggi, intitolato a “Lezione con un click “! In esso si parla della nuova rivoluzione culturale che ha la forza di Gutenberg e la velocità di Internet. Solo qualche settimana fa in una conversazione rotariana  se ne era parlato.  I Mooc ( Massive open online courses ) corsi on line aperti e pensati per una formazione a distanza ( con piattaforme varie  di Università Italiane che sfruttano persino produzioni di origine extranazionale ) sono un ottimo inzio, giacchè, pur essendo diretti a famiglie di utenti  le  più disparate, giovani, docenti, professionisti e semplici appassionati, non hanno ancora la finalità di erogare servizi di formazione per completare un intero corso di studi come fanno le Università Telematiche sopra citate figlie del provvedimento Moratti istitutivo delle Universita online.

Le Università al pari di tante altre Istituzioni ( Sanità, Giustizia)  sono nella fase storica di un passaggio epocale. La carenza nell’E-learning ci veniva rimproverata dall’OCSE già più di un decennio fa. ( come si può leggere dai 5 articoli pubblicati nel 2004 sul giornale il Denaro )

Alle spalle occorrono, però, ben altri investimenti e progetti di elevato contenuto organizzativo ad ampio impatto.

Quel che serve è la possibilità di aiutare i giovani a cogliere tutte intiere le opportunità della formazione a distanza, consentendo loro di completare almeno per ogni corso di laurea una quota degli insegnamenti, quelli possibili, con innegabili vantaggi per la collettività tutta a fronte di investimenti che hanno un ROE elevatissimo.

Le analisi costi e benefici sono sotto gli occhi .

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/arte_e_cultura/15_aprile_16/federicaeu-campione-web-learning-f2c497e4-e424-11e4-8e91-005682cf2ca0.shtml

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/04/16/anche-la-federico-ii-va-sulla-rete-lezioni-gratis-on-line-dal-21-aprileNapoli01.html?ref=search

 

In allegato un articolo del Corriere della sera di giorni fa che segnalava le Università pronte per erogare servizi di formazione finalizzate alle lauree ed una serie di miei articoli apparsi sul giornale il Denaro nel 2004, nella fase di approfondimento della materia per una progettazione di e.learning per una Università di Napoli .

Le lezioni al tempo del Covid

articoli sull’e-learning pubblicati sul denaro nel 2003 versione pet il blog

 

 

UN MODO DI FARE ASSOCIAZIONISMO E NON SOLO CHE TRASFORMA IL MODELLO DELLE RELAZIONI.

Il pezzo era stato scritto ed appostato stamane. Aveva un diverso titolo che ho dovuto rettificare. I provvedimenti normativi  (decreti) appena pubblicati, di cui  ho aggiunto in calce gli articoli pertinenti, rendono non più attuale la premessa del testo che tendeva a suggerire e consigliare un nuovo modello di vita associativa.

Il quadro normativo  da conto delle ragioni sottese. Si aprono nuove strade nei processi istituzionali  , non per convinzione organizzativa mirata alla facilitazione delle attività di relazione, ma come opportunità innovative consentite alla politica in questo contesto di criticità.

Ed è probabile che la la scelta fatta possa aprire una breccia nuova sulla base non di sole convinzioni ma di reale utilità per la società.

UN MODO DI FARE “ROTARY ” DIVENUTO ATTUALE CON IL CORONAVIRUS

Utilizzo strumentalmente un abstract ristrettissimo, parte di una delle tante mail e corrispondenza interna, riservata, mantenuta con alcuni soci e past President sul tema della riorganizzazione del distretto per entrare in argomento.

Tra i motivi indicati per dividerci vi erano la distanza, i costi, ed altri aspetti organizzativi non fondamentali in un momento in cui invece la forza era data, ed è data, dallo stare insieme.

Il dato è tratto e non si torna indietro. Il distretto 2100 sulla base di quelle argomentazioni discutibili si è diviso in due realtà associative: Campania e Calabria.

Ora, invece, alla luce del Coronavirus che sta rivalutando la rete e un  nuovo modello  organizzativo della vita sociale, e non solo, si è indotti a riflettere e ad argomentare sulle tante attività superflue e sui momenti non proprio utili dei Club e del Distretto, come si suol dire, senza un reale valore aggiunto , realizzabili in alternativa, con un uso adeguato della rete ( tante riunioni distrettuali a basso valore contenutistico che non sono finalizzate a   mettere in campo iniziative pro Rotary  e per le sei missions della Fondazione ).

La rete, peraltro, non esclude ma semmai rafforza la esigenza strategica di realizzare poi a valle, in pochi ma importanti momenti dell’anno, incontri  reali, efficaci, di sola relazione e conoscenza con l’obiettivo di sviluppare il valore e il sentimento dell’amicizia; uno dei must dell’associazione che serve a cementare  quelle opportunità che si possono cogliere solo stando insieme  e con la condivisione degli scopi.

In altri termini punto cardine dell’ organizzazione, non  solo di ora ( vedi il libro di Billy Gates Business “Alla velocità del pensiero 1999”  il libro  Bit Bang, Sole 24 ore, anno 2000 della Boston Consulting ),  che vale per tutte le attività di impresa, per le aziende sia pubbliche che private, per le associazioni  e perfino per la Scuola e le Università, è concentrarsi sulle vere ed importanti iniziative “core”; quando si fanno incontri e riunioni , stage, seminari occorre relegare e delegare alla rete,  alle funzioni che sono sulla rete e che sono nate per la rete, tutto ciò che può essere svolto a distanza con l’ausilio delle tecnologie, delle soluzioni sempre a disposizioni e nel tempo  fruibili.

Ne è un esempio, nel nostro caso, tutta la grande mole di funzioni di e-learning rotariane, appostate sul sito internazionale, in tutte le lingue e per tutto il mondo, per capire il Rotary, la sua anima, il suo stato giuridico e regolamentare, leggere i dati che sono a disposizione di tutti e che sono li proprio per facilitare.

Poi magari una, due volte all’ anno, club, distretti ed associazioni capitalizzano in meeting quanto hanno appreso a distanza ed anche attraverso incontri in rete, non attraverso la pedissequa ripetizione di contenuti scolastici e cognitivi, ma solo esercitando modalità per lo sviluppo delle relazioni umane e per confrontarsi sul modo di fare Rotary, focalizzandosi sui disegni strategici internazionali, nazionali e territoriali ed attivando progetti operativi di CLUB.

In altri termini, senza essere banali, si risparmiano tempo (risorsa da non bruciare per spostamenti) e denaro, e ci si concentra sulla qualità e sulle idee che contano per il Rotary e la società.

Naturalmente ciò che dico da qualche tempo e che ho scritto nella corrispondenza con amici rotariani in occasione del progetto di divisione, valeva allora per l’ex distretto 2100 ma potrà e dovrà valere anche con la nuova riorganizzazione della sola Campana.

Qui di seguito alcuni sintetici stralci della nota in cui sostenevo che i problemi del tempo, dei costi e delle distanze, potevano essere affrontati con modalità diverse dalla separazione.

“Caro amico,

Non sono andato tanto indietro nella raccolta della documentazione e bene hai fatto a farmene invio; mi risparmi un lavoro.  omissis …….

Mantengo per tutte le aree due o tre anni nell’ultimo PC corrente, Tutto il resto fuori da due o tre anni è su hard  disk esterni protetti,  backappati o su un secondo pc.

Non voglio perdere nulla e non voglio correre rischi. 

E cosi conservo una storia più che decennale della vita del Club e del distretto.

Quindi del Rotary al momento ho in linea solo gli  due anni ……………………, e tanto basta perchè, come sai, questo è il terzo tentativo di divisione in pochi anni.

Sia quello del tuo anno che quello di ………… sono abortiti con percentuali di non adesioni alla divisione la cui procedure non hanno fatto altro che creare fratture e incomprensioni senza arrivare ad un risultato.  omissis ………….

Un dato serve per capire cosa succederà il giorno dopo: la Calabria avrebbe 42 Club e 1547 soci: sarebbe la Cenerentola di Italia ( con tutto quello che sta succedendo in chiave politica sarebbe un bel dire ) e noi Campania figureremmo al 6 posto sia per numero di Club che di soci passando da una posizione di Rango ( diciamo cosi ) ad una situazione di mezza tacca.

Questo è il dato politico e strategico omissis   …………………………………

Non credo alle esigenze di carattere organizzativo nè alle dinamiche dei costi : sono motivazioni che forse oscurano, sottendono anche altre finalità, talune comprensibili altre incomprensibili.

Ma quelle attinenti alle inefficienze organizzative se affidate a risorse manageriali possono trasformarsi in opportunità.

I manager di aziende multinazionali di tutto il mondo con migliaia di risorse e responsabilità di risultati ed altre cose, pur stando sempre in aereo per ovvi motivi – ripeto nel mondo- possono accampare motivi di distanza , di costi e di contatto ?  I Governatori di paesi quali Argentina, Brasile etc ed altri come fanno ?

Il Rotary è lo stesso in tutto il mondo; funziona con le stesse regole dappertutto con gli stessi codici, principi, statuti e regolamenti. omissis………………………………………………….

E poi c’è un dato tutto nostro sul quale riflettere: Il Gruppo partenopeo ha perso negli ultimi 10 anni circa 150 soci mentre sono nati altri Club.

Noi al momento della Chart eravamo 52, lo leggo dal documento utilissimo che hai mandato tu . Oggi siamo 48 destinati potenzialmente a diventare di meno. Ed allora per fare una separazione  conta il numero dei Club o il numero dei soci ?

omissis

La rilettura della intera mail con altre argomentazioni, alla luce di eventi quali quelli che oggi stiamo vivendo, induce ad una riflessione banale.

Solo le emergenze e le criticità costringono gli uomini a prendere decisioni dure che, nella fase delle buona tranquillità , vengono osteggiate e mal digerite per ragioni ben note.

E che, invece, sono necessarie per migliorare la qualità della vita complessiva e l’efficienza del sistema e di tutto il mondo che in esso insiste: aziende, pubblica amministrazione, sanità, giustizia  etc etc.

Vale per il Rotary ma anche per tanti altri aspetti della società attuale che, a valle della storia del Coronavirus 19 che ci auguriamo si concluda al più presto e bene per il paese, diventerà diversa: sarà costretta a far riscoprire tutti i vantaggi delle cinque E di Lisbona ( trattato del 1990 ) sulle quali in particolare l’Italia accusa un pesante ritardo pur avendone a causa delle sue debolezze strutturali maggior bisogno.

Un esempio stringente di oggi e non è l’unico: l’ e-learning nelle Università e nelle Scuole, di cui si scoprono le enormi opportunità sin qui scarsamente utilizzate, è divenuto un tema di ascolto quotidiano e il sostegno ( l’unico) per la intera popolazione universitaria e per le Scuole di primo e secondo grado.  Una marea enorme di studenti in movimento costretta a stare a casa ed a scoprire un modo nuovo per apprendere, imparare e lavorare nella qualità di studenti. I paesi del Nord per le loro esigenze climatiche ed ambientali e non solo sono già attrezzati. Come avrebbero potuto rispondere alla crescita culturale della società senza una delle E ?.  Ma il racconto non si esaurisce qui.

Speriamo di poterlo riprendere in fretta, con la caduta di tutti e dei tanti ostacoli frapposti dalla “società che intermedia”, nell’interesse d tutti, e di riguadagnare il ruolo che l’Italia reale merita come sta dimostrando il ceto della sanità che vincerà, ne sono sicuro, ma solo per lo sforzo ed il sacrificio degli uomini in trincea e non per la gli aiuti che dovevano essere dati quando confrontando gli aridi numeri emergeva che a parità di cittadini il numero dei posti letto era uno dei più bassi dell’Europa a 27, ed il numero dei medici era carente di 50mila unità cosi come quello del personale ausiliario di circa 60 mila unità.

Qualcosa non quadrava ma la politica non se ne accorgeva dal 2017.

Questi sono i dati. Mancano nel rapporto con l’Europa a 15 rispetto al numero degli abitanti, 593 mila addetti nella pubblica amministrazione, 486 mila nella istruzione e 1485 nella sanità e nella assistenza sociale. Facciamo le nozze con i fichi secchi. C’è una ragione.Si ma non è questa la sede per parlarne. Altro giro.

federico daniello

fonte Eurostat

tavola al 2017  degli occupati nel settore

EU        Italia    eu15   italia  eu27    GAP

Sanità e assistenza sociale 21.521 1.812 8,3 4,7 3,6 1.435
Pubblica amministrazione, difesa e previdenza 12.178 1.241 4,7 3,2 1,5 592
Istruzione 13.694 1.572 5,3 4,1 1,2 486

Non avevo ancora letto i provvedimenti normativi. Sono appena noti.

Sembrano la logica conseguenza di quanto sopra

(Sedute in videoconferenza dei consigli e delle giunte comunali, degli organi di governo di province e città metropolitane, dei consigli e delle giunte regionali)

art 69
  1. Al fine di contrastare e contenere la diffusione del virus COVID-19 e fino alla data di cessazione dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020, i consigli e le giunte di comuni che non abbiano regolamentato modalità di svolgimento delle sedute in videoconferenza, possono riunirsi secondo tali modalità, nel rispetto di criteri di trasparenza e tracciabilità previamente fissati rispettivamente dal presidente del consiglio, ove previsto, o dal sindaco, purché siano individuati sistemi che consentano di identificare con certezza i partecipanti, sia assicurata la regolarità dello svolgimento delle sedute e siano presenti nello stesso luogo il presidente della riunione e il segretario comunale. Le stesse previsioni valgono anche per le sedute degli organi di governo delle province e delle città metropolitane, nonché dei consigli e delle giunte delle regioni e delle province autonome in assenza di una diversa regolamentazione da parte delle leggi regionali e provinciali.
  2. Dall’attuazione della presente disposizione non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti di cui al comma 1 con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente sui propri bilanci.
Relazione illustrativa

La norma in esame mira a consentire – temporaneamente durante il permanere dello stato di emergenza - lo svolgimento in videoconferenza delle sedute delle giunte e dei consigli comunali e regionali e degli organi di governo delle province e delle città metropolitane, in tutti i comuni che non abbiano regolamentato tale modalità di svolgimento, evidentemente utile per il contenimento del rischio di contagio da COVID-19.

La disposizione lascia ampia autonomia all’ente locale di disciplinare lo svolgimento della videoconferenza, con atto del presidente del consiglio (ove previsto dalla vigente normativa) o del sindaco, che fissi criteri volti ad assicurarne la regolarità e la trasparenza, nel rispetto di requisiti minimi fissati dalla norma (identificazione certa dei partecipanti e contestuale presenza nello stesso luogo del presidente della riunione e del segretario comunale, al fine di consentire l’immediata redazione e sottoscrizione del relativo verbale).

Le modalità procedimentali previste ricalcano un modello già adottato da numerosi regolamenti comunali, nonché nella prassi delle società private.

Relazione tecnica

L’applicazione della disposizione ha luogo nell’ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente e non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.




 Art. 71

(Acquisti per lo sviluppo di sistemi informativi per la diffusione del lavoro agile e di servizi in rete per l’accesso di cittadini e imprese)

1.Al fine di agevolare la diffusione del lavoro agile di cui all’articolo 18 della legge 22 maggio 2017, n. 8, favorire la diffusione di servizi in rete e agevolare l'accesso agli stessi da parte di cittadini e imprese, quali ulteriori misure di contrasto agli effetti dell’imprevedibile emergenza epidemiologica da COVID-19, le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nonché le autorità amministrative indipendenti, ivi comprese la Commissione nazionale per le società e la borsa e la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, sono autorizzate, sino al 31 dicembre 2020, ad acquistare beni e servizi informatici, preferibilmente basati sul modello cloud SaaS (software as a service), nonché servizi di connettività, mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara ai sensi dell’articolo 63, comma 2, lett. c), del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, nei limiti della soglia comunitaria, selezionando l’affidatario tra almeno quattro operatori economici.
  1. Le amministrazioni trasmettono allo stesso Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri gli atti con i quali sono indette le procedure negoziate.
  2. Gli acquisti di cui al comma 1 devono essere relativi a progetti coerenti con il Piano triennale per l'informatica nella pubblica amministrazione. Gli interventi di sviluppo e implementazione dei sistemi informativi devono prevedere, nei casi in cui ciò è possibile, l’integrazione con le piattaforme abilitanti previste dagli articoli 5, 62, 64 e 64-bis dal decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.
  3. Le amministrazioni pubbliche procedono ai sensi del comma 1 con le risorse disponibili a legislazione vigente. Dall’attuazione della disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Relazione illustrativa

La disposizione in esame intende favorire l’applicazione e lo sviluppo del lavoro agile e più in generale favorire la diffusione di servizi in rete e agevolare l'accesso agli stessi da parte di cittadini e imprese, quali ulteriori misure di contrasto degli effetti dell’imprevedibile emergenza epidemiologica da COVID-19 e di conseguente mitigazione del rischio, attraverso la semplificazione delle procedure di acquisto di servizi informatici in cloud, anche basate sul modello software as a service (SaaS), che supportano necessariamente i processi digitale di erogazione dei servizi per via telematica.

In particolare, la norma intende rafforzare e completare la misura, già disposta dall’articolo 13 del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, con la quale è stata prevista per le amministrazioni pubbliche nonché per le autorità amministrative indipendenti, ivi comprese la Commissione nazionale per le società e la borsa e la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, la possibilità di implementare, accelerare  e semplificare le procedure di acquisto di personal computer portatili e di tablet, per garantire appunto la possibilità di erogare servizi a distanza, in via telematica, consentendo altresì l’applicazione e lo sviluppo del lavoro agile da parte dei propri dipendenti.     

A tali fini appare imprescindibile procedere con urgenza alla modernizzazione della dotazione tecnologica delle predette amministrazioni pubbliche consentendo in tempi rapidi l’acquisto di servizi, anche di connettività, ad alto valore tecnologico, idonei a garantire la fruibilità sia delle funzionalità da parte dei dipendenti (al fine di intensificare la possibilità di ricorso alla modalità di esecuzione del rapporto di lavoro e massimizzare la produttività individuale), sia dei servizi erogati dalla amministrazione a cittadini e imprese.

In questo senso, la disposizione mira ad accelerare i processi di trasformazione digitale delle amministrazioni pubbliche che, attraverso procedimenti di acquisizione semplificati, possono dotarsi in tempi brevi di nuove tecnologie basate principalmente su tecnologia cloud, idonea a semplificare le attività di archiviazione e gestione dei dati, a facilitare l’accesso ad applicazioni, contenuti o servizi attraverso la rete Internet, a partire da un insieme di risorse preesistenti, configurabili e disponibili in remoto sotto forma di architettura distribuita. La tecnologia utile può essere basata sul modello Software-as-a-Service (SaaS), che rappresenta il cloud più comune e più usato dove si concede agli utenti accesso ad applicazioni e programmi.

E’ evidente, poi, che la necessità di affrontare l’emergenza, unitamente all’alto valore tecnologico dei beni e dei servizi occorrenti e alla rapida obsolescenza degli stessi, impongono tempi altrettanto rapidi di approvvigionamento.

L’intervento normativo proposto, pertanto, consente alle amministrazioni, di fronteggiare l’emergenza e, fino al 31 dicembre 2020, di ricorrere ad una procedura rapida e semplificata di acquisto,  assicurando comunque l’interesse del mercato essendo previsto il ricorso alla procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara, prevista per i casi di eccezionalità ed urgenza dall’articolo 63, comma 2, lettera c) del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50.

I progetti che le amministrazioni intendono realizzare facendo acquisto alle modalità previste dalla disposizione debbono essere comunque coerenti con il Piano triennale per l'informatica nella pubblica amministrazione e integrati, ove possibile, con le piattaforme abilitanti previste dagli articoli 5, 62, 64 e 64-bis dal decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.

Gli atti con i quali sono indette le procedure di acquisto avviate con le modalità previste dalla disposizione introdotta devono essere trasmessi al Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, al fine di consentire il monitoraggio e la verifica dell’impatto della disposizione rispetto al processo di trasformazione digitale della pubblica amministrazione.

La misura di semplificazione è consentita fino al 31 dicembre 2020.

Relazione tecnica

MANCA RT

Art. 72

(Gruppo di supporto digitale alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l’attuazione delle misure di contrasto all’emergenza COVID-19.)
  1. Al fine di dare concreta attuazione alle misure adottate per il contrasto e il contenimento del diffondersi del virus COVID-19, con particolare riferimento alla introduzione di soluzioni di innovazione tecnologica e di digitalizzazione della pubblica amministrazione, il Presidente del Consiglio dei ministri, o il Ministro delegato, fino al 31 dicembre 2020 si avvale di un contingente di esperti, in possesso di specifica ed elevata competenza nello studio, supporto, sviluppo e gestione di processi di trasformazione tecnologica, nominati ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono individuati il contingente di tali esperti, la sua composizione ed i relativi compensi.
  2. Al comma 1-quater dell’articolo 8 del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Gli incarichi conferiti ad esperti con provvedimento adottato anteriormente al 30 dicembre 2019 sono confermati sino alla scadenza prevista nell’atto di conferimento».
  3. Agli oneri derivanti dall’attuazione del comma 1 si provvede a valere nei limiti delle risorse disponibili di cui all’articolo 8, comma 1-quinquies, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12 e all’art. 1, comma 399, della legge 27 dicembre 2019, n. 160.
Relazione illustrativa

La disposizione in esame intende offrire immediato supporto a tutte le iniziative e misure di sviluppo del lavoro agile, di immediata diffusione di servizi in rete per cittadini e imprese e, più in generale, di digitalizzazione e innovazione tecnologica che si impongono quali misure urgenti e necessarie di contrasto degli effetti dell’imprevedibile emergenza epidemiologica da COVID-19.

In particolare, già con l’articolo 13 del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, è stata prevista per le amministrazioni pubbliche la possibilità di implementare, accelerare e semplificare le procedure di acquisto di personal computer portatili e di tablet, per garantire appunto la possibilità di erogare servizi a distanza, in via telematica, consentendo altresì l’applicazione e lo sviluppo del lavoro agile da parte dei propri dipendenti. Più in generale, il contrasto al diffondersi del virus COVID 19 ha imposto una serie di stringenti misure di contenimento, che necessitano dell’adozione di soluzioni di digitalizzazione e innovazione tecnologica per consentire l’erogazione di servizi a distanza mediante l’utilizzo delle nuove tecnologie.          

A tali fini, fermo restando il contingente di esperti già incaricati a supporto del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, i cui incarichi sono confermati nella loro validità ed efficacia fino alla naturale scadenza indicata nell’atto di conferimento, è creato un ulteriore contingente di esperti, in possesso di specifica ed elevata competenza nello studio, supporto, sviluppo e gestione di processi di trasformazione tecnologica, chiamati ad operare sino al 31 dicembre 2020, a supporto del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro delegato per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione per l’attuazione delle misure di innovazione tecnologica e di digitalizzazione assunte per fronteggiare e contenere il diffondersi del Virus COVID 19.

Gli esperti sono nominati ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303 e con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono individuati il contingente, la composizione ed i relativi compensi.

Relazione tecnica

Spiegare agli Italiani i loro problemi con i numeri e non con le parole al vento

Non sono mai riuscito a capire perchè i politici non impiegano gli strumenti della logica e della semplicità per spiegare agli italiani i problemi del paese. Ciò vale per tutti , anche per quelli che a ragione devono prendere decisioni che hanno ricadute immediate sui cittadini e sulla gestione della cosa pubblica.

Vale poi ancor di più, però, per quelli che promettono mirabilia, la dazione di provvidenze di qualsiasi genere, specie se queste sono di natura fiscale. Il refrain è abbassare le tasse: a spese di chi  non è chiaro, ma di certo a spese di chi oggi non può parlare ( i giovani)  e senza  dire dove si prendono le risorse e chi dovrebbe sostenere pantalone che paga, cioè il paese Italia.

Le irresponsabilità di simili promesse si scontrano con i dati che tutti i giorni si leggono su alcune testate, in verità poche, capaci di dare numeri e spiegarli al paese,  che invece avrebbero il dovere di indicare concretamente la strada per moralizzare il paese e limitare il furto di una parte della popolazione a danno di chi invece lo subisce.

Intanto prosegue la narrazione del popolo che subisce le angherie dello stato cattivo e del sistema delle imprese che paga tasse abnormi.

Non è chiaro,infatti,  come negli anni sia stato possibile costruire una ricchezza privata finanziaria che è arrivata alla prodigiosa cifra di 4217 miliardi che tale non sarebbe stata  se non avesse concorso la elusione e la evasione fiscale che si è avvalsa di tutti i possibili strumenti,  anche della complicità di un sistema politico che  non ha inteso disturbare il manovratore più di tanto. Il voto paga.

E non  si può certo dire che la ricchezza privata è solo il frutto del risparmio certosino delle formichine, famiglie e privati, a dispetto dell’altra parte rappresentata invece dalle cicale che contribuiscono a muovere l’economia con l’eccesso di spesa.

La premessa è solo un momento più generale di riflessione cui tutti dovrebbero essere invitati con l’esame di documenti pubblici che sono li a comprovare idee che la politica mette sotto i piedi e che non ha il coraggio virile di commentare.

L’idea di scrivere questa nota nasce dalla esigenza avvertita di contribuire a generare una consapevole responsabilità e di fare ragionare i benpensanti.

Un primo dato,quello innanzi ripreso, è la ricchezza privata finanziaria del paese pari a circa 4217 miliardi di €  che i nostri consoci della UE guardano con attenzione e sospetto ben sapendo, come è ormai acclarato da sempre , che essa è in gran parte anche frutto del mancato rispetto delle regole della fiscalità generale.

Si omette di proposito l’altro dato  del patrimonio immobiliare che fa ascendere il tutto a più di  10 mila miliardi di € come da dati della Banca di Italia sulla ricchezza delle famiglie.

La politica di un paese può anche decidere in economia di sottrarre parte delle risorse alla mano pubblica destinandola al privato, con la segreta attesa che esse poi diventino il motore della domanda dei beni di consumo e degli investimenti , ma deve, di conseguenza, decidere di rapportare il suo welfare agli introiti e non indebitarsi nella speranza che intervengano terze parti a pagare il suo debito.

L’aver costruito un sistema di welfare ampio ed allargato sul piano sociale non può oggi consentire di ridurre queste voci di spesa e far fare al paese una marcia indietro sulla strada di quel  progresso sociale che tempo addietro faceva scrivere a Rifkin  nel 2004 un famoso libro dal titolo “Il sogno Europeo” , libro in cui egli mette a confronto il sistema delle democrazie Europee e dei risultati raggiunti con quelli del mondo americano fatto di disuguaglianze e mancate assistenze sul piano sociale.

Forse leggendo alcune tabelle ed alcuni dati si può  con gradualità arrivare a delle conclusioni.

Partiamo dai conti dello stato al mese di Agosto 2019 che mi sono venuti sotto gli occhi. Ci aiutano a capire.

SALDO DEL SETTORE STATALE AGOSTO 2019 – QUADRO GENERALE

Tabelle

Dal mese di gennaio 2019, coerentemente con le tabelle presentate nel Rapporto mensile sul conto consolidato di cassa del settore statale e delle amministrazioni centrali, le tabelle “Formazione del saldo del Settore Statale” espongono le principali voci di formazione del saldo del Settore Statale al netto delle poste correttive e compensative degli incassi (ad esempio dietimi di interessi) e dei pagamenti (ad esempio rimborsi e compensazioni di imposta).

Formazione del saldo del Settore Statale.
Gennaio-Agosto 2018 – 2019
(dati cumulati in milioni di euro)
FORMAZIONE Valori assoluti 2018 Valori assoluti 2019 Variazioni
assolute
Variazioni
percentuali
Incassi totali 275.320 279.245 3.925 1,4
Pagamenti totali 303.689 310.241 6.552 2,2
di cui: Interessi passivi 41.737 42.871 1.134 2,7
Saldo al netto delle Partite Finanziarie -28.369 -30.996 -2.627
Saldo primario al netto delle Partite Finanziarie 13.368 11.875 -1.493
Partite Finanziarie -1.219 -1.392 -173
   Incassi 776 755 -21 -2,7
   Pagamenti 1.995 2.147 152 7,6
Incassi finali 276.096 280.000 3.904 1,4
Pagamenti finali 305.684 312.388 6.704 2,2
Saldo Settore Statale -29.588 -32.388 -2.800
Saldo primario 12.149 10.483 -1.666
Formazione del saldo del Settore Statale.
Agosto 2018 – 2019
(dati mensili in milioni di euro)
FORMAZIONE Valori assoluti 2018 Valori assoluti 2019 Variazioni
assolute
Variazioni
percentuali
Incassi totali 36.842 35.068 -1.774 -4,8
Pagamenti totali 35.485 37.280 1.795 5,1
di cui: Interessi passivi 6.393 7.226 833 13,0
Saldo al netto delle Partite Finanziarie 1.357 -2.212 -3.569
Saldo primario al netto delle Partite Finanziarie 7.750 5.014 -2.736
Partite Finanziarie -61 -27 34
   Incassi 6 8 2 33,3
   Pagamenti 67 35 -32 -47,8
Incassi finali 36.848 35.076 -1.772 -4,8
Pagamenti finali 35.552 37.315 1.763 5,0
Saldo Settore Statale 1.296 -2.239 -3.535
Saldo primario 7.689 4.987 -2.702

(*) se positivo: avanzo; se negativo: disavanzo

  • Da questo prospetto si evince un dato di una semplicità sconcertante . La gestione ordinaria chiude con un avanzo di circa 10 miliardi negli otto mesi, annullato da una voce di ben 42 miliardi di interessi passivi che ripagano il debito pubblico in circolazioneNon credo ci voglia molto a far capire agli italiani che il nostro macigno è tutto li. Qualche altro dato può meglio caratterizzare il paese che ad onta di tutte le malevoli congetture è un paese virtuoso,  strano a dirsi ma è proprio cosi , nonostante i tanti lati negativi pure da mettere a posto. Si proverà meglio a chiarire l’assunto in prosieguo.
  • L’italia ha visto aumentare il suo debito di 692 miliardi in circa 10 anni, passato da 1671 a 2363. La Francia ha visto aumentare invece il debito di 1025 miliardi , passato da 1370 a 2395. Spagna di 759 con un salto da 439 a 1199. La Germania di solo 304 miliardi con un rapporto che è passato da 65,2 a 56,9 del pil, cioè diminuito. L’italia al contrario ha visto crescere il rapporto debito/pil  che è  arrivato a 133,4 ; in  Francia il rapporto è aumentato del 30%, in Spagna del 56%. Tra l’altro il sistema Italia si è anche piantato dopo le crisi bancarie giacchè gli impieghi sono passati da 1691 del 2011 a 1435  con una diminuzione di 256 miliardi. Le banche non spingono più; si sono fermate.
  • Passiamo ad un altro dato che spiega bene il paese Italia.  Il suo Pil a prezzi costanti dal 2008 a 2019 è passato da 1615 miliardi a 1665 , con un più 5o miliardi. A prezzi correnti è aumentato di 139 miliardi pari a 12,5 nel periodo considerato, meno della inflazione che è stata del 13,5%. In Francia è stata del 13% in Germania del 14%. Nel periodo antecedente dal 1992 al 2007 per 15 anni l’Italia aveva ridotto il rapporto debito/pil da 109,7% a 99,8%.Nello stesso periodo il Pil era cresciuto del 23%.  con una variazione della inflazione del 60,3% pari ad una media annua del 3,75%. In Francia era stata del 31,9% in Germania del 37,6%.  Il numeratore cioè il debito negli ultimi 10 anni è cresciuto, il denominatore no. Il paese non cresce nè in termini nominali nè in termini reali.
  • Passiamo alla voce delle entrate. Nel periodo il totale dell’aumento è stato di 823 , le spese di 870; in Francia le entrate di +269 le spese di +284; in Germania di +469 di spese +419.  Ma quale è il dato che conta e che ci opprime. L’Italia nonostante un avanzo di 475 miliardi , ha avuto una gestione dei conti altamente critica per aver pagati per il debito interessi per  858 miliardi , contro i 566 della Francia e i 549 della Germania. Ha quindi potuto spendere di meno in tutte le voci del bilancio mentre Francia e Germania hanno potuto spendere di più. La Francia contro i nostri 475 miliardi di avanzo ha  registrato un disavanzo di 132 ;la Germania di 67.
  • In altri termini Francia e Germania hanno potuto e possono spendere di più. Detta meglio: non abbiamo nemmeno gli occhi per piangere. Ed allora la politica deve fare delle cose semplici e complesse allo stesso tempo. 
  • Certamente non deve aumentare il debito che continua a strozzare la nostra gestione e l’economia .Deve riqualificare la spesa spostando le somme da spese meno produttive a quelle più produttive e che aggiungono valore. Deve certamente ridurre le spese , che non creano valore, come si fa nelle aziende e non deve creare disoccupazione.  E deve intervenire sulle singole voci di spesa e di entrata con le modalità che rappresentano la sua vision di politica economica e strategica e con l’occhio a tutti gli indicatori che rappresentano la criticità del paese. Ma certamente deve accontentare taluni e scontentare altri e non può accontentare tutti.
  • Come si può fare? In primis rimettendo in ordine la giustizia sociale per far pagare a tutti in ragione del principio costituzionale del contributo dovuto in ragione del reddito e del patrimonio per consentire solo con l’equilibrio tra entrate ed uscite il sostegno al welfare sin qui assicurato: salute, istruzione, spese sociali  ed altro. 
  • Ma come si fa concretamente? Scendendo nei dati del suo bilancio ,guardando tutte le voci  in lungo ed in largo. Per chi volesse capire  non resta che aprire il link sotto segnato.
  • Chi vuole può leggere e studiare tutte le voci analiticamente delle entrate e delle uscite ed esercitarsi nella surroga del parlamentare e del politico che deve fare le sue scelte , del governo che è chiamato a fare le scelte di politica economica. Va detto pure che i dati che vengono pubblicati ogni mese e che sono a disposizione di tutti come è a disposizione di tutti ogni documentazione necessaria per approfondire e capire.
  • http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/attivita_istituzionali/previsione/contabilita_e_finanza_pubblica/conto_riassuntivo_del_tesoro
  • Ci sono domande preliminari alle quali occorre rispondere: fondative e ineludibili. Aumentiamo la fiscalità per mantenere lo stato sociale e alimentare le esigenze sottese della economia. ? La risposta non è difficile e non è di sinistra.
  • Per quanto ci sia un ritornello che assume che l’Italia è il paese con il carico fiscale più elevato, allo stesso modo va detto che non è sempre cosi e che esiste solo l’esigenza di una sostanziosa risistemazione con spostamenti delle risorse a parità di carico fiscale.  Non resta che scontentare chi oggi si avvale del beneficio non equo.
  • La seconda domanda: diminuiamo lo stato del Welfare che significa sanità, istruzione, sostegno sociale, assistenza, regime pensionistico. Anche qui la risposta sembra quasi obbligata: non è il caso di parlarne. Si scontenterebbero fasce di popolazione anche se non guasta riesaminare nel merito tante situazioni, come ad esempio il fatto che ci sono circa 10 milioni di cittadini che percepiscono assegni senza aver mai versato un centesimo nè di tasse e di contributi, avendo lavorato in nero per tutta la vita,ma avendo del pari fruito di tutto il sistema del welfare.
  • Terza domanda: assecondiamo le aspirazioni della Lega e dei suoi sodali di far pagare meno tasse , di aumentare il debito, uscendo fuori dall’Europa, perchè il potere sovrano del paese deve riappropriarsi del futuro visto che una grossa percentuale del paese lo gratifica di consenso e di sostegno politico. Solo una visione anarchica e fuori dal mondo reale può produrre tale convincimento e orientare la politica. Sarebbe un suicidio non assistito perchè l’Europa ed il Mercato ci espellerebbero riportandoci ad un ante 2008, se non peggio.
  • Ma c’è una via di fuga sulla quale con coraggio deve concentrarsi la nuova coalizione spiegando bene il tutto al paese: occorre reperire risorse dai 20 a 30 miliardi con le quali da una parte sistemare il debito negli anni e da una parte destinare almeno 15 miliardi all’anno ad investimenti.
  • Occorre reperirle in casa nell’area della evasione , piccola o grande che sia. I dati pubblicati dall’Istat e non solo , dal Mef, dalla Corte dei Conti,  dall’Eurostat, da non so quanti organismi ed Istituzioni, dicono di una evasione che non può essere eliminata ma che deve essere almeno avvicinata ai numeri percentuali dei paesi consoci dell’Europa cui il tema è ben noto e che per questa ragione non sente alcun impegno di solidarietà. E fa valere questo sentiment in ogni occasione istituzionale. Questa è la  sfida che attende la coalizione rispetto alla quale le note stonate di turno  fanno perdere vigore e ragion d’essere. Non convincono neppure quelli che hanno sempre nutrito sentimenti di simpatia.

Capitolo primo.  Nei successivi saranno ripresi a beneficio ed a sostegno della idea i numeri che contano tutti attinti da fonti e documenti ufficiali o da stampa qualificata come quelli sui dati del Pil ed altri. Fonte Milano Finanza.

Relazione Tenuta a Pavia sull’evoluzione dei sistemi dell’It nelle banche e confronto con la Pa

Ho già detto in precedenza  che ho in animo di recuperare dei lavori fatti in fasi diverse  della vita nel corso delle quali ho scritto testi legati alla attività del momento. Li sistemo sul blog come repository  delle stesse consentendone cosi una lettura a chi ne fosse interessato.  Il testo che segue è la relazione scritta di due testimonianze rese alla Università di Pavia per giovani studenti di economia che stavano avviando una fase conoscitiva sui sistemi informatici della Pubblica amministrazione.La data è dell’ottobre 2005. Sono stato ospite del prof Giovanni Cordini della Università di Pavia.

E’ un testo ponderoso molto documentato come si conviene per una relazione fatta ad uso di studenti universitari e per un contesto accademico. Chi avrà la pazienza di leggere tutto però ritroverà una ponderosa documentazione per la quale va fatta una precisazione. Da quella data sono passati 14 anni nel corso dei quali l’evoluzione tecnologica ha fatto passi stellari. I principi fondanti rimangono inalterati. Se si dovesse condensare il tutto in una pillola per agevolarne la lettura si potrebbe cosi concludere: il mondo delle banche  e della finanza è salita su vettori stellari ed i cambiamenti sono sotto gli occhi di tutti.

Il mondo della pubblica amministrazione è purtroppo ben lontano dagli obiettivi attesi che costituiscono le ragioni di base della società delle cinque E.

Il cittadino in Italia è ancora in serie B, in alcune parti del paese in serie C  addirittura D.

Il gap digitale con l’Europa è ben rilevato dalle statistiche dell’UE e dell’OCSE . Non sarà anche questa una delle ragioni della bassa produttività del paese insieme al basso tasso di scolarità ?

Evvero, ci sono anche limiti strutturali dati dalle vie di trasporto dei dati. Ma il problema di fondo è costituito dalla insufficiente attitudine del nostro cittadino a farsi protagonista del cambiamento e dalla incapacità e cattiva volontà della politica di far crescere ” il popolo” che  lo vuole più nel ruolo di suddito che non di cives digitale. Si legga su questo Blog il pezzo che tratta il Codice digitale,

Processi informatici del Sistema Bancario e Finanziario negli anni 90: “un utile confronto per i modelli di sviluppo dell’E-government Nazionale ed Europeo.

  1. Introduzione

Sul finire degli anni 80 l’informatica e le telecomunicazioni vivono un periodo di radicale cambiamento e di inaspettata evoluzione. Negli anni immediatamente precedenti poche grandi aziende, quasi tutte americane, dominano il mercato; esse impongono tecnologie fatte di sistemi centrali , cioè di grandi elaboratori e protocolli trasmissivi a per il trasporto dei dati su linee telefoniche dedicate. Protocolli e sistemi, definiti “proprietari” perché capaci di parlare quasi esclusivamente con gli ambienti tecnologici della casa madre, producevano nei fatti un solo effetto: rendevano molto complessa una qualsivoglia integrazione con mondi esterni e molto costoso ogni tentativo di aprirsi verso tecnologie di terze parti o verso ambienti diversi da quelli specifici del business di riferimento.

Era allora del tutto impensabile una relazione tra il sistema delle banche e quello delle imprese, cosi come con altri settori, ad esempio della pubblica amministrazione. Ma lo era anche all’interno delle stesse banche. Quello informatico era, anche a cagione di tali peculiarità, un mondo chiuso, ristretto ed isolato nei diversi contesti, padroneggiato da conoscenze che facevano degli uomini che vi si dedicavano dei guru di scienze, ma ignoti ai più; un mondo costituito da pochi.

I softwares gestionali di banche ed imprese avevano funzioni limitate ed assai poco espandibili; venivano realizzati quasi sempre in casa (in house ) dagli specialisti delle aziende con l’impiego di linguaggi di programmazione complessi; riuscivano ad assicurare funzionalità poco più che minimali. Con quei softwares si affrontava negli sportelli bancari la operatività con la clientela mentre nelle imprese solo raramente si potevano trovare applicazioni con impatti sulla relazione con il cliente. Ben più strutturati erano invece i programmi gestionali ad uso dei mainframe (dei grandi elaboratori centrali) con i quali venivano utilizzati i dati elementari delle singole applicazioni per lo sfruttamento delle informazioni acquisite; venivano realizzati anche essi , tra l’altro, con linguaggi e metodi propri del sistema elaborativo posseduto dalle aziende.

Il sistema era di fatto impenetrabile e poco aduso al colloquio; le banche non parlavano tra di loro e, tutt’al più, quando era necessario per esigenze di raccordo usavano modalità di trasferimento dei files prima su dischi che venivano scambiati materialmente all’interno dei centri di elaborazione, poi mediante trasmissione elettronica degli stessi ( files trasfer programm ) con informazioni costruite in modo seriale e con tecnologie frutto di grandi standardizzazioni. La quantità di dai trasmessi nell’unità di tempo caratterizzava la capacità delle singole aziende costrette in ogni caso ad un lavoro defatigante di controlli tecnici ed amministrativi. I dischi ed i file rappresentavano sempre moneta di conto inviata in grandi quantità. Chi volge lo sguardo all’indietro, in un arco temporale di appena 15 anni fa , avendone consapevolezza, ricordo e capacità di raffronto, trae immediatamente una conclusione banale: l’informatica e le telecomunicazioni di quel tempo se confrontate con i livelli di tecnologia oggi disponibili, si situavano quasi nell’era dei primordi, in una era che per paradosso potrebbe definirsi della preistoria della new society delle cinque “E”, costruita sui cinque tracciati dell’E- government ( nella pubblica amministrazione ) dell’E-learning ( nella formazione e nella didattica ), dell’E- commerce ( nel settore del commercio del B2C ) dell’E-business (imprese del B2B ) , dell’E-Healt ( nel settore della medicina ).2

Qualche esempio può valere meglio di tante parole a tradurre la portata dell’informatica di appena 15 anni fa e la distanza con quella di oggi: la memoria in dischi del sistema centrale di una delle prime 5 banche Nazionali del momento si misurava in termini di giga intorno al 150/200 giga, quanti oggi ( nel 2005) ne può ospitare un Desktop o un Pc portatile di buon livello ad un costo di circa 1500/2000 €.

1)a modalità tecniche per leggere i bit attraverso i segnali delle onde magnetiche

2 )New Society immaginata dal Consiglio Europeo prima nella Risoluzione 376, del Novembre 1996, , sulle priorità in materia di politica relativa alla Società dell’Informazione e in seguito, ripresa poi nella successiva decisione del Marzo 98, la numero 253, del Consiglio che adotta un programma comunitario per incentivare la realizzazione della Società dell’informazione ed infine descritta nella terza decisione del 99, la numero 168 CE, che adotta un programma specifico di ricerca e sviluppo tecnologico e di dimostrazione intitolato la “Società della informazione di facile uso”
3)Nell’Action plan di Lisbona del marzo 2000 si indicheranno poi le linee strategiche per fondare entro il 2005 la nuova società che deve poggiare , in altri termini , la sua solidità strutturale sulle tecnologie già disponibili, sulle tecnologie aperte ed intercomunicanti , fatte di grandi reti di telecomunicazioni, tra cui quella della WWW meglio conosciuta come la madre di tutte le reti “Internet” e fatta di grandi “data base”( basi di dati), capaci di ospitare miliardi di informazioni, al punto da far definire il nuovo ordine sociale attuale come società della conoscenza , cioè del sapere ( del Knowlegment e dell’E-content). Il tutto reso possibile oltre che dalla forza delle telecomunicazioni anche dalle grandi capacità elaborative disseminate ovunque, idonee a gestire nello spazio temporale di nanosecondi miliardi di informazioni anche distribuite in data base diversi, allocati in centri sistemati di aree geografiche lontane tra loro centinaia di chilometri

La capacità di trasporto delle reti in megabit ) che servivano il sistema di una grande banca equivaleva a quella di un solo collegamento Internet di uso domestico che utilizza la larga banda , se si pensa che esso oggi può arrivare anche a 10 megabit ( cioè diecimilioni di caratteri al secondo ).

La Banca richiamata nei due esempi, che è un caso concreto, disponeva di quasi 700 sportelli, contava circa 12mila dipendenti e disponeva di una rete informatica nella periferia nel 1988/90 di quasi 2000 posti di lavoro automatizzati; tutti insieme e simultaneamente i 2000 posti di lavoro forse non erano capaci di immettere, nello stesso spazio temporale, una quantità di dati pari ai 10 megabit.

A) I punti di partenza del sistema

La premessa è fondamentale per capire il punto di partenza dei sistemi informatici delle Banche e della società del tempo, per capire il trend evolutivo che ha segnato nell’arco di un decennio il necessario salto di qualità imposto prima da eventi sopranazionali di natura ordinamentale connessi alla liberalizzazione dei mercati monetari e finanziari in Europa , ed ai nuovi modelli dei sistemi di pagamento nazionali e comunitari, culminati entrambi nel nuovo ordine dell’unico mercato dell’Euro e della finanza globale. Solo successivamente il salto di qualità sarà suggerito anche da esigenze mercantili dettate dalla decisione di rendere più servizi ai clienti ed una tipologia di servizio diversa basata sull’impiego delle risorse di rete.

A1) Assetti organizzativi

Ma la premessa è altresì basilare per capire il punto di partenza degli assetti organizzativi interni ed esterni delle grandi banche 3, per capire il loro rapporto con la società, il loro modello relazionale con i clienti e le aziende , per capire i cambiamenti che sono stati introdotti sulle modalità di gestione interne e sul modello delle prestazioni lavorative , argomenti questi che rappresentano il tema di confronto tra quei sistemi ed i sistemi nascenti o in fieri della società Europea delle cinque E.

Il lavoro si soffermerà in prosieguo in particolare su quello dell’E-government che interessa ai fini della rappresentazione delle tendenze della Pubblica Amministrazione in Italia ed In Europa , delle linee strategiche sottese e dei limiti che esse incontrano nei vari paesi in conseguenza dell’articolazione delle strutture istituzionali e degli ordinamenti che non sembrano, ed è il caso Italiano, favorire del tutto la nuova filosofia delle cinque E.

Chi ha vissuto gli anni del cambiamento nel sistema bancario, specie in un posizione di visibilità dell’intero scenario, ha avuto modo di percepire le diverse ottiche nei singoli passaggi. presenti nelle diverse fasi dell’intera progettazione. Esse andrebbero guardate come esperienza da seguire per traguardare i grandi cambiamenti imposti dalla scenario della nuova società delle cinque E , il cui obiettivo , nella prospettiva della Nuova Europa e delle decisioni di Lisbona, è da ricercare in una sola grande finalità: quella del servizio per i clienti consumer nel settore mercantile ( dell’E- commerce), per i pazienti , clienti della medicina nel settore della salute (dell’E.healt) , e del servizio per cittadini ed imprese e per tutta la società civile ,cliente primaria della pubblica amministrazione in tutte le sue manifestazioni , centrali e locali, e in tutte le sue branche e funzioni ( Ministeri, Istituzioni etc etc )

A2)Le tappe del processo di informatizzazione.Linee guida

Ma andiamo per gradi ed esaminiamo i passi fondamentali dell’evoluzione in un contesto che è stato di successo e che deve i risultati alle diverse pressioni subite al punto da costringere tutta la filiera degli attori a seguire linee strategiche ed organizzative chiare e precise sin dall’inizio, vivacizzate e pungolate anche dall’aspirazione a massimizzare i ricavi ed i risultati del conto economico. Una cosa va anche detta per amore di verità: la pressione normativa, ordinamentale ed Istituzionale è diventata via via più stringente mano a mano che le tappe di avvicinamento all’anno zero della nuova moneta ,l’Euro,si facevano immediate.

A3) Stato dell’arte degli anni 90

Sul finire degli anni 80 i sistemi delle Banche , anche delle grandi, difficilmente avevano la denominazione di sistemi informativi; tutta la attività infatti si fondava su una collection di dati elementari ( raccolta di dati elementari ) favorita dalla natura delle applicazioni della banca , di sportello e retrosportello, 4 e su una successiva attività di rielaborazione dei dati , con procedure specifiche dei sistemi centrali, che riordinavano le informazioni elementari attraverso decine di ore di attività elaborative, tant’è che le funzioni della Banca quasi dappertutto negli organigramma si chiamavano “Centri per la elaborazione del dati”.

La capacità elaborativa misurata in mips era dell’ordine di circa cento mips al secondo ( milioni di istruzioni al secondo) Una banca media ne contava 80/90 , quelle più grandi di più. Quindi per necessità il sistema puntava sulla forza centrale dei sistemi.

3Le banche rappresentavano già all’epoca una punta avanzata nelle tecnologie. Il mondo delle imprese era peraltro ben distante dal modello tecnologico del sistema bancario e finanziario.

c Materia della sessione del 25 ottobre a Pavia

4 esempio delle prime, le procedura dei conti correnti e dei deposito a risparmio, esempio delle seconde, la procedura della contabilità,

di ore di attività elaborative, tant’è che le funzioni della Banca quasi dappertutto negli organigramma si chiamavano “Centri per la elaborazione del dati”.

A5) I grandi eventi tecnologici del 90

Agli inizi degli anni 90 i tempi erano maturi per il grande salto. Le tecnologie cominciavano a fare capolino e si proponevano in Europa come nuova opportunità a condizione di investimenti rilevanti; le esigenze nuove imposte da regole di Vigilanza della Banca di Italia sollecitavano l’adozione di modelli per una gestione dei dati più performante , più immediata e da rendere in tempo reale; le tecnologie dei data base si affacciavano prepotenti dall’America con i cosiddetti Data Base Relazionali , modelli di gestione dei dati che consentivano mediante interrogazioni di avere risposte anche su una enorme quantità di dati ed elaborazioni in tempi più rapidi.

Il modello per sviluppo delle applicazioni in house diventa costoso ed inadeguato per inseguire le tecnologie; l’evoluzione rapida dei linguaggi di programmazione imponeva un cambiamento nelle politiche di realizzazione delle procedure che cosi vengono acquistate dal mercato o commissionate ad imprese di software che tendono alla normalizzazione dei pacchetti applicativi.

L’introduzione del modello di Bilancio Europeo4, datato 1993, e le stringenti esigenze connesse alle segnalazioni di Vigilanza danno alle banche il colpo di grazia e la spinta a cambiare radicalmente la vision dei sistemi informatici che cosi diventano “ sistemi informativi e sistemi di trasporto intelligente dei dati” aperti al nuovo mondo che impone alle aziende non più di pensare solo a se stesse , all’interno della propria organizzazione, ma di pensare al loro profilo  come parte di un contesto più ampio nel quale interagire e del quale poter fare parte e con il quale diventava sempre più necessario parlare solo informaticamente e telematicamente. Nello stesso periodo prende prepotentemente corpo anche un nuovo filone che diventerà fondante per l’attuale assetto dei mercati nazionali ed Europei, ma anche transeuropei, : quello dei sistemi di pagamento che avrebbe preparato ( le prime diagnosi risalgono al 1986) le banche nazionali e quella Centrale (Banca d’Italia ) a ripensare il ruolo nell’ambito del Mercato Unico Europeo.

A6) Il nuovo ruolo delle Banche

La strategia aveva una guida prestigiosa e di livello, nella persona del dott. Padoa Schioppa, all’epoca Vice Direttore Generale della Banca d’Italia; profondo studioso e conoscitore di tutti i meccanismi della moneta e dell’economia ne ha immaginato il pieno funzionamento alla luce del protocollo inserito nel trattato sulla Unione Europea del 1992 e del successivo trattato di Maastricht. Negli stessi anni il sistema Bancario sotto la guida della Banca d’Italia e dell’Abi , nei due settori di competenza dà forza a due Organismi che diventeranno fondamentali per lo sviluppo del nuovo sistema : il CIPA ( Comitato interbancario per l’automazione fondata nel 1968 era deputata ad orienta le banche nella definizione delle priorità e nella adozione dei modelli applicativi di sistema) e il Comitato strategico dell’Abi (sorto nel contesto dell’associazione Bancaria Italiana per normare processi e procedure che dovevano, nella parte alta, diventare procedure di sistema ).  Il primo dei due Comitati sarà per un lungo periodo presieduto proprio dal Dott. Schioppa, divenuto poi membro della BCE ( Banca della Comunità Europea ).

Alle banche nell’intero progetto, di fatto, veniva lasciata la sola autonomia di incidere sui sistemi interni e sulle applicazioni aziendali nella parte bassa , cioè in quel pezzo di procedura che invece doveva interagire con le regole ed il sistema proprio della Banca , fatto di processi e procedure specifiche e che doveva interagire con il mondo applicativo aziendale. Tutto il resto invece doveva entrare in piani rigorosi di modalità e di tempo , con la contribuzione ai costi di sistema rapportati alla forza delle singole banche, ed essere realizzato secondo standard applicativi e tecnologici di sistema.

4 Modello per definizione delle tecniche di esposizione dei dati di bilancio conformati ai principi Europei , per consentire una lettura univoca delle rappresentazioni dei dati esposti nei documenti di sintesi, accompagnato da regole altrettanto univoche per la loro costruzione. Modello Europeo.
5 Le banche alla fine di ogni mese devono trasferire alla Banca d’Italia nella sua funzione di Vigilanza una enorme quantità di dati ; in pratica tutto il data base delle informazioni elementari statiche e dinamiche delle aziende , di tutte le procedure proposte con tecniche e modalità che quasi in via immediata devono permettere alla Banca d’Italia di verificare tutti i profili di rischio della banca ai fini dei ratios, ( vigilanza prudenziale ),di mercato ed anche al fine di consentire alla Banca d’Italia di tenere il controllo delle quantità e delle variabili primarie e secondarie presenti nel sistema :moneta, credito, raccolta diretta ed indiretta ( risparmio, fondi, transazioni finanziarie ete etc )
6 Testo edito dal Mulino editore –anno 1992- Autore Tommaso Padoa Schioppa : La moneta ed il sistema dei pagamenti sintesi dei capitoli Parte prima -1 Sistema bancario e sistema dei pagamenti-2 diagnosi e linee di azione- 3 Gli interventi di riforma e la tesoreria bancaria 4- Le infrastrutture tecniche 5 -Il sistema italiano alla fine del 1991 Parte II Capitolo 6 I rischi di credito- 7 Verso quale banca centrale – 8 Il sistema dei pagamenti internazionali- 9 Un sistema per il Mercato unico.
7 Si tratta di regole e principi che saranno fondamentali per uno sviluppo delle applicazioni di sistema, visto che quasi tutte con l’apertura dei mondi ( e non siamo ancora in ambiente Internet ) finiranno per far parlare applicazioni e dati per assecondare lo sviluppo ad esempio di Pos, Bancomat, bonifici, Rid, Mav, cash management e tante altre ancora e per assecondare lo sviluppo di Centri Applicativi di Sistema quali SIA ( Società interbancaria per l’automazione ) e SSB ( Società dei Servizi Bancari ) che si pongono al Centro del Contesto per fare da governo dei flussi, da instradamento ai flussi e per fare da cerniera tra tutti gli ambienti delle banche piccole, medie e grandi e per fare da cerniera con il Mercato della Borsa, e da cerniera con i mercati sopranazionali ed il sistema delle Banche estere. E tutto deve rispettare una sola regola quella dell’on line e del tempo reale

A7)I fattori di successo

Standard applicativi e tecnologici sono state leve fondanti per trasformare nell’arco di un decennio e forse meno il mondo delle banche da un livello di automazione , per quanto performante ed idoneo, in un mondo di alta tecnologia e di sofisticati livelli applicativi, nei quali il servizio al cliente è diventato una risposta naturale e conseguenziale , tanto che già nei primi anni 90 ( ed esattamente nel 1994 ) venivano pubblicati numerosi tomi a mo di divulgazione interna con i titoli “Verso la Telebanca” ed Innovazione informatica in Banca”.

Ma fondanti sono state anche governance globale dei progetti, date di avvio e date di conclusione , che avrebbero visto fuori dai benefici del nuovo mondo tutte quelle aziende incapaci di partecipare alla realizzazione Un esempio : chi non avesse partecipato alla procedura bonifici in tempo reale , che impone tempi rigorosi di esecuzione, di completamento nell’interesse delle aziende ai fini della gestione della tesoreria e della liquidità e nell’interesse del cliente che deve avere la certezza nei tempi di perfezionamento della operazione. e chi fosse stato presente allo start up della procedura interbancaria avrebbe subito un duro colpo alla concorrenzialità e competività all’interno del mercato.

Quello dei bonifici è l’esempio più banale che può essere però esteso per similitudine concettuale a tutte le applicazioni della banca dalle piccole alle grandi operazioni della finanza , del credito ed tante altre ancora.  In un parola sola a tutto il mondo della operatiività.

Sicchè rincorsa ed allineamento sono stati stimoli e dogmi competitivi, il motivo per sopravvivere nella sviluppo ma anche fattori di successo dell’intera progettualità che ha portato le banche a superare due tappe senza sofferenza : quella dell’anno 2000 millenniun bag e quella del 2001 della moneta unica.

In tutto il progetto non era estraneo l’altro forte vincolo connesso alle segnalazioni di Vigilanza la cui inosservanza era produttiva di gravi irregolarità, oggetto di sanzioni e di altri provvedimenti amministrativi. Insomma la frusta e la carota. Una cosa è certa:tutto il sistema dalle grandi alle piccole ha giocoforza assecondato e bene l’intero cambiamento.

Qualche dato desunto dai documenti della CIPA sullo stato della automazione del triennio 1989/1992 si può cosi sintetizzare:

“ il portafoglio applicativo automatizzato delle aziende bancarie ( notare il termine automatizzato che traduce la funzione di collectione dei dati ) si estende a tutte le attività caratteristiche del sistema bancario ove è prevalente l’aspetto della operatività. Nelle altre aree quelle non connesse alla operatività si nota una tendenza alla automazione di altre applicazioni , quali analisi dei bilanci , gestione della liquidità di tesoreria, gestione dei beni patrimoniali”. Si manifesta un iniziale interesse per i servizi di banca elettronica quali POS, Bancomat.

Il valore dell’investimento complessivo di quel periodo ascendeva per tutto il sistema intorno ai 5mila /6mila miliardi , il settore delle banche era considerato trainante per l’ITC e le TLC.

B )Conclusioni

In sintesi nel decennio le banche sono passate da una automazione spinta ad una informatizzazione spinta, da mondi chiusi in mondi aperti ed interattivi, da processi e procedure manuali con immissione di dati allo sportello alla gestione di procedure in tempo reale che hanno contribuito a modificare pesantemente modalità di lavoro, modelli organizzativi di filiale e di centrale, conoscenze e sistemi con una conseguenza che oggi è visibile e percepibile con grande immediatezza: non esiste più una divisione del lavoro per funzioni, non esistono se non in percentuali estremamente contenute posizioni gerarchiche basate sulla conoscenza della materia, ma solo basate sui poteri decisionali verso la clientela, non esistono se non in minima parte attività di retrosportello cioè di chiusure contabili ed amministrative, tant’è che ormai gli orari della operatività con la clientela sono quasi pari all’intera giornata lavorativa.

Tutto, infatti, viene svolto e risolto con affidamento delle vecchie attività all’elaboratore centrale che ha in pancia tutti i dati del cliente delle aree amministrative,che si accontenta di leggeri aggiornamenti fatti con estrema facilità e che conclude e perfeziona ogni operazione in real time, anche la più complessa ed anche se esprime milioni di €.

E questo real time si è anche trasformato in capacità di interazione delle postazioni domestiche e professionali , tanto che oggi ben 8 milioni ci clienti (dati 2003 ) pari a quasi un terzo dell’intero ceto della clientela bancaria opera da  casa, dall’ufficio, perfeziona ogni operazione senza l’aiuto del vecchio impiegato di banca , salvo i rari casi in cui ha necessità di contante o di un documento materiale quale può essere la consegna di un carnet.

Ma certamente tutto ciò non è stato indolore , ha fatto pagare dei prezzi enormi al ceto dei dipendenti ridotto nel tempo di oltre il 10% della forza lavoro ( nel 2003 n. 338 mila), costretta a cambiare ruoli, posizioni , conoscenze , ridotto nei ranghi direttivi e portati verso un modello adhocratico che snellisce ,semplifica

Ha fatto aumentare notevolmente ( decuplicandole ) il numero delle transazioni, il numero dei conti ( nel 2003 arrivati a 33,3 milioni per il passivo e 7,5 milioni per l’attivo ), la tipologia delle operazioni perfezionate e soprattutto ha fatto diventare tutto il mondo delle banche, della finanza , della borsa, dei mercati in genere un unico gramde sistema elevando complessità e know how per la sola governance.

Ma ha portato anche a fusioni e concentrazioni di aziende ( da circa 1000 del 90 a 788 del 2003) perché l’informatica e tutte le attività connesse quando non sono razionalizzate sono fattori di costo elevati che incidono pesantemente sui conti economici e richiedono pertanto per una efficiente ripartizione crescita delle masse e dei dati amministrati.

Ed infatti il mondo delle banche ha vissuto nello stesso periodo momenti di concentrazione , dettati evvero dalla logica di mercato, ma ispirati soprattutto dalla logica del profitto che è quella che tende ad esaltare i ricavi ed a comprimere i costi.

Insomma l’insieme della società civile ne ha tratto vantaggi solo in termini di servizi accresciuti per numero e tipologia e speditezza di esecuzione ; i bilanci delle banche al contrario dal loro punto di vista hanno contabilizzato significativi  e ponderosi vantaggi in chiave economica.

Uno sguardo ai dati dei bilanci ufficiali netti degli ultimi due anni fa constatare che i conti economici delle sole grandi banche hanno presentato risultati pari alle quantità della manovra di una finanziaria del nostro paese talia, e nonostante le grosse perdite derivanti dalle disastrose operazioni finanziarie ben note..

Ma questo è un altro tema e richiede altra sede per discuterne che potrà essere però di aiuto per capire anche le scelte che invece andavano fatte a monte per razionalizzare i costi della informatica pubblica.

  • Gli obiettivi finali da tenere presenti ai fini dell’analisi comparativa con l’E-government della pubblica amministrazione possono essere così riassunti:
  • le banche dispongono di potentissimi e concentrati sistemi informativi e di reti di trasporto dei dati di eccellenza
  • La Banca d’Italia riassume mensilmente tutti i dati elementari di sistema, attraverso le segnalazioni di Vigilanza, dati che in parte cede anche alla BCE per consentire il controllo sulla liquidità, sulla moneta e sui tassi , in altri termini su alcune variabili dell’economia nell’ambito delle competenze istituzionali del Trattato.
    • E tutto avviene in tempi brevissimi
  • La Banca d’Italia e la Consob, per la parte di vigilanza che le compete, dispongono di una enorme quantità di dati macroeconomici che alimentano il sistema informativo nazionale , sempre in tempi rapidi, per l’esercizio dei controlli di adeguatezza patrimoniale delle Banche , degli assetti e del
  • L’intero sistema bancario e finanziario , dei mercati , delle borse ( tutte ) ,l’intero sistema dei pagamenti nazionali e trasfrontalieri si chiude elettronicamente attraverso le aziende di Sistema ( SIA –Società interbancaria per l’Automazione –per le operazioni di grosso taglio tra banche e clientela ed SSB –Società servizi interbancari- per le operazioni mercantili di piccolo taglio, Pos, Bancomat etc etc ) e si chiude in tempo reale. Gli esempi più banali ma significativi sono le applicazioni sulle carte di credito e Bancomat che prevedono accessi alle banche del cliente e sistemazione delle operazioni nel volgere di
  • Il numero dei conti è arrivato alla iperbolica cifra di 33,2 milioni per quelli passivi e 7.5 milioni per quelli attivi sui quali figurano operazioni creditizie ( l’Italia conta una popolazione di 58 milioni di abitanti, 5 milioni circa di imprese , circa 22 milioni di occupati e circa 20 milioni di famiglie e questi numeri danno l’idea della bancarizzazione alla quale si è arrivati )
  • Il numero delle carte di credito attive è di ben 13 milioni , come di 24,7 milioni è quello delle carte di pagamento, mentre ai tradizionali n. 31 mila circa sportelli si aggiungono 27 mila Bancomat e 678 mila
  • E da ultimo il numero dei servizi di Home banking sempre al 2003 è di bem 8 milioni di
  • Le sole transazioni sui Pos ( dati della Banca d’Italia al 31 12/2004 sono state …………………

Sono numeri che impressionano ed erano assolutamente impensabili meno di 6 anni fa.

Ma per raccontare il livello di efficienza del sistema, occorrerebbe citare anche l’area contigua della finanza e dei mercati , in uno ai sistemi di pagamento, i cui dati hanno abbattuto , quasi azzerandoli , documenti cartacei e titoli di credito divenuti una specie residuale. Insomma l’obiettivo dell’Economia “paper less e cash less” , senza carta e senza moneta scritturale è stato raggiunto in pieno. E questo riguarda anche il mondo delle azioni, dei titoli di stato e delle obbligazioni che sono solo espressioni telematiche tradotte in bit in tutti i sistemi informativi.

E da questo punto occorre ripartire per capire quali sono i motivi per i quali il Progetto di “E-government, di E-Healt e di E- Learning” stenta a decollare salvo rare eccezioni.

I

L’Europa delle cinque “E”

Per capire l’’E-govenment occorre riandare alle origini dei Trattati, delle Risoluzioni, delle Direttive delle Unione Europea ; aiutano a capire quando sono nati i principi fondanti del fenomeno che sta attraversando l’Europa , di cui si parla molto poco , molto meno di tutte le politiche dei vari settori, molto meno di tanti eventi ad effetti più limitati

Di questo fenomeno delle cinque “E” della Società dell’Informazione Europea di cui in silenzio si stanno portando avanti progetti che cambieranno radicalmente le fondamenta della società nazionale ed Europea e che impatteranno anche sul modo di essere di noi cittadini europei ,con effetti a mio avviso rilevanti sui contenuti e sui profili della cittadinanza,si avranno ricadute oggi impercepibili nel loro insieme, impensabili e con effetti di deconstruction come dicono gli esperti di organizzazione e delle scienze sociali. Si deve smontare la vecchia Società Nazionale ed Europea per ricostruirne una altra.

La collettività nel suo insieme non ne ha grossa percezione; anche la politica non ne avverte l’onda d’urto, per fortuna, non la cavalca. La politica è disattenta, forse considera tutta l’Ict e le Tlc una materia per addetti ai lavori, anche quando essa nelle decisioni alte finisce per irrobustire Aziende , Regioni, Città. La politica vede più l’amministrazione nel suo insieme, fatta di regole e meccanismi che non di processi e tecnologie.

I giornali dicono poco rispetto all’ampiezza del fenomeno, lo dicono solo quelli con un certo profilo. Le grandi associazioni ( le lobby di potere) guardano ciascuno il loro pezzo ed interpretano le esigenze di parte. I testi dei giornali sono, infine, frammentari, più legati agli eventi che non ad una funzione di education, ( non è il loro mestiere ) e non danno la visione d’ensemble che è percepita solo dagli addetti ai lavori.

La televisione è quasi assente. Le materie trovano spesso in Rai Educational sui canali digitali (quindi con audience limitata , in orari limitati )

Le informazioni tutte sono invece largamente presenti sulle decine di siti dedicati difficili da interrogare per la complessità delle tematiche ed anche perché accedervi senza una preparazione di base senza sapere la loro storia , la loro origine , la loro finalità può contribuire a disperdere.

Se si potessi costruire un solo sito. o fare un libro, per spiegare le finalità di ognuno, indicando le aree di maggiore interesse per ogni tipologia di utente sarebbe un’opera di grande rilevanza nazionale,tanta è l’enormità di dati e tanto ponderosa è la documentazione che richiama ad altri link e ad altre materie e tanto forti sono i legami con il Diritto pubblico, con il Diritto amministrativo, con il diritto Costituzionale, con la Giustizia amministrativa, con il funzionamento della macchina pubblica.

E tutto ciò accade anche per una ridondanza che è tipica delle fasi in cui tutti fanno tutti e non c’è una autority o una funzione che governa le informazioni. Ma a valle dell’intero progetto ci saranno cambiamenti epocali della società, delle masse, dei ceti, della ricchezza , delle professioni ; sono cambiamenti che andrebbero governati nel durante e non a fine corsa.

Uno dei più grossi rischi è quello del digital divide di cui si parlerà con richiami specifici

Tutti gli esiti finali dell’Europa delle cinque “E” sono peraltro ampiamente descritti , immaginati esplosi in alcuni documenti fondamentali della Comunità.

Di ICT e di Telecomunicazioni i Trattati non ne parlano; ed anche quello di Maastricth, molto noto per una serie di ragioni diffuse ( Unione Europea, Vicinanza ai cittadini, cooperazione, progresso economico e civile, moneta unica , cittadinanza dell’unione, tema caro al Prof Cordini, artt a e B ed altri ) non ne parla né nei 17 Protocolli né nelle 33 dichiarazioni se non indirettamente alla dichiarazione n.ro 17 quando cita il diritto di acceso all’informazione.

Ne parla per incidens nella parte prima dei principi lettera M. quando dice che l’azione della Comunità comporta la promozione della ricerca e dello sviluppo tecnologico e l’incentivazione della creazione e dello sviluppo delle reti transeuropee.

Dichiarazioni di intenti che non vengono tra l’altro ripresi nel 1996 nel Trattato di Amsterdam che ha una finalità di natura Istituzionale, sull’acquis di Schengen, su alcuni profili della cittadinanza , sull’allargamento, sugli organismi. Infine nelle 50 dichiarazioni non vi è alcun cenno alla società della informazione.

Ma di Ict e di Tlc si comincia a parlare anche con obiettivi chiari nel libro Bianco di Delors del 1993 (1993) “Crescita, competitività, occupazione Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo – Libro bianco e se ne parla nel successivo libro verde del 1996 Libro verde (Vivere e lavorare nella società dell’informazione )

 

  • Quali sono i documenti fondanti?

Se fa un rapidissimo cenno. Sono una fonte inesauribile di conoscenza sui cambiamenti dei prossimi 5 anni, favoriti tra l’altro da una velocità delle tecnologie solo fino a qualche anno fa inimmaginabili.

Il primo è la risoluzione del Consiglio del 27 novembre 1995 sugli aspetti industriali nell’ambito della creazione della Società della Società della Informazione.

Il secondo è la risoluzione del Consiglio del 21 nov 1996 n. 96 /C 376/01 sulle nuove priorità in materia di politica relativa alla società della Informazione in cui il Consiglio invita a migliorare i servizi pubblici istruzione , sanità , cultura,trasporti e amministrazione, e l’accesso ai servizi.

Poi arriva la risoluzione del Consiglio del gennaio 1999 168/CE che adotta un programma specifico di ricerca e sviluppo tecnologico e di dimostrazione intitolato “La Società della informazione di facile uso, dove per la prima volta si parla anche di “amministrazioni”

In esso c’è scritta tutta la summa teologica sull’uso dell’ICT e c’è un capitolo dedicato alle amministrazioni pubbliche con un richiamo forte alle informazioni per l’ampliamento e l’approfondimento dell’Unione Europea soprattutto per raggiungere cittadini nelle zone più remote e rurali. Leggere quei testi ed immaginare lo scenario finale della società di qui a qualche anno in avanti è un tutt’uno.

Gli stimoli sono enormi .Aiutano a capire quali saranno le nuove professioni vincenti , le attività vincenti sul piano della impresa e dei servizi,quali saranno gli strumenti, i supporti , i modelli relazionali ,come sarà la nuova società dopo il 2010..

Ma il documento che sintetizza tutto è la risoluzione del Parlamento Europeo su E-Europe “Una società dell’informazione per tutti ( tutti cioè cittadini, imprese , professioni, istitituzioni, nazioni etc )”, su iniziativa della Commissione per il Consiglio straordinario di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000.

 

Per la prima volta su parla di E-Europe cioè l’Europa delle 5 “E”cioè della Europa della Informazione e della informazione come strumento competitivo per (E-gov., E-Healt,-E-learning-, E-commerce- e-Business )  che copre un periodo 2000/2002.

 L’Unione comincia a mettere a disposizione risorse e budget , regole e piani. I documenti ai quali riferirsi per capire il nuovo mondo sono :

Il Piano di azione per il Consiglio di Siviglia del 21 e 22 giugno 2002 tra cui si parla di moderni servizi pubblici on line ed Il documento n. 2 sugli indicatori per l’analisi comparativa tra paesi.

Il programma di lavoro viene inserito nel VI programma quadro con un budget di 2,660 miliardi di Euro sino al 2005. le ricadute sono quelle dei Por e delle altre iniziative cofinanziate a carattere nazionale e regionale e locale.

 Stato dell’arte in Italia tra passato e presente

 L’Aipa e la legge Istitutiva del 1993.

All’epoca dei documenti comunitari l’Italia non versava in una situazione di arretratezza

Per saperlo basta leggere l’art 7 del Dlgs 12 febbraio 1993 n. 39 “Norme in materia di sistemi informativi ed automatizzati delle amministrazioni pubbliche” e leggere ancora i documenti dell’Aipa dal 1994 in avanti per capire quanto lavoro nel periodo sino al 2001 sia stato fatto per far penetrare nella Pubblica amministrazione l’ICT, peraltro senza risorse dedicate e con un assetto normativo, organizzativo e strutturale inadeguato.

Ma leggi fondanti ai fini del cambiamento nella Pa sono quelle sul funzionamento della macchina pubblica : quella del 1987 delle Bassanini , e della Bassanini bis e ter sulla semplificazione amministrativa e la legge 7 Agosto 1990 n. 241 sul procedimento amministrativo, pietra miliare del rapporto cittadini pubblica amministrazione.

L’Aipa sulla materia della informatizzazione scrive decine di documenti, pagine , direttive e piani con una efficacia ed una effettività di poteri “relativa”. Trattasi di una autority che viene percepita più come un organo tecnico che come un organo strategico e politico.

Copre tutti o quasi gli spazi e le tematiche e non poche di esse vengono anche assunte in dlgs ancor prima della partenza dei piani Europei e dei piani Nazionali battezzati sotto l’acronimo dell’E-gov.d Viene anche istituito un Comitato dei Ministri per la Società dell’Informazione.

 Mancano però talune risorse di cui si dirà e manca la finanza che sarà poi alimentata, anche come risorsa aggiuntiva, specie nelle aree dell’obiettivo 1 attraverso i piani ed i programmi del VI programma quadro con i fondi della Comunità attraverso i Por Regionali ed altre risorse aggiuntive partitamente per i piani di sviluppo degli Enti locali a cominciare dalla Regioni.

Il dopo è da collegare alle iniziative della legislatura in corso che di fatto ha sfruttato l’abbrivio documentale dell’Aipa, le risorse della Comunità, il piano ineludibile 2002,2003,2004,2005 per stare al passo con l’Europa , il piano di E-gov per le Istituzioni locali e tante altre opportunità sia di natura organizzativa che di natura legislativa e regolamentare.

Senza voler scendere nelle diverse aree di funzionamento delle Pubblica amministrazione va detto e precisato che l’obiettivo finale dei piani , di tutti i piani, che da esso sono accomunati , è quello di far colloquiare come avviene nel sistema bancario e finanziario il cittadino e le imprese, senza limitazione di materie e senza limiti nella interlocuzione ,in maniera agevole e come si usa dire “friendly”,con tutti gli Enti dell’amministrazione centrale e locale. E questo deve poter accadere anche nel settore della sanità, della medicina e della formazione.

dFirma digitale: Direttiva 1999/93/CE, Legge 59/1997, T.U. 445/00 (Testo unico in materia di documentazione amministrativa

Efficienza interna della Pubblica Amministrazione:

Documento informatico: Legge 59/97, T.U. 445/00 (Testo unico sulla documentazione amministrativa), Dpcm 13/1/04 (Regole tecniche documento informatico).

Rete Nazionale della Pubblica Amministrazione e Sistema Pubblico di Connettività: Legge 127 del 1997.

Protocollo informatico: Dpr 428/98, T.U. 445/2000, Dpcm 31/10/00, Dpcm 14/10/03, Direttiva Pres. Cons. Min. 28/10/99. Archiviazione ottica Del. AIPA 42/01

E-procurement: Dpr 4/4/02, Regolamento per l’acquisto con procedure telematiche.

Processo telematico: decreto ministeriale 123/2001.

Telelavoro: Legge 191/98, Dpr 70/99, Del. AIPA 16/01. Armonizzazione IVA: D. Lgs. 52/04. Valorizzazione delle risorse umane (accesso e alfabetizzazione):

Sportello Unico: D.lgs. 112/98, Dpr 447/98.


I motivi sono chiari: efficacia ed efficienza dei servizi, abbattimento di fasi burocratiche e trasparenza, razionalizzazione dei procedimenti, riduzione di costi nella società per il cittadino comune e per le imprese che devono poter interagire con l’Ente di turno da casa o dalla sede dell’azienda, come oggi avviene nel sistema bancario.

Alla base delle nuove modalità il progetto sta facendo registrare evoluzioni tecniche , normative e strutturali fondamentali.

Con decorrenza 1 gennaio 2006 la Società tutta si avvarrà di un nuovo ordine giuridico costituito dal Codice Digitale , fatto di ben 76 articoli ponderosi, assistito da norme tecniche che in buona sostanza recitano della possibilità del cittadino e delle imprese di poter pretendere che il rapporto si sviluppi solo ed esclusivamente in maniera digitale.

Strumenti di questa nuova riorganizzazione la posta elettronica , la posta elettronica certificata , la carta elettronica per i cittadini e le imprese ; per le pubbliche amministrazioni il protocollo elettronico, il documento elettronico , gli archivi elettronici ed un riassetto che deve trasformare tutti i back office in front office , atteso che le operazioni devono potersi concludere solo ed attraverso la telematica.

In altri termini la Pa tutta deve ,in analogia al processo completato all’interno del sistema bancario, pervenire ad un livello di automazione tale da poter gestire pratiche semplici e complesse , ed anche pratiche nelle quali sia richiesto il contributo di un solo ente o di più enti , il tutto con una sola attività un solo procedimento.

Il progetto si snoda in tre livelli: quello centrale riferito alla Pa Centrale, quello intermedio riferito agli Enti Regionale cui può essere associato il mondo delle Istituzioni Province e quello periferico dei Comuni.

 In sintesi si può dire : che l’Amministrazione Centrale ha raggiunto punte di eccellenza riconosciute anche in Europa in alcuni Ministeri , ormai pervenuti ad un elevato livello di informatizzazione ( Finanze, Mef, Agenzie delle Entrate, ) ed in alcuni Enti , Inps.Inail , etc ove sono prevalse ottiche di riorganizzazione ai fini della cassa e delle speditezza dei processi connessi ed ottiche di riassetto della finanza pubblica.

Molti Ministeri sono impantanati in complessità che trovano anche ragioni in ritardi storici ed inefficienze derivanti da resistenze del sistema: Il Ministero della Giustizia. è un esempio. Il processo telematico già immaginato dall’Aipa è ben lungi dall’arrivare alla meta.

Le Regioni e le Province che non sono deputate a sviluppare un rapporto diretto con il cittadino presentano un vestito variegato e sono un po’ lo specchio dell’efficienza complessiva del sistema , derivando esse le risorse anche , in parte , dai bilanci propri ed avendo esse una autonomia che deriva dal rango Costituzionale, nel primo caso, e nel rango derivato dell’autarchia per le funzioni assegnate alle Province.

E qui cominciano i primi problemi della nostra società, che sono di scelte, di progettazioni autonome, di modalità che purtroppo sono state anche frutto della storia e del passato.

Sul sito del Cnipa. http://www.cnipa.it e sul sito cricitalia.it sono stati pubblicati i tomi 2004 che Regione per Regione rassegnano lo stato dell’arte del paese che, in considerazione delle problematiche sottese, finisce per diventare un paese a due tre velocità, in funzione dell’autarchia , della autonomia , della devolution , con una ricaduta ancor più pesante di quello dello stato dell’economia, perché automazione ed informatica sono condizioni strutturali che non si recuperano in mesi e lustri e che segnano differenze nella qualità della vita e dei servizi abissali irrecuperabili. Il sistema bancario tutto lo ha percepito tanto che oggi è difficile cogliere differenze nei servizi tra piccole e grandi se  non nella qualità e nella capacità dei rapporti.

Sullo stesso sito del CNIPA viene pubblicato in rassegna lo stato dell’arte dell’automazione dello Stato Centrale che vede punti di forza e di debolezza, aree quasi complete che introducono nella amministrazione centrale anche grandi cambiamenti nelle strutture e nei processi.

Per una comprensione dell’impatto va navigato il sito dell’Ex Tesoro oggi Mef.

In tutti i siti dei Ministeri è comune una grande dote di informazioni e di dati che da soli aggiungono valore all’idea progettuale.

Ma il vero problema italiano sul quale sono in corso studi,approfondimenti ed iniziative è quello degli Enti Minori , Comuni,Comunità Montane, Piccole Province che sono poi gli Enti deputati ad erogare secondo gli obiettivi della Comunità Europea e Nazionale 40 servizi fondamentali per i cittadini e 40 per le imprese che devono di fatto sovvertire il modello di società.

La devolution, l’autonomia amministrativa ed organizzativa saranno un problema sino a quando le amministrazioni, o meglio gli amministratori ed i politici, non avranno capito che il loro business è il servizio, come previsto dalla Costituzione e dalla legislazione ordinaria, che può e deve essere, attraverso soluzioni economiche, affidabili e di qualità. Quindi anche attraverso soluzione non proprie ma gestite da terze parti o attraverso soluzioni consorziate , consortile le più ampie possibili. Non una informatica per ogni campanile ma sotto un solo stendardo.

Imprese e cittadini, ma poi dobbiamo aggiungere studi , professioni, associazioni e chiunque abbia motivo di rapportarsi ,devono poster utilizzare un solo modo per relazionarsi: utilizzo dello strumento della rete.

L’E- government che non nasce, come per le Banche, sotto la spinta della rivoluzione ordinamentale, istituzionale ,  che non ha una scadenza ineludibili ( come l’Euro ) che non ha subito dalla fase di avvio la governace unitaria delle standardizzazioni di modelli , di processi e di procedure , che non è soggetta a sanzioni se non di natura politica attraverso il voto, ma che invece è stata anche un po’ lasciata libera di produrre e di pensare , è diventata e diventerà, a condizione che la società se ne avveda , il problema sociale degli anni dal 2005 in avanti. Il digital divide già presente sarà cosi di territorio, di infrastrutture ed anche di servizi.

Circa 12 milioni di cittadini quanti sono quelli dei Comuni sino ai 5000 abitanti difficilmente potranno aspirare a servizi on line. Ma differenze significative dipendenti dalle scelte sono anche dei Comuni Maggiori o Medi. Di certo si può dire che già oggi il digital divide è un problema rilevante sia per il paese al suo interno ma può esserlo anche domani per la Comunità che sulle cinque E punta per accrescere efficienza e competitività..

Conclusione:

Non è possibile in poche e sintetiche battute dare conto della Entità del problema.

Forse questa è materia di cui si dovrebbe fare carico una Autorità che renda pubblici i dati e le differenze e li faccia sapere .

E per stimolare la lettura in chi voglia ampliare il tema e capire cosa sta succedendo si segnalano i seguenti gruppi di siti, cui se ne potrebbero aggiungere molti altri che integrano le informazioni disponibili, tra cui quelli dell’E-Healt

Va anche detto che al tema di carattere generale dell’intera materia può subentrare anche la esigenza di esaminare singole aree, sulla base della divisione funzionale delle competenze dello stato.

Certamente all’obiettivo interno dei servizi va aggiunto per la migliore comprensione quello più generale costituita dal processo di completamento della Unione Europea, che mano a mano tende ad avvicinare legislazioni norme e modalità di esercizio del diritto di cittadinanza.

Certamente la leva dei sistemi informativi, dei dati e dei processi che li supportano è un fattore unificante. Lo è stato nel sistema bancario può esserlo in altri, a condizione che il presupposto normativo ,che ha linee comuni, diventi sempre più anch’esso unificante.

http://www.elearningeuropa.info/ http://www.learningcitizen.net/

Siti che presentano il problema , le iniziative in corso , che vedono l’Italia almeno in questo settore in forte ritardo, soprattutto nelle Università.

http://europa.eu.int/information_society http://www.innovating-regions.org/index.cfm http://www.europportunita.it http://fp6.cordis.lu/index.cfm http://www.eipa.nl/default.htm

http://europa.eu.int/information_society/eeurope/2005/all_about/egovernment/index_en.htm http://www.oecd.org/document

Siti dell’Europa dai quali è possibile attingere strumenti ed informazioni relative al processo di normalizzazione della pubblica amministrazione, di normazione Europea e di informatizzazione.

http://www.cnipa.gov.it http://www.impresa.gov.it http://www.impresa.gov.it http://www.crcitalia.it http://www.indicepa.gov.it/mappa.php http://www.italia.gov.it http://www.mininnovazione.it/

Siti nazionali i più importanti dai quali è possibile attingere normativi, strumento conoscitivi strategici, progetti, risorse impegnate e quant’altro che la sede di un piccolo documento non può riassumere e tradurre se non attraverso idee e indicazioni.

Forse il paragone con il sistema bancario fatto di circa 500 mila addetti e di 788 banche non è idoneo, perché i pubblici dipendenti oggetto della riorganizzazione e del nuovo modello culturale sono circa un milione escludendo medici ed insegnanti) sotto in cappello di Ministeri , Regioni 21, Province 101. I grandi Comuni non assommano a più di 50.

Ma chi volesse leggere qualche articolo pubblicato sul Denaro, giornale della Campania, sul sito il Denaro.it non ha che da fare una ricerca sugli articoli pubblicati sotto il nome di federico d’aniello.

Un pezzo sul ruolo delle banche nelle dinamiche della economia criminale

Ho pensato che il Blog possa rappresentare  il repository dei miei tanti impegni per i quali ho scritto per esigenze particolari. Quindi apposto un pezzo del 2014 , pubblicato su un libro che è ad uso universitario. E’, a mio avviso, interessante perchè fa giustizia di tanti luoghi comuni sulle banche cosi come prova a far capire l’orientamento della politica in materia fiscale che ha sempre richiamato, come spesso ha fatto anche parte della magistratura , le manchevolezze sul sistema bancario a giustificazione dei ritardi sulla incisività vuoi dei risultati in tema di antiriciclaggio vuoi dei risultati in tema di evasione fiscale. Vorrei solo ricordare che l’ABI  nel periodo caldo pubblicava un libro, tosto, un tomo molto articolato dal titolo: le banche ausiliarie  di giustizia.

CapitoloQuinto
Banche, istituzioni finanziarie e sviluppo delle imprese criminali

 

5.1 – Premessa

Le attività e le imprese malavitose hanno fatto registrare nel ventennio uno sviluppo costante; il dato più allarmante è, però, costituito dalla crescita continua dell’economia sommersa (sommerso economico in cui è da comprendere il sommerso criminale) valutata in 410 miliardi di € pari 27%[1] del nostro PIL (con un’evasione fiscale stimata di 180 miliardi di €)[2]. Il che induce a una riflessione sui modi e sull’efficacia nel tempo circa la tenuta del sistema delle banche e delle istituzioni finanziarie rispetto agli obblighi nuovi derivanti dalla legge 197 del 1991 e successive modificazioni (la 231 del 2007): legge antiriciclaggio[3]. Obblighi nuovi, che si aggiungono a quelli preesistenti già inquadrati dalla pubblicistica quali funzioni ausiliarie delle pubbliche autorità al punto da far definire le banche, da parte dell’ABI, “ausiliarie di giustizia” (La banca ausiliaria di giustizia, 1997). Dal 1991 l’intero sistema diviene destinatario di un munus pubblico aggiunto, diviene portatore di una delicata funzione socio/economica costituita dalla partecipazione attiva al contrasto verso il crimine finanziario che va sotto il nome di riciclaggio; modalità quest’ultima con la quale il denaro, frutto di attività illegali, viene ripulito attraverso il sistema finanziario e reimmesso nel circuito dell’economia legale attraverso i canali delle aziende bancarie. La partecipazione delle banche e del sistema finanziario alla lotta verso la criminalità organizzata e la collaborazione attiva sono state dal quel momento considerate una risorsa fondamentale[4] tra tutte quelle disponibili finalizzate al contenimento dell’economia criminale e auspicabilmente alla sua eradicazione. I dati che ne segnano l’entità nel mondo, in Europa e in Italia, rappresentano una grave minaccia per i mercati e l’economia (UNDOC, report 11/2011). L’intreccio tra economia legale e illegale, tra finanza e malaffare, quale patologia del sistema, viene sovente considerato un male inevitabile delle società complesse. Accettando questa visione in parte cinica in parte rassegnata si dimostra di non avere abbastanza fiducia sul fatto che questa malattia socio-economica può essere significativamente ridimensionata sol che se ne voglia veramente la sua fine.

«Vero è, invece, che essa vive e prospera solo in conseguenza di imperfezioni nella costruzione, tempo per tempo, dei meccanismi di presidio, di imperfezioni risalenti a cause storiche, congiunturali, di cultura, di assetto organizzativo dipendente dall’insufficienza delle risorse a disposizione della società e dalla priorità che si assegnano. Essa è anche funzione della scelta operata dal malavitoso se compiere o non compiere il crimine, scelta razionale basata su un confronto costo benefici dato dall’impunità e dall’entità della sanzione rispetto al ricavo dei guadagni illeciti.» (Donato e Masciandaro, 2005)

Approfondire le modalità con le quali può manifestarsi l’intreccio/relazione colpevole o inconsapevole del sistema finanziario con le aziende e le attività malavitose che indeboliscono la tenuta degli assetti sociali e del sistema economico generale appare doveroso e utile.

Lo studio, però, non può prescindere dall’analizzare la reale efficacia nel tempo del quadro legislativo dipendente anche dal suo rapporto con altri sistemi di prevenzione e di repressione oltre che con le note carenze sistemiche: una per tutte quella della disciplina per lotta all’evasione portatrice di un inspiegabile ritardo[5] e la mancata adozione nel sistema penale del reato di autoriciclaggio[6]. La lotta all’evasione, specie in Italia, è tema strettamente connesso all’altro dell’economia criminale a cui appare contiguo e spesso strumentale (CRIM, Tavares, 2012 e Audizione pres. Corte dei Conti, 2013 Montecitorio). Purtuttavia non si può escludere che l’intreccio possa essere conseguenza di infedeltà colpevoli (occasionali e non sistemiche) di agenti singoli o frutto di inadeguatezze di singoli sportelli, di banche e/o agglomerati dipendenti anche dalla complessità organizzativa e della gestione dell’intera materia. La legge 197 (ora 231/07) infatti, da sempre rivolta all’intero mondo delle banche e della finanza, ha riguardato indistintamente modelli operativi d’impresa largamente diversificati per dimensione, per territorio e per contenuti gestionali. La risposta alle istanze regolamentari non poteva perciò essere di eguale entità, qualità ed efficacia. Da tanto non può dedursi, come spesso si fa e si scrive, la considerazione di un sistema che tende a favorire l’economia criminale per ragioni di conto economico e di mercato benché appaia evidente che l’economia criminale abbia trovato soluzioni e modalità delle quali servirsi negli anni, avvalendosi proprio delle istituzioni finanziarie; grazie ad esse sono cresciute le risorse illegali mantenute in un sistema occulto e non palese. Il raggiro nella gran parte dei casi è avvenuto nei punti di maggiore debolezza coincidenti con aree territoriali deboli o con insufficienze organizzative e strutturali, ove più agevole è apparsa l’opera dei dipendenti e dei colletti bianchi dell’area grigia nel supporto alle attività senza la quale probabilmente l’emersione delle illeceità sarebbe più agevole.

5.2 – Banche, sistema finanziario ed evoluzioni del quadro strutturale e regolamentare negli anni dal 1990 a oggi

Nel periodo sotto esame il sistema bancario e quello finanziario hanno vissuto ventitré anni terribili. Dopo una fase sonnecchiante, durata cinquantaquattro anni dal 1936 sino al 1990, in vista dell’apertura verso l’Europa il sistema è costretto ad abbandonare regole consolidate e collaudate ad abbracciare nuove visioni orientate all’imprenditorialità, al conto economico e agli affari, al mercato e alle nuove opportunità derivanti dalla finanza: ordinaria e innovativa. La legge Amato induce, attraverso stimoli di natura fiscale, tutte le entità sino allora presenti a trasformarsi in Spa. Nel 1994 entra in vigore il nuovo Testo Unico bancario, il TUB emanato dalla Banca d’Italia nel 1993, un corpus iuris assolutamente innovativo, seguito a breve distanza nel 1998 dal TUF, il testo unico della Finanza. Di entrambi i Testi unici le banche divengono, di fatto, destinatarie assolute. La finanza diventa una nuova e importante modalità operativa dell’impresa bancaria. Nel 2005 la legge per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari completa il quadro delle fonti primarie lasciando alla Banca d’Italia la cura del quadro normativo e regolamentare della Vigilanza prudenziale. In questo complesso articolato di regole è presente sin dal 1991, con le sue specificità, anche la legge Antiriciclaggio che avrà evoluzioni continue stimolate dalle Direttive Comunitarie e dalle indicazioni del GAFI.[7] In uno alle trasformazioni della natura giuridica (privatizzazioni) si mette anche in moto un processo di aggregazioni e di concentrazioni che rivolta gli assetti modificando l’intera toponomastica e tutta la filiera: 17 concentrazioni nel 1991, 33 nel 1992, 16 nel 1993, 36 nel 1995 e 33 nel 1996 per un numero complessivo di 166 sino a quell’anno e di 300 sino al 2008. Le quote di mercato per le prime cinque banche passano dal 36% del 1995 al 50% del 2008. Il numero delle banche passa a quella data da ex 935 a 806 e quello dei gruppi da 87 a 82. Traumi organizzativi profondi e ampi sconvolgono via via sia assetti interni e di mercato anche d’intere aree geografiche. Le diverse responsabilità, poi, facenti capo ad aziende con governance autonome e la differenza nei sistemi si sono presentate con una altrettanto diversa capacità di tenuta rispetto all’intero quadro regolamentare di Vigilanza (TUB e TUF) in cui è da considerare anche la normativa antiriciclaggio. Infine il passaggio alla moneta unica, l’evoluzione dei sistemi di pagamento al retail e all’ingrosso, la cosiddetta nuova banca elettronica[8], e il processo d’internazionalizzazione imposto dall’Europa Unita di nostre aziende andate in Europa e di aziende dell’Europa venute a operare in Italia, dicono quanto divenisse complesso e competitivo il sistema delle banche, non solo all’interno dello scenario nazionale Italia quanto e soprattutto nello scenario europeo. Da ultimo l’emergere della finanza innovativa, come area sempre crescente negli assets e nel conto economico delle banche, rende più evidente il contesto di settore nel quale occorreva e occorre assicurare la tenuta della normativa dell’antiriciclaggio fondata su impegni operativi, adempimenti ma anche su collaborazioni attive, e fa anche capire ex adverso quanti canali e opportunità si siano presentate per le operazioni di pulizia dei profitti illeciti e con quanti strumenti, nel primo decennio (sino al 2005/2006) della legislazione, è stata gestita la intera problematica. Quanto, poi, questo quadro evolutivo abbia concorso a una presa d’atto reale e consapevole del nuovo munus pubblico per la lotta alla criminalità organizzata lo si desume dal numero delle operazioni sospette segnalate nel periodo in questione nonostante investimenti in strutture, risorse e attività di formazione facessero pensare a iniziative più concludenti. Ben altre forse e forse persino più prioritarie apparivano le esigenze di compliance verso il quadro normativo generale orientato al riassetto di impresa rispetto al mercato nazionale ed alla nuova realtà dell’unione monetaria.

Tabella 5-A: Numero di segnalazioni per operazioni sospette, in valore assoluto, pervenute all’UIF nel periodo 1997-2011. Fonte: UIF

5.3 – Gli strumenti e l’evoluzione normativa

L’excursus sulla evoluzione strutturale e regolamentare del sistema bancario ha individuato solo le ragioni ambientali e di contesto che spiegano la modestia dei contributi rispetto alla mission pubblica di contrasto segnata nella legge del 1991. Qualcosa occorre dire anche sugli strumenti e su alcuni pezzi della normativa. La qualità delle soluzioni informatiche organizzative apprestata per assecondare gli indirizzi del legislatore della 197, per quanto ritenuta all’avanguardia dai paesi europei, non è apparsa da subito e sempre all’altezza delle esigenze conclamate. La normativa nasce nel 1991, a ridosso delle grandi trasformazioni, in un momento di inadeguatezza e in una fase di insufficienza organizzativa e culturale, in un contesto inidoneo per guardare con una nuova ottica i fenomeni bancari dal punto di vista della natura sottesa delle transazioni oltre che della qualità non percepita del cliente. In precedenza non c’era ragione per esserne attenti. Le banche collaboravano con la giustizia su altri piani e con altre modalità. Le procedure bancarie[9] dell’epoca, tutte di profilo gestionale e amministrativo peraltro sprovviste di un dato critico fondamentale costituito dal codice fiscale (vedi la nota 5), poco orientate al trattamento dei dati e delle sue qualificazioni, non sono state da subito integrate con la struttura organizzativa e informatica imposta dal nuovo compito pubblico oltre che con i profili conoscitivi e formativi del personale e del quadro dirigente. L’AUI (Archivio unico informatico), previsto in punto tecnico un anno dopo dal D.lgs. del 1992, nodo essenziale per la gestione del fenomeno perché collettore delle transazioni di importo superiore ai 20 milioni (valore del 1992) transitate sui conti, è stato, quasi sempre, per le tutte le banche e sino ai primi anni del nuovo millennio, una applicazione informatica stand alone, alimentata con pesanti attività di back office, mai collegata in real-time con il complesso dei dati bancari ordinari e non dell’area finanza, crediti, mercati, sistemi di pagamento e giammai fruibile on line nel primo periodo sotto esame. Un’applicazione più rivolta allo sportello che portata a interagire con i database delle aree sensibili del credito, della finanza, della finanza innovativa laddove, insieme all’operatività transazionale, si generano informazioni qualitative e critiche sui profili dei clienti. Oggi, in quasi in tutte le banche, quello stesso archivio rileva in tempo reale le operazioni di importo superiore a 15.000 € (art. 15 legge 231 del 2007) passate sui conti o fuori dai conti dei clienti e interagisce con il mondo applicativo. Lo spettro delle operazioni censite è quello indicato nell’elenco contenente le 102 causali delle singole operazioni (aggiornato con tutte le operazioni del mondo della finanza)[10]. L’Archivio unico informatico (disegnato con tutte le informazioni, parametri e attributi definiti dall’UIC) ha richiesto il sostenimento di costi non lievi, di costi ricorrenti perché sollecitati dalle revisioni normative, dagli adeguamenti non solo di contenuto ma anche di processo e di rapporto con le strutture aziendali deputate alla gestione della materia nella fase di acquisizione delle informazioni prescritte (arricchitesi via via), di controllo successivo e di invio, ieri all’UIC (Ufficio Italiano dei Cambi), oggi all’UIF (Unità di indagine finanziaria ). E’ divenuto il serbatoio cui ha attinto e tuttora attinge la procedura informatica interbancaria Gianos[11], altro sistema nato nel 1993 con l’obiettivo di contribuire all’applicazione della normativa, fatto oggetto di ampi sviluppi, con il quale si è provato a individuare gli indici di anomalia, in modo da risalire alle operazioni di natura sospetta sulla base delle relazioni qualitative indicate dal Decalogo della Banca d’Italia del 1994 (vedi primi documenti del Gafi). Con Gianos oggi si generano anche i profili di rischio del cliente che, in sede di attivazione del rapporto e durante il suo corso, è invitato a fornire informazioni qualitative della sua posizione[12]. I ritardi nell’apprestamento di soluzioni tecniche e tecnologiche ottimali rispetto al pressante impegno di controllo su un’enorme massa di dati e «il ritardo nell’acquisizione di una nuova cultura della legalità come valore di mercato» (Masciandaro, 1999), che profitta all’economia in generale e poi di riflesso anche alle banche, hanno limitato il contributo del sistema bancario nella lotta al crimine.

In presenza di insufficienze diffuse di diverso genere, l’intercettazione qualitativa (non quella quantitativa frutto delle registrazioni pedisseque – fatta di identificazioni e registrazioni) non ha dato risultati apprezzabili. L’operazione di laundering dei capitali sporchi trasformati in depositi bancari, obbligazioni, capitali di imprese, fondi di investimento e altro, sotto la titolarità di soggetti puliti ma carenti dal punto di vista della produzione lecita del reddito, ha potuto contare su molteplici opportunità date dalla configurazione stessa del sistema, fatto di molti canali e di tante soluzioni. Il risparmio, la raccolta, i fondi, le obbligazioni, la liquidità privata sono sempre cresciuti anche in tempi di crisi (ed anche dopo il 2008 anno di buio profondo).[13] Ciò può essere accaduto non solo con la clientela ordinaria, che poi a partire dal 2007 relativamente alle crescenti operazioni dell’area finanza sarà sottoposta ex lege (MIFID), nel suo solo interesse (non quello della banca) anche alla profilatura del rischio finanziario, ma anche con quella fruitrice di affidamenti nonostante questa diventi tale solo a valle di rigorose procedure selettive sul merito creditizio.[14] Le condizioni di agibilità sono state costruite quasi sempre con l’apporto dell’area grigia della società che si è prestata al bisogno e che in molti casi è divenuta funzionale all’intestazione di conti e rapporti sia dal lato passivo sia attivo. Scendendo nello specifico nel panorama delle più frequenti modalità di riciclaggio adottate dalle organizzazioni criminali, l’impiego del sistema bancario è avvenuto attraverso il ricorso a operazioni tradizionali, comportanti la titolarità di conti correnti, di depositi, titoli, di quote di fondi, operazioni a supporto della gestione: di attività commerciali ad alta redditività solitamente caratterizzate da numerose transazioni in contanti, quali alberghi, centri turistici, bar, ristoranti il cui giro di affari si riversa sulle banche; della costruzione e acquisto di immobili, settore che, da sempre, nel mirino della criminalità organizzata, privilegia le grandi ed eleganti strutture alberghiere e/o i villaggi turistici (di cui al precedente punto); di attività commerciali per le quali è già previsto un programma di fallimento e di bancarotta “pilotati”; di compensazioni internazionali attraverso cui viene, ad esempio, accreditata all’estero una somma a favore di un cittadino residente in Italia a fronte di identica procedura effettuata nel nostro paese a favore della controparte residente all’estero; della creazione di fondi occulti mediante emissione di fatture per operazioni inesistenti. Operazioni queste tutte idonee a dissimulare la titolarità, mediante tecniche di interposizioni personale, caratterizzate dall’impiego di prestanome (c.d. “teste di legno”), o di strutture societarie ovvero di gestioni fiduciarie; e idonee, altresì, a dissimularne la provenienza illecita (la c.d. “opera di certificazione”), mediante l’attribuzione di fittizie causali economiche o mediante l’intestazione di quote societarie, immobili, attività commerciali che alla banca si presentano in apparenza scortate dai profili di regolarità e legittimità. Profili illeciti che altre tipologie di approfondimenti non tipiche della banca, quali quelle offerte dalla centrale dei bilanci, registri pubblici, etc. se contemplate ex lege, farebbero emergere de plano: esempio mediante accesso alle banche dati della amministrazione giudiziaria, (con i profili di reità), dei contenziosi tributari e altre.[15]

5.4 – Considerazioni conclusive sul primo periodo

L’insufficiente significatività delle segnalazioni sospette[16] per numero e importo, oltre che per qualità, è stata la spia dei risultati poco lusinghieri dei primi quindici anni. Il dato di insufficienza e di insoddisfazione emerge anche dalla lettura di testi di settore pubblicati sul finire degli anni ‘90 «i risultati sono apparsi tanto più inefficaci e inefficienti se rapportati ai notevoli investimenti comunque fatti». Pur non essendo stato determinante ai fini della lotta al crimine il Sistema ha in ogni caso ispirato la sua operatività alle regole della prudenza insite nella regolamentazione propria di tutti gli intermediari e dei mercati finanziari di cui la normativa antiriciclaggio rappresenta una parte anche delicata.Legalità e normativa antiriciclaggio hanno rappresentato un valore tendenziale di riferimento come le relazioni dell‘Abi testimoniano e come emerge da quelle della Banca d’Italia e dell’Ufficio Italiano dei cambi, e dal 2008, da quelle dell’UIF e del Ministero del Tesoro al Parlamento, ministero diventato con la legge 231 del 2007 responsabile delle strategie e della politica sul tema.

Ma è del tutto evidente che i flussi finanziari criminali sono transitati nei primi quindici anni della normativa attraverso le banche, si sono anche fermati sulle stesse banche quando invece non siano passati per andare stabilmente verso paradisi fiscali.[17] Oberate da una enorme quantità di adempimenti (addotti anche a giustificazione), fatti nei primi anni con attività labour intensive e connotati dalla gestione di masse cartacee e dati non trattati con la logica della integrazione sistemica, le aziende di credito hanno lamentato di essere state chiamate a svolgere funzioni improprie di “collaboratori di giustizia”, sopportando costi non ristorati per finalità che, per quanto condivise, andavano prioritariamente messe in capo allo Stato. Non è stata la materia dell’antiriciclaggio a far assumere la qualifica “di ausiliaria di giustizia” ma tutto l’insieme di altri compiti affrontati con i mezzi disponibili al momento: a) indagini in materia penale; b) indagini in materia fiscale; c) curatele fallimentari; d) usura etc. Su tutto ha poi influito, come è ovvio e naturale, l’adeguatezza o inadeguatezza degli strumenti propria della struttura e della dimensione della banca e del suo modello organizzativo, considerato per definizione spinto e articolato a sufficienza almeno nelle prime 10 banche, ma via via più cagionevole e poco resistente al variare della grandezza dell’azienda. E lo è divenuto soprattutto in presenza di una contiguità con il territorio degli organi di governance, contiguità che talvolta indebolisce la decisione per ragioni di prudenza. Ciò è potuto accadere, talvolta, anche per talune banche di dimensione medio grande. [18]

5.5 – Il secondo periodo dal 2005/2006 ad oggi: evoluzione della normativa, innovazioni di processo e nuovi modelli organizzativi.

A cominciare dal 2001, anno d’introduzione dell’Euro, gli sviluppi applicativi informatici, tesi a soddisfare prioritariamente le esigenze segnaletiche di vigilanza e ad allineare le procedure bancarie ai sistemi di pagamento e all’Europa, generano come sottoprodotto, attraverso il completamento della base dati, patrimoni informativi colloquianti tra di loro (con database relazionali) con contenuti assolutamente inimmaginabili sino qualche anno prima; diverranno questi la «vera chiave di volta come si vedrà in seguito per avviare a soluzione un problema gigantesco.» (Ciampicali, Antiriciclaggio, p.59.)

               Le tecnologie disponibili, gli strumenti di Data Warehousing alleggeriscono il lavoro delle banche e di tutti gli organismi istituzionali incaricati in via generale del munus collettivo e chiamati dalla 231 a un rapporto sistematico di collaborazione e d’integrazione; prevarrà il ricorso a una metodologia non più costruita sulla quantità dei dati ma sulla loro qualità, concentrata sul cliente. La normativa asseconda le nuove opportunità offerte dal sistema bancario. Con il decreto legislativo 20 febbraio 2004, n.56, di recepimento della seconda direttiva antiriciclaggio (2001/97/CE), viene ampliato l’ambito soggettivo di applicazione della disciplina riunendo in un’unica cornice normativa tutti i destinatari degli obblighi antiriciclaggio (articolo 2 del citato decreto legislativo) con l’inclusione degli Istituti di moneta elettronica, delle SICAV, delle SGR e di altri intermediari; al di fuori del campo finanziario vengono inseriti i professionisti.[19] In nota tutto il complesso degli enti, con il relativo personale destinatario diretto ed indiretto della disciplina. Con il D.lgs. n.231 del 2007, invece, in attuazione della terza direttiva Ue 2005 che accoglie le raccomandazioni Gafi del 2003, si perfeziona il disegno legislativo con innovazioni sia di ordine strutturale sia sostanziale. All’art 2, in chiave amministrativa si ridefiniscono le azioni che danno vita al riciclaggio; all’art. 3 s’indica la natura della «collaborazione attiva» del sistema finanziario per l’adeguata verifica; poi si ridefiniscono i compiti di tutte le parti istituzionali, del Ministero delle finanze, dell’Unità di Informazione finanziaria presso Banca d’Italia, delle autorità di Vigilanza del settore, si attivano rapporti con le Forze di Polizia, la Dia e il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza e i meccanismi inerenti agli scambi d’informazione. Si elencano tutti i destinatari degli obblighi, precipuamente gli intermediari finanziari, indicando infine le modalità dell’adeguata verifica basata sul principio della customer due diligence e del monitoraggio della relazione con un approccio basato sul rischio, fortemente innovativo, perché adeguato all’attività, alla controparte: per natura giuridica, attività svolta, comportamenti, tipologia delle operazioni e altre qualificazione delle stesse. Questi i punti salienti che si sommano a quelli di altre iniziative già attuate o in via di attuazione[20] pure scaturite da obblighi di legge (vedi nota 5), da modifiche introdotte dalla legge 30 dicembre 2004 n.311 in materia d’indagini bancarie (da eseguire solo in via telematica), dall’introduzione dell’obbligatorietà del codice fiscale previsto dalla stessa legge all’art.1 comma 332, (con decorrenza dall’1 gennaio 2006), e a seguire dalla Superanagrafe dell’art. 11 del decreto legge Monti del 6 dicembre 2011 n.201. Tutte finiranno per generare un sistema più efficace, più virtuoso fatto di dati, di relazioni sistemiche che si avvale soprattutto degli investimenti effettuati negli anni dalle banche per la gestione dei complessi adempimenti di Vigilanza, delle aree del credito, della finanza e del marketing. All’art. 41 viene disciplinata, infine, la materia delle operazioni sospette; di quelle che destano in ragione dell’entità, natura e altre circostanze il ragionevole dubbio di non appartenere alla categoria delle operazioni ordinarie o normali. L’obbligo segnaletico, come per il passato, ricade nel sistema sul responsabile della dipendenza, dell’ufficio, punto operativo o unità organizzativa «cui compete l’amministrazione e la gestione concreta dei rapporti (vedi in nota la caratterizzazione del personale bancario)» che deve segnalare al titolare o a un suo delegato le operazioni di cui al citato art. 41. A quest’ultimo compete la decisione se inviare la notizia all’UIF per i successivi approfondimenti. Il modello organizzativo della normativa ha introdotto elementi di novità capaci di sollevare le banche da una rilevante mole di lavoro non più legato alla pedissequa analisi di dati inconferenti e ad adempimenti amministrativi senza valore aggiunto, come, di fatto, è stato sino al 2007/2008. La nuova legge prevede che le ricerche vadano indirizzate sui dati qualitativi dei clienti (attraverso la customer due diligence) capaci di generare tutti gli incroci possibili sul profilo e sulla natura delle operazioni. Insomma una pre-analisi in sede di avvio della relazione, un’analisi successiva e un monitoraggio solo sulle operazioni meritevoli di approfondimenti sensibili sono i punti qualificanti della nuova disciplina assecondati da un sistema di controlli su più funzioni che Banca d’Italia richiede a tutte le aziende.  I requisiti organizzativi a cagione dell’importanza sostanziale verranno richiamati in specifici provvedimenti[21] poi inseriti nella normativa di Vigilanza, cioè in un quadro giuridico ad alta valenza preventiva e repressiva. [22] I risultati del cambiamento non si sono fatti attendere; si leggono ponendo a confronto i numeri che qualificano l’operatività delle banche in particolare a partire dal 2008 e sino a tutto il 2012. Nel comunicato ultimo dell’UIF sull’attività del 2012 si legge:

«Le segnalazioni di operazioni sospette complessivamente pervenute all’Unità di Informazione finanziaria sono state 67.000, ancora in forte crescita (+36,6%) rispetto all’anno precedente; circa 170 segnalazioni hanno riguardato sospetti casi di finanziamento al terrorismo. Oltre il 96% delle segnalazioni proviene da banche e intermediari finanziari […]. L’analisi delle segnalazioni, l’osservazione del sistema e le verifiche ispettive hanno consentito all’UIF di continuare nell’opera di elaborazione e di diffusione di schemi e modelli di comportamento anomalo: […] sono stati resi pubblici gli schemi relativi al contratto di factoring, alle frodi fiscali internazionali e a quelle nelle fatturazioni.[23] L’attività di ricerca e studio si è focalizzata sugli utilizzi potenzialmente anomali dei nuovi strumenti di moneta elettronica. […] La sempre più completa e accurata analisi dei flussi, delle segnalazioni e delle basi informative di nuova acquisizione (nelle quali si potrà a breve ricomprendere anche quelle dell’anagrafica tributaria), le verifiche mirate sul campo, l’intensa collaborazione con le autorità di vigilanza di settore, con gli Organi investigativi e giudiziari e con la rete internazionale delle Financial intelligence unit consentiranno all’Unità di svolgere con sempre maggior efficacia il proprio ruolo […].» (Comunicato UIF, 2012.)

Le relazioni annuali dell’UIF già a partire dal 2008 denotano elementi di positività del nuovo sistema ascrivibili non solo ai numeri ma anche a una più diffusa e reale percezione dell’antiriciclaggio come valore della legalità. L’ABI nella sua relazione 2012 scrive:

«la strategia condivisa a livello internazionale, comunitario e domestico per affrontare il riciclaggio ha determinato, quindi, una trasformazione del ruolo degli operatori bancari da potenziali strumenti di riciclaggio a parte integrante del sistema di contrasto imponendo una serie di obblighi di collaborazione attiva cui si sono nel tempo aggiunti obblighi che coinvolgono l’organizzazione della banca.

Si consideri al riguardo la costante opera di formazione che l’ABI svolge rispetto al settore bancario. Dal 2006 a fine ottobre 2012 sono state tenute 32 iniziative tra workshop/corsi/percorsi e Forum con un totale di 1.456 partecipanti; 270 iniziative di formazione in House e finanziata per un totale di 6.300 partecipanti; 312 banche hanno acquistato WBT e Quaderni formativi e 101 tra banche e altri clienti usufruiscono del sistema ABICS volto a supportare la funzione di compliance delle banche nella gestione della conformità alle normative.»

Nella relazione, ai fini dell’analisi della concorrenza con il sistema delle banche estere, si fa un cenno ai costi: «come più volte rappresentato dal Presidente dell’Aibe (Associazione bancaria europea delle banche operanti in Italia), Dott. Guido Rosa, i costi d’implementazione della normativa antiriciclaggio sono più elevati rispetto alla media europeaInfine si fa notare che l’archivio dei rapporti finanziari diviene pienamente operativo anche per le indagini penali a partire dal 3 luglio 2009, data nella quale il Ministero della giustizia ha sottoscritto una convenzione con l’Agenzia delle entrate per l’accesso diretto da parte delle Procure della Repubblica ai dati dello stesso Archivio per svolgere c.d. indagini di primo livello.

Le informazioni alla base della nuova struttura dell’Archivio anagrafico per le esigenze fiscali a uso dell’Agenzia delle Entrate finiscono per svolgere una funzione suppletiva che si aggiunge agli impegni del sistema delle banche e della finanza. Nella sua relazione del 2010 alla Commissione parlamentare sul tema dell’archivio anagrafico Befera, Direttore della Agenzia delle entrate, evidenzia come, con il contributo del sistema finanziario, la base dati dell’Archivio, strumento fondamentale per le indagini di natura fiscale, si presenti con 890 milioni di rapporti, di cui 290 milioni cointestati, con circa 85 milioni di extra conto e 65 milioni di deleghe.[24] Solo l’IT ha potuto assicurare un tale risultato. I dati giustificano, se occorresse farlo, le insufficienze del primo periodo e del pari pongono le basi per un’azione efficace per il futuro. I due sistemi (informatico/applicativi), quello congiunto delle banche e delle istituzioni finanziarie e quello dell’Agenzia delle entrate, sono la sola opportunità per dare una spallata determinante ai fenomeni di laundering, evasione e corruzione. Nel disegno complessivo le banche hanno contribuito svolgendo un ruolo fortemente proattivo. Il tutto non può e non potrà escludere che singoli episodi di malaffare, di infedeltà, di mala gestio possano avere spazio anche in ragione del fatto che l’economia criminale, proprio per essere impresa e perché costituita da soggetti ormai decisamente maturi come imprenditori, non è stata alla finestra; ha a sua volta migliorato le performances operative con il ricorso alle soluzioni suggerite dalla globalizzazione e dalla telematica. La lettura delle notizie di stampa sulle emersioni dice però quanto l’intero sistema sia migliorato. La recente relazione della Corte dei Conti e l’ultimo rapporto della Guardia di Finanza danno i dati della collaborazione del sistema bancario in merito all’evasione: 19 mila accessi dell’Agenzia delle entrate e 9 mila della Guardia di Finanza nel solo anno 2012, due terzi più del 2010. L’evasione non è un tema a sé stante ma una faccia dell’economia sommersa ove non è agevole distinguere tra frode al fisco e impresa criminale. L’ultimo passo da compiere è nella ricerca delle opportunità per rendere omogenea la sensibilità di tutti gli operatori bancari portatori di responsabilità gestionali in tutte le tipologie di azienda, non tanto nelle banche quanto nel sistema della finanza allargata cui contribuiscono la famiglia dei consulenti e dei promotori finanziari autonomi (più esposti), delle finanziarie, delle fiduciarie, dei trust su cui le verifiche ispettive della Vigilanza e della Consob non potranno in ragione del numero essere sempre mirate, costanti e continue. Come pure forse occorrerà costruire delle professionalità specifiche interne e/o delle competenze da distribuire in tutti i livelli della filiera organizzativa a supporto di chi opera, di chi controlla e di chi gestisce le relazioni con le altre entità della catena. La relazione Greco, del Gruppo di studio sull’autoriciclaggio costituito con decreto del Ministero della Giustizia dell’8 gennaio 2013 con cui si ribadisce l’esigenza di prevedere la nuova fattispecie penale ai fini del rafforzamento dei presidi di prevenzione e repressione e la predisposizione di adeguati strumenti di controllo sui flussi finanziari da e verso l’estero, conclude il lavoro con alcuni dati indicativi:

«negli anni dal giugno del 2009 a giugno 2012 le contestazioni elevate da quest’ultima per omessa segnalazione di operazioni sospette sono state 233, di cui 113 archiviate dal Ministero per mancata valutazione del profilo soggettivo del cliente. L’UIF ha invece sempre nello stesso periodo riscontrato 146 ipotesi di omesse segnalazioni di operazioni sospette.» (FONTE ???) relazione

Dati irrisori rispetto al numero di operatori interessati e al numero di operazioni che transitano nel sistema finanziario fatto di vari miliardi di unità.

«L’approfondimento delle segnalazioni sospette, prosegue la relazione, ha consentito l’apertura di 1004 nuovi contesti investigativi di natura penale per reati contro il patrimonio, per l’antiriciclaggio e di natura tributaria.»

Fermarsi ai dati e non andare oltre, come si è detto in apertura del lavoro, appare utile e opportuno. Aggiungere la notazione sul fatto che essi sono fortemente indicativi è anche necessario : infatti possono generare fiducia e minore preoccupazione. Di certo l’insieme delle aziende indicate in nota 20 (tante) ha fatto il possibile per evitare facili congetture sugli intrecci tra banca e malaffare. Un’ultima conclusiva considerazione. Già nel 2009 l’intero quadro legislativo è stato valutato positivamente dal FAFT (FATF, Third Mutual Evaluation Follow Up Italy, 2009). La Commissione “on organised crime, corruption and money laundering” della Ue ha poi depositato le conclusioni dei lavori (rapporto n.2107 del 10/6) e le proposte di risoluzione al parlamento: circa 60. Tra esse spiccano la nomina di un Procuratore Europeo, l’aggressione dei patrimoni e l’impiego delle tecnologie (raccomandazioni 45, 46 e 47). La proposta di istituire la procura europea è stata fatta dalla Commissione in data 17 luglio scorso. Le tecnologie sono sulla buona strada in tutti i paesi Europei e del G20. Sono l’unica via. La società di consulenza americana Thomson Reuter nel White Paper di giugno 2013 “tecnologia per combattere tutti i fenomeni malavitosi compreso il riciclaggio scrive: «The biggest barrier in the fight against money laundering it’s a big data problem. There are literaly trillions of transactions going through the world’s financial system – That’s were tecnology will help in this fight”. E’ un problema di dati; va affrontato con le infrastrutture giuste messe a disposizione della filiera di tutti ruoli istituzionali. La convinzione dei partners europei e del G20 sull’esigenza di usare le leve dell’antiriciclaggio come barriera all’entrata del fenomeno mafioso e criminale diventa sempre più patrimonio del sistema finanziario e bancario, nazionale e internazionale. Va radicata anche in tanti altri ambiti della società civile. Le premesse non mancano; il collante sta anche in una strategia politica più determinata i cui contenuti, peraltro, sono rassegnati in maniera puntuale nel citato documento 2107 del giugno di quest’anno della Commissione Europea “on organised crime, corruption and money laundering” che si segnala alla lettura.

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<http://www.europarl.europa.eu/committees/en/crim/home.html>

[1] Italia al 27% contro il 16% della Germania, il 15% della Francia, il 12% dell’UK, il 21 del Belgio, il 13% dell’Olanda.

[2] Sole 24 ore del 13 luglio 2013 e Studio dell’economista Richard Murphy, direttore del Tax Research di Londra. Già nel 2008 il valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso economico veniva compreso tra un minimo di 255 e un massimo 275 miliardi di euro e l’ISTAT sempre per il 2008 scriveva: «Il peso dell’economia sommersa è compreso tra il 16,3 per cento e il 17,5 per cento del PIL (nel 2000 era tra 18,2 e 19,1 per cento). Tra il 2000 e il 2008 l’ammontare del valore aggiunto sommerso registra una tendenziale flessione, pur mostrando andamenti alterni: la quota del sommerso economico sul PIL raggiunge il picco più alto (19,7 per cento) nel 2001, per poi decrescere fino al 2007 (17,2 per cento) e mostrare segnali di ripresa nel 2008.» (17,5 per cento è il dato segnalato «anche nella dichiarazione del Direttore Generale della Banca d’Italia, Tarantola, in sede di audizione della Commissione Parlamentare sulle attività mafiose e il costo per la economia»).

[3] Direttiva del Consiglio Eu del giugno 1991 (91/308/CEE) relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività illecite. Il Consiglio delle Comunità Europee, omissis , «considerando che, nel caso in cui gli enti creditizi e finanziari vengano utilizzati per riciclare i proventi di attività illecite (operazione in appresso denominata riciclaggio), possono risultare gravemente compromesse la solidità e la stabilità dell’ente coinvolto e la credibilità dell’intero sistema finanziario, che perderebbe di conseguenza la fiducia del pubblico […] omissis.»  Il principio ispiratore, all’origine, della normativa antiriciclaggio elaborato dal Gruppo dei 10 di Basilea già nel 1988 è stato di sola difesa del sistema bancario e finanziario e della sua stabilità minacciata dagli effetti esiziali dei rischi operativi e reputazionali.  Il Comitato di Basilea in quegli anni elaborava una serie di misure che avrebbero dato vita ai meccanismi della Vigilanza prudenziale intesi a preservare la stabilità delle banche e la loro continuità. La minaccia costituita dalla crescita del crimine, specie nel traffico di stupefacenti, e la grande quantità di denaro illegale e illecito che si riservava sul sistema, insieme alla presenza di non pochi soggetti che pure interagivano con esso in quanto clienti, apparvero da subito fattori di instabilità e di incertezza del sistema da presidiare.

[4] Direttiva del Consiglio Eu del giugno 1991 (91/308/CEE) “ considerando che il riciclaggio incide palesemente sull’aumento della criminalità organizzata in generale e del traffico di stupefacenti in particolare; che vi è una sempre maggiore consapevolezza che la lotta al riciclaggio costituisce uno dei mezzi più efficaci per opporsi a quest’attività criminosa che rappresenta una particolare minaccia per le società degli Stati membri; considerando che il riciclaggio deve essere combattuto prevalentemente con strumenti di natura penale e nel quadro di una cooperazione internazionale tra autorità giudiziarie e autorità di polizia, come è previsto, nel campo degli stupefacenti, dalla convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope adottata a Vienna il 19 dicembre 1988 (in appresso denominata «convenzione di Vienna») ed estesa a sua volta a tutte le attività criminose dalla convenzione del Consiglio d’Europa su riciclaggio, identificazione, sequestro e confisca dei proventi di reato, aperta alla firma l’8 novembre 1990 a Strasburgo ……….. omissis”

[5] L’impiego del codice fiscale è stato previsto dalla legge 413 del 1991 per fini tributari. Già con essa, ex articolo 20, veniva istituita altresì l’anagrafe dei rapporti di conto e di deposito. Con decreto del Ministero delle finanze n.209 del 4 agosto 2000, attuativo della legge, dopo 9 anni, se ne ribadì la attivazione. Passeranno altri sei anni prima che diventi obbligatorio per tutti. Nel decreto legislativo per l’attivazione dell’Archivio unico del 1992 tra i dati che le banche avrebbero dovuto rilevare e segnalare era compreso il codice fiscale. Per completare tutto il processo informatico occorreranno anni. Solo a partire dal 1 gennaio 2006 non se ne potrà più fare a meno. Il codice diventerà, infatti, funzionale per la costruzione del data base dei dati anagrafici da segnalare all’Agenzia dell’entrate.

[6] Il reato di autoriciclaggio è già vigente negli ordinamenti Spagnolo, Francese, Statunitense e Svizzero. Previsto dalla Convenzione penale di Strasburgo sulla corruzione del 1999, già previsto dalla Convenzione sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato, firmata a Strasburgo l’8 novembre 1990 (ratificata dall’Italia con legge 9 agosto 1993, n. 328) viene richiamato dalle raccomandazioni 2005 del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Ancora, la risoluzione sulla criminalità organizzata nell’Unione Europea, approvata dal Parlamento Europeo il 25 ottobre 2011, oltre a prevedere l’eventuale punibilità del riciclaggio a titolo colposo, chiede agli Stati membri «di inserire come obbligatoria […] la penalizzazione del cosiddetto autoriciclaggio, ovvero del riciclaggio di denaro di provenienza illecita compiuto dallo stesso soggetto che ha conseguito le somme in maniera illecita» (raccomandazione 41).Ad oggi se ne sta ancora parlando giacchè occorre mediare tra la nuova disciplina e la sanatoria delle evasioni fiscali legate  all’esportazione di capitali.

[7]  Con la legge 5 luglio 1991, n. 197 (di seguito legge antiriciclaggio) l’ordinamento italiano ha avuto la prima normativa. Le misure di prevenzione vengono in seguito rinforzate con il decreto legislativo 26 maggio 1997, n. 153, che ha affida all’Ufficio italiano dei cambi (UIC) il compito di ricevere direttamente dagli intermediari le segnalazioni di operazione sospetta prima indirizzate ai Questori. Con il successivo decreto legislativo 25 settembre 1999, n. 374 gli obblighi antiriciclaggio vengono estesi a soggetti che svolgono determinate attività non finanziarie. Infine il decreto legislativo 20 febbraio 2004, n.56, di recepimento della seconda direttiva antiriciclaggio (direttiva 2001/97/CE), amplia ulteriormente l’ambito soggettivo di applicazione della disciplina inserendo le SICAV, le SGR e molti altri intermediari specificamente elencati; al di fuori del campo finanziario vengono inseriti i professionisti.

[8] La nuova modalità transazionale è rappresentata dai numeri che qui si riportano indicativi di relazioni non di contatto: 31,7 milioni di carte debito; 17,2 milioni di carte di credito; 1,05 milioni di POS. 15 milioni di servizi dispositivi tramite internet banking per le famiglie; 2,2 milioni di servizi dispositivi per le imprese; modalità che fanno transitare in automatico miliardi di transazioni e miliardi di importi in €.

[9] Un portafoglio applicativo nelle 796 banche di non meno di 100/120 procedure alimentato da miliardi di transazioni.

[10] Quante ne sono state previste dalla delibera della Banca d’Italia del 23/12/2009 (allegato1) per Banche, Poste, Sim, Sgr, Sicav, intermediari finanziari ex artt. 106 e 107 TUB. Per le altre entità il numero è minore.

[11] Acronimo di Gestione indici anomalie e operazioni sospette.

[12] Plus, inserto del sole 24ore n.575 del 24 agosto 2013. Antiriciclaggio. Il conto si blocca se la banca non può verificare il cliente. Obblighi della normativa antiriciclaggio. Nota: articoli come quello che si leggono su Plus denotano l’orientamento generale che è quello di trasformare in un adempimento amministrativo l’impegno alla conoscibilità del rapporto che, nella stragrande maggioranza dei casi, è decennale, consolidato e perciò stesso accompagnato da una presunzione di sana regolarità e conoscibilità. La verifica dovrebbe tutt’al più riguardare i rapporti recenti.

[13] Ricchezza investita in strumenti finanziari e depositi detenuta presso intermediari italiani (dati di fine periodo 2012) cosi rappresentata: 1.269 miliardi di euro della clientela retail privata e famiglie operatrici (Consob); 987 miliardi depositi presso le banche. I titoli obbligazionari e altri amministrati dalle banche sono a 1.027 miliardi di € (Fonti: Consob e Banca d’Italia). Di questa ricchezza complessiva 1.264 miliardi di € sono detenuti da fondi italiani ed esteri. In dieci anni il mercato dei bond si è raddoppiato; la crescita dei bond ha superato quella degli assets bancari. La clientela privata con un rapporto di conto corrente e di deposito titoli è costituita da circa 35 milioni di posizioni. Non è disponibile il numero di posizioni dei clienti dei fondi.

[14]A fine 2012 in centrale rischi (con il nuovo limite di censimento di 30 mila € in vigore dal 2009) figurano circa 12 milioni di posizioni di cui 7,8 affidati e 4,1 quali prestatori di garanzie. Circa 12 milioni di clienti che dovrebbero essere ben noti alla banca a cagione delle istruttorie che concernono il merito creditizio. La fondatezza della informazioni fornite in sede di istruttoria è tutelata dall’art. 137 del TURC in tema di mendacio bancario che prevede per il cliente una pena sino a un anno e una multa di 10 milioni di lire. Per il falso interno del dipendente è prevista una pena da sei mesi a tre anni e una multa sino a 20 milioni di lire. Per le ipotesi di reato non comprese nel citato articolo occorre riferirsi alle norme penali generali e speciali.

[15] L’elencazione delle modalità operative non è esaustiva. Per una lettura completa vedi i due ponderosi rapporti della Guardia di Finanza (a- presidi nazionali per la prevenzione da utilizzo del sistema finanziario; b- quaderni sui paradisi finanziari) nei quali sono descritte tra le altre anche tutte le operazioni di natura transfrontaliera e quelle con i paradisi fiscali, le frodi carosello, le operazioni di transfer pricing all’apparenza regolari. Solo attraverso indagini approfondite collegate con i flussi, con i dati aziendali, con i sistemi di contabilità, con le aziende e i personaggi che delinquono si riesce a svelare la natura illecita delle operazioni.

[16] Anno e (numero): 2007 (n. 12.202); 2008 (n. 14.237); 2009 (n. 20.654); 2010 (n. 37.144) 2011 (n. 48.834).

[17] Secondo lo studio recente del 2012, che si rinnova da anni, della Boston Consulting Group le ricchezze finanziarie custodite nei forzieri dei paradisi fiscali di tutto il mondo sono cresciuti del 6,1% rispetto al 2011 ed hanno raggiunto la cifra record di 8.500 miliardi di dollari. Una quota sensibile appartiene all’Italia, come sta emergendo dalla emersione di casi recenti e ben noti costituiti da operazioni di laundering connesse a evasioni fiscali e probabilmente anche a scelte di prudente accantonamento, al riparo dalla visibilità, da parte delle imprese criminali di significative risorse illecite.

[18] Relazione ABI: «In questo contesto, va tenuto presente che la “prossimità” della banca a fenomeni di denaro sporco deriva fisiologicamente da rischi di manipolazione inconsapevole dei percorsi operativi tipici della professione bancaria (sistemi di pagamento, raccolta di fondi, intermediazione in strumenti finanziari, etc.) che espongono le imprese bancarie al rischio di utilizzi da parte di terzi ai fini di “trasformazione” del denaro proveniente da reati. Ci sono casi di operazioni finalizzate al riciclaggio, di particolare complessità tecnica sotto il profilo ricostruttivo, tali da poter essere con difficoltà rilevate non solo dalla banca ma anche da operatori esperti sul piano economico e giuridico. L’ampia gamma dei servizi in cui si articola l’attività bancaria e il processo di strutturazione che rende le operazioni di riciclaggio sempre più sofisticate sotto il profilo finanziario sono elementi che debbono indurre a riflettere sulla complessità dell’opera richiesta al settore e a tenere in giusta considerazione il rischio di anomala utilizzazione cui è esposta l’impresa bancaria.»

Nota dell’autore  : Campania , Puglia, Calabria e Sicilia contano una rete di banche locali di categoria pari a 77 unità aziendali  con un numero di 547 sportelli per una media di 7 sportelli a banca. C’è da domandarsi come sia possibile, in un territorio tristemente famoso per la presenza di organizzazioni delinquenziali diffuse, applicare e attivare la rigorosa disciplina dell’antiriciclaggio non alla collection dei dati nell’archivio Unico che poi s’inviano all’UIF ma quella della segnalazione delle operazioni sospette. Tra l’altro sino al ‘97 le operazioni sospette si segnalavano direttamente alla Questura e non all’UIC, poi sostituito dall’UIF dal 2007.

 

[19]706 Banche con 197 Spa e 22.642 sportelli; 37 Popolari con 5.489 sportelli; 394 BCC con 4.448 sportelli; 78 Filiali di Banche estere con 328 sportelli; 101 SIM; 172 SICAV; 186 società finanziarie ex art 107 del TUB; 658 società finanziarie ex art 106 del TUB, 44 Istituti di pagamento e 3 Istituti di Moneta elettronica. 314.563 dipendenti ,di cui 117.459 nelle banche maggiori, 20.546 nelle banche grandi, 64.508 nelle banche medie, 74.485 nelle banche piccole e 37.765 nelle banche minori.  Con un personale così distribuito nei gradi gerarchici ai fini delle responsabilità: 2,2% dirigenti; 38,5% quadri direttivi con responsabilità affievolite e 59,3% di grado impiegatizio con responsabilità di sola natura operativa. Altre 300 mila risorse del settore finanziario diverso dalle banche, numero comprensivo dei promotori finanziari, completano il quadro soggettivo. A tutti si indirizza la normativa sull’antiriciclaggio sin dal 1991 con obblighi diversi di identificazione, di registrazione e di segnalazione delle operazioni sospette sulla base dell’articolazione delle norme aziendali e della struttura organizzativa a presidio della materia. A tutti si aggiungono 146.000 dipendenti Bancoposta, 122.000 mediatori creditizi, 70.000 Agenti in attività finanziarie, nonché le 25.131 società controllate da Isvap e 9.178 società di mediazione creditizia. (Fonte UIF.)

[20] L’Archivio dei rapporti finanziari destinato a diventare una apposita sezione dell’Anagrafe tributaria già prevista dall’art 7 del DPR 1973 n.605 e già richiamato della legge 30 dicembre 1991 n.413 che recita «disposizioni per ampliare le basi imponibili, per razionalizzare, facilitare e potenziare l’attività di accertamento; omissis». L’archivio inserito nel provvedimento del direttore Entrate 22/12/2005, approvato dal Garante nel provvedimento del 19/01/2007, dà attuazione all’art 37 della delega del decreto legge 4/7/2006 n.223, la Visco Bersani, che viene poi ripreso dal Decreto Legge 2 /12/ 2011 n. 201 (Legge Monti) «Disposizioni urgenti per la crescita, equità e consolidamento dei conti pubblici», in vigore dal 1 gennaio 2012. Entrerà in attuazione solo a seguito del provvedimento del marzo 2013 a partire dall’ottobre dello stesso anno. I dati dell’archivio verranno utilizzati ai fini dell’antiriciclaggio anche ad opera delle forze di Polizia, della Guardia di Finanza e dalla Magistratura e dalla stessa Agenzia delle Entrate (ex art. 36 comma 6 del D.lgs. 231/07 Nuova legge sull’antiriciclaggio).

[21] Circolare n.263 del 27/12/2006 e aggiornamento della Normativa di Vigilanza Titolo V capitolo 7 del 2/7/2013.

[22] Banca d’Italia Provvedimenti del 2011 recanti disposizioni attuative in materia di organizzazione inserite in data 2 luglio 2013 nel 15mo aggiornamento delle disposizioni di vigilanza nel capitolo VII dei controlli interni.

[23] Gli schemi sono ancora di più: usura, ricorso anomalo ai finanziamenti pubblici, utilizzo anomalo delle carte di credito, richiami sull’uso del contante etc. Costituiscono driver di orientamento per l’esame delle operazioni sospette.

[24] Nella relazione dell’ABI alla Commissione Parlamentare speciale sulla criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio di denaro – collaborazione del settore bancario nel contrasto alla criminalità organizzata – audizione del 29 ottobre 2012, i dati, solo due anni dopo, diventeranno 1 miliardo di rapporti censiti, 200 milioni di rapporti cointestati.100 milioni di extraconti e 100 milioni di deleghe.