I numeri non sono “chiacchiere”. Il disavanzo Patrimoniale reale dell’Italia e le sue conseguenze sul piano della giustizia sociale

Alla luce del pezzo di Valentina Melis, sul sole 24 ore del 27 1( vedi link qui sotto indicato) occorre fare delle rettifiche al dato di 450 miliardi  di deficit patrimoniale verso l’estero di qualche giorno fa. Esso, infatti, è legato ai valori ufficiali e noti dei flussi finanziari rilevati dalle statistiche della Banca d’Italia e non anche a quelli che lo studio citato determina con riferimento anche alle altre attività “nascoste”.  (  per ogni utile approfondimento http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_97). Almeno duecento miliardi, dice la Melis, rappresentati da nostri assets sui quali gli italiani continuano a non pagare le tasse. Basterebbero quelle tasse per risolvere tanti problemi di risorse che non si riescono a recuperare. Torna attuale il tema dell’economia sommersa e dell’evasione fiscale fattori sui quali  20 anni di buon governo sembrano non aver prodotto nulla o quasi  al punto da far invocare alla Camusso il ricorso ad una patrimoniale e da far considerare prioritario nell’agenda di governo il tema delle pensioni come ancora di salvataggio per le dissestate casse della Pubblica amministrazione. Il saccheggio sistematico, fatto di alta ed ingegnosa alchimia, che ha prodotto un più 469 miliardi di passività dello Stato in appena 6 anni di governo ( € 2091  milioni-al 31 12 2012- contro  €1622 al 31 12 1996 come da statistiche Bollettino di Vigilanza del mese di febbraio n 6), avrà pur drenato risorse verso aree sbagliate tanto da aver prodotto le diseguaglianze note e le ingiustizie tra chi ha sempre osservato i suoi doveri di cittadino e chi si è arricchito “ proprio e solo” attraverso lo strumento elusivo ed evasivo. Forse questo dovrebbe essere l’unico tema sul quale concentrare l’iniziativa di Governo per dare fiducia agli Italiani onesti e veder ristabilito un nuovo ordine sociale. Ma sarà molto difficile sino a quando l’asticella verrà alzata solo per parlare di pensioni ingiuste , di legge elettorale , di  nuovi assetti dei partiti e di tante altre cose con le quali le televisioni per intere giornate assillano la buona pace degli Italiani e disorientano le famiglie.

 

Sole 24 ore Articolo di Valentina Melis

Caccia al rimpatrio di 200 miliardi di euro.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-01-27/caccia-200-miliardi-nascosti-064154.shtml

 

Caccia al rimpatrio di 200 miliardi di euro. È la stima (secondo alcuni per difetto) dei capitali “occultati” all’estero dagli italiani (si veda Il Sole 24 Ore del Lunedì del 28 ottobre). Questa dunque, la torta presunta su cui si dovranno recuperare le imposte evase e le sanzioni (anche se ridotte) a carico dei contribuenti che aderiranno alla voluntary disclosure. La stima delle ricchezze oltre confine si basa su uno studio della Banca d’Italia del 2011  («Alla ricerca dei capitali perduti: una stima delle attività all’estero non dichiarate dagli italiani», di Valeria Pellegrini ed Enrico Tosti), che quantifica tra 124 e 194 miliardi di euro i capitali sotto forma di titoli di portafoglio (fondi, azioni, obbligazioni) detenuti all’estero prima dell’ultimo scudo fiscale del 2009-2010. Secondo lo stesso studio, valevano 60 miliardi i titoli in portafoglio poi regolarizzati con lo scudo. Aggiungendo le altre tipologie di ricchezza (denaro contante, depositi in conto corrente, immobili) che si possono desumere dalla composizione dei 97 miliardi di euro rientrati con l’ultimo scudo, si arriva a stimare le attività non dichiarate in una forchetta tra 157 e 197 miliardi di euro. Una fotografia delle ricchezze all’estero che sono invece già in regola con il Fisco arriva dalle statistiche del Dipartimento delle Finanze. Il dato più aggiornato riguarda le dichiarazioni dei redditi 2012, riferite ai redditi 2011, e parlano di un “tesoretto” di appena 35 miliardi. ( dato ufficiale desunto dalle dichiarazioni dei redditi ) È una somma che riguarda gli investimenti all’estero, monitorati tramite il quadro RW, e i beni mobili e immobili oltre confine indicati dai contribuenti nel quadro RM delle dichiarazioni per il pagamento dell’Ivie (imposta sul valore degli immobili situati all’estero) e dell’Ivafe (imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero). I conti correnti e depositi esteri valgono 3,6 miliardi e sono stati dichiarati da 42.966 contribuenti. Le attività finanziarie estere valgono 12,8 miliardi. Sono più di 103mila, poi, i contribuenti che hanno denunciato al Fisco di avere una casa, un appartamento o un terreno all’estero. Il valore totale del patrimonio immobiliare degli italiani all’estero è di 17,2 miliardi (mediamente il valore degli immobili si attesta sui 166mila euro).

 

Link al volume della Banca d’Italia : Questioni di economia e finanza Luglio 2011 n. 97 Autori  Valerio Pellegrini e Enrico Tosti

http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_97

 

Qualche considerazione sulla tenuta della nostra bilancia dei pagamenti e sulla posizione patrimoniale sull’estero.

Qualche considerazione sulla tenuta della nostra bilancia dei pagamenti e sulla posizione patrimoniale sull’estero.

 

E’ appena uscito il supplemento al bollettino statistico degli indicatori monetari e finanziari della Banca d’Italia. Il periodo sotto osservazione è l’anno: dodici mesi, da novembre 2012 a novembre 2013.

Non è fuor di luogo di tanto in tanto far conoscere  ai cittadini , e possibilmente commentarli,   alcuni dei dati positivi della economia nazionale ed internazionale , non certo per generare facili ottimismi ma solo per lumeggiare alcuni punti di forza del nostro paese  da valorizzare , aiutando a far crescere le imprese che producono i  buoni risultati che contribuiscono ad aiutare la nostra fragile economia.

Lavorare sui punti di forza costituisce una della indicazioni antiche ma sempre valide ed attuali che , tra l’altro,  sentiamo ripeterci  dalle società di consulenza strategica non solo per agire con più efficacia e nei tempi brevi ma anche con l’obiettivo di non disperdere le energie.

Il risultato virtuoso di tali iniziative può, talvolta, anche contribuire ad aprire la riflessione sui punti di debolezza per i quali occorrono, invece, azioni più strutturate e di lungo periodo comportanti impegni di risorse economiche, finanziare e di lavoro più robusti.

E veniamo ai dati rassegnati sul volume numero 6 del 28 Gennaio 2014.

Il risultato dei dodici mesi a Novembre 2013 della bilancia dei pagamenti è di un + 12,9 miliardi (  contro un – 7,8 del 2012 ), dato che nasce da un più 35,7 miliardi di surplus delle merci rispetto ad un – 25,3 miliardi per redditi e trasferimenti usciti. In altre parole mentre la bilancia commerciale ci dà un interessante risultato di 35,7 miliardi  , ascrivibile quasi tutto alle aziende manufatturiere ( bassa è l’incidenza dei servizi pure in avanzo di 1,3 miliardi ) i residenti, al contrario, continuano a trasferire all’esterno risorse finanziarie in termini di redditi ed altro per 25,3 miliardi.

Il conto commerciale dà il segno della vitalità del nostro sistema  , nonostante tutte le criticità note , vitalità confermate dagli indicatori di competitività di cui in appresso; il dato di natura finanziaria attinente il conto degli “investimenti diretti e degli investimenti di portafoglio” si presenta di contro con un deludente segno meno per un valore di -14,9 miliardi. Anche le riserve ufficiali si abbassano di 1,5 miliardi circa.

 

Le transazioni che riguardano titoli azionari ed obbligazionari vedono acquisti dei nostri residenti all’estero per 5 miliardi ed acquisti dei non residenti sul sito patrio per 40 miliardi , con un saldo positivo di 34 miliardi in entrata ( dato molto interessante, perchè segna l’ apprezzamento degli altri mercati verso il valore delle nostre aziende, che si esprime sia con acquisti di quote azionarie che di obbligazioni  ) annullato dal dato negativo di 33 miliardi costituito dall’accensione di crediti commerciali, prestiti, depositi ed altre transazioni.

In sintesi i due dati positivi sono costituiti dall’afflusso di risorse per la bilancia commerciale per 35,7 miliardi e dall’afflusso di risorse per investimenti pari a 40 miliardi , entrambi annullati dal movimento negativo di redditi e trasferimenti, nel primo caso, e dall’accensione di prestiti commerciali, prestiti in genere , depositi ed altre transazioni nel secondo caso. Su quest’ultimo ha certamente pesato la restrizione del credito da parte delle banche italiane.

L’indicatore di competitività con base 100 al 1999 eretto per misurare il settore pone in buona luce l’Italia  (Anno 2013) 102,8  (Anno 2010) ex 102,6,  rispetto a Germania 93,4 ( ex 94,4), Stati Uniti 99.6 ( ex 96,4), Giappone 72,6 ( ex 88,8 ), Francia 96,1 (ex  96), Spagna 113,2 (ex 111 ) Paesi Bassi 121,9 ( ex115,2), Belgio 115,2 ( ex 112,8), Cina 94,6 (ex 91,8), Brasile 191,9 ( ex 208,7), Corea del Sud 99,2 ( ex 91,5 ), Turchia 125,7 ( ex139,9 ) Polonia 102,1 ( ex 103,3 ).

Leggendo i dati, nel loro dispiegarsi temporale e nel confronto con gli altri paesi in rassegna, la situazione sembra mantenersi in equilibrio sostanziale.

 

LA POSIZIONE PATRIMONIALE ed il RAPPORTO CON IL DEBITO PUBBLICO

 

Il dato costituito dalla differenza tra le attività e le passività nostre verso il resto del mondo da un lato può consolarci, giacchè vede crescere gli strumenti del debito pubblico nelle mani dei non residenti, passati dai 643 miliardi del secondo semestre 2012 ai 700 del terzo trimestre 2013, ( segno di una confermata fiducia verso di il sistema Italia che non esclude la liquidabilità al primo stormir di fronda ) dall’altro lato deve preoccuparci .

Infatti al dato complessivo patrimoniale di 2.357 miliardi di Euri di passività corrisponde un dato complessivo dell’attivo di soli 1.907 miliardi ed una conseguente posizione netta debitoria di – 450 miliardi, cresciuta di ben 78 miliardi  dagli ex 382 a settembre 2012 .

In altri termini se in linea teorica si dovesse realizzare la liquidazione dell’azienda Italia tra attivo e passivo faremmo registrare un deficit di 450 miliardi.

CONCLUSIONI

Questi dati dovrebbero indurre a rigorose riflessioni sulla gracilità del nostro sistema; esso  è  esposto, sotto gli occhi di tutti e non solo di noi italiani ( tutto il mondo lo sa e tutti i mercati non lo ignorano ) , alla turbolenze finanziarie ed economiche ed agli orientamenti degli investitori che, come detto sopra, detengono ben 700 miliardi di quei titoli del macigno che opprime la nostra economia e la nostra collettività frutto della spensierata gestione della nostra cosa pubblica di un ventennio.

Il collante che può sostenerci è dato solo dalla fiducia e dal valore che riusciamo a creare come paese giorno per giorno in attesa di soluzioni serie che tardano ad arrivare.

Per dare qualche ulteriore indicazione di riflessione ai benpensanti, il cui numero sembra ridursi sempre di più ascoltando i talk show, leggendo i giornali ed assistendo al teatrino della politica, non è inopportuno ricordare  a tutti noi per le cose innanzi dette ( bilancia commerciale, finanziaria, deficit patrimoniale ) che nel 2014 verranno a scadenza 141 miliardi di BOT, 108,2 di BTP 81 miliardi di CCT e 2,5 miliardi di altri titoli. . Il tutto per un totale di 333,7 miliardi.

Il tasso dei BTP in scadenza va dal 2,15 dei titoli emissione 2003 al 6 % dei titoli emissione novembre 2011, mese ed anno del fatidico Crash politico che portò alle dimissioni del Governo Berlusconi.  A bon entendeur peu de mots.

 

Weblografia con il bollettino della Banca d’Italia e con i link al Mef per la lettura del debito pubblico.

 

http://www.bancaditalia.it/statistiche/rapp_estero/pimebp/2013/sb68_13/suppl_68_13.pdf

http://www.dt.tesoro.it/it/debito_pubblico/_link_rapidi/debito_pubblico.html

http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/composizione_titoli_stato/Composizione_dei_Titoli_di_Stato_in_Circolazione_al_31-12-2013.pdf

http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/scadenze_titoli_suddivise_per_anno/Scadenze_Titoli_di_Stato_suddivise_per_anno_xaggiornamento_al_31.12.2013x.pdf