Il clima elettorale, le incaute trasmissioni televisive nelle quali si tenta di far capire cose complesse con il ricorso alle voci di politici faziosi mossi da un acceso spirito di campagna elettorale che fanno audience, le accuse al momento non ancora provate, le parole in libertà che ogni giorno si pubblicano su certa carta stampata che fiancheggia la politica senza severi approfondimenti stanno trasformando una vicenda bancaria frutto di un risiko in un disegno criminoso di cui non si sono ancora capite le origini, le ragioni di fondo, gli obiettivi truffaldini ed i destinatari dei vantaggi delle presunte attività illecite. Ciò che si tenta di far passare in maniera distorta è solo un aspetto: che ci sono responsabilità esterne ( politiche ) dietro ogni evento di gestione della Banca come se a guidarla in tutte le decisione ci sia stata solo la mano faziosa della politica di vicinanza prodiga, attraverso quelle operazioni, di sistematici e continui benefici diffusi a pioggia sul territorio. Le cose potrebbero non stare cosi; gli accertamenti della vigilanza (1 apri il link ) e della magistratura, che pure non aiuta alla comprensione quando ricorre a qualificazioni roboanti divenute conclusioni dei giornali, scopriranno leggerezze, operazioni avventate, incapacità gestionali, silenzi frutto della paura e degli errori, comportamenti tutti condotti con il solo obiettivo e la presunzione di sempre di rimanere soli e di dominare non il territorio ma lo spazio derivante dall’accreditamento di terza galassia bancaria italiana in una fase storica in cui altri molog avevano dovuto fare passi indietro perchè incapaci di mantenere una competizione divenuta dura e complessa. Siena si è sentita sempre migliore e più forte di Comit,Credito Italiano, di Banca di Roma etc etc banche che nel 1997 anno di redazione di un documento EBR ( European Banking Report ) figurano cosi: Cassa di Risparmio di Roma Holding al 30 posto, Cariplo al 33 , Credit al 34, Comit al 36, Nazionale del Lavoro al 40, Montepaschi al 51 con un attivo in $ di appena 85 miliardi. La prima banca della lista del Report EBR è la Dresdner con 536 miliardi di $.
Il Monte dei Paschi ha un peccato di origine, figlia delle decisioni della Fondazione e della sua territorialità: la Senesità non ha mai accettato matrimoni. L’orgoglio della nascita le ha fatto disdegnare abbracci ed innamoramenti; l’esperienza di circa 15 anni di evoluzione del sistema bancario sembra non aver insegnato nulla al management di quella azienda ed agli uomini di quella contrada. Una azienda bancaria che dalla lettura dei suoi bilanci al 2011 lascia trasparire una operatività lineare e semplice ed allo stesso tempo poco avvezza ad una più robusta opera di sostegno dell’imprenditoria, visto che nella sezione dell’attivo sono ben 82 i miliardi per mutui e molto meno i miliardi impiegati in operazioni che ne avrebbero tipizzato una indole più orientata al rischio ed alla vera bancarizzazione ( sono appena 79000 come si legge dai giornali qualificati i clienti del settore corporate ), probabilmente avrebbe fatto meglio a continuare a gestire depositi e titoli, come faceva da cassettista negli anni 80 e 90, e non ad imbarcarsi in sofisticate operazioni di finanza derivata per le quali sembrava non sussistessero neppure le misure organizzative ed informatiche atte a presidiarne i rischi, come è dato capire dalla lettura del severo documento della Banca di Italia e dalla lettura di stampa qualificata. In ciò sta la prima e vera responsabilità degli Organi di Governance ,tutti, nessuno escluso; nel non aver valutato la inadeguatezza della struttura organizzativa complessiva che avrebbe dovuto tenere a bada i nuovi rischi e le operazioni che non erano mutui ma ben altro. Questa si è una responsabilità seria, è una responsabilità tipica del management che disegna voli pindarici senza tenere i piedi saldi a terra; sarà però difficile che la vicenda abbia radici in un penale specifico ( associazione a delinquere, truffa) , figlia di una sorta di disegno criminoso, come si vuol far credere, che avrebbe protagonisti fuori, dentro, che si avvalevano di altri personaggi che facevano per mestiere operazioni dalle quali traevano utilità personali. Potrebbe anche emergere che si siano concretizzati, indirettamente, ritorni individuali ma non si potranno far derivare solo da queste specificità le ragioni della messa in piedi di operazioni che ora , mutatis mutandis, sono considerate truffaldine ma che forse qualche anno fa avevano una articolazione più lineare come tante, orientata a costruire una diversa dimensione dell’azienda facendo anche maquillages a bilanci non troppo brillanti. Chi ha letto il recente libro di Mucchetti si è fatta una idea delle vicende nazionali. Nel periodo in questione il prezzo degli sportelli era nella media di circa 8,8 miliardi ; Montepaschi acquista per 8,2 anche se Santander qualche mese prima li aveva pagati 6,5 e cioè meno della media. Per tutte le iniziative non lecite e non legittime per fortuna ci sono istituti penali specifici e previsioni di legge altrettanto chiare portatrici di finalità istituzionali miranti a tutelare la integrità del sistema bancario e finanziario e la difesa del risparmio.
Non si sta facendo, pertanto, un buon servizio al paese ed al sistema bancario italiano che è solido che non ha avuto i problemi degli altri nei quali la finanza l’ha fatta da padrona. In Italia non sono fallite banche, nè si sono registrati crack , come è accaduto in gran parte dei paesi Europei e in quello dello Zio Tom ove le banche sono cadute come birilli a centinaia. I peccati del nostro sistema bancario sono ben altri; pure ci sono stati e ci sono tuttora e pure qualche rischio lo hanno generato. Le nostre banche, quando sono diventate grandi, hanno eluso il sano principio del “poco a molti” sostituendolo con quello del “molto a pochi “, sovvenendo aziende e famiglie industriali talvolta con il risultato di perdite ingiustifcate ma non sino al punto da creare premesse disastrose. Hanno anche sostenuto poi, soffrendone le conseguenze, il debito pubblico ( circa 30 miliardi di titoli di Stato nel bilanco del Montepaschi sono ancora il retaggio da cassettista ) per ragioni diverse; ma non hanno esasperato la finanziarizzazione. Mediobanca ha di recente elaborato il peso dei derivati nei bilanci bancari europei; su un totale di 5853 miliardi di € di derivati attivi ne hanno accertatto solo 169 mila € in capo al San Paolo e all’Unicredit, pari cioè al 2,8% del complessivo delle banche Europee. In quelle Usa la cifra è di 4953 miliardi di $. Ed allora per concludere occorre dire: il Montepaschi attraverso una dirigenza non adeguata, pur di creare una massa critica di attivo e passivo da terzo polo bancario, per numero di addetti (più 10000 circa) e numero di sportelli (più 1000 circa), nel 2008 fa una operazione che al momento, l’unica possibile, è sembrata, pur con il rischio immaginabile ed immaginato, avventurosa ma anche piena di attese. Una serie di leggerezze tipiche dei manager che non hanno consapevolezza dei doveri verso la collettività ( si sentono dei padreterni ed intoccabili ) e verso i risparmiatori oggi li fanno apparire portatori di un disegno crimonoso ab ovo. In realtà è più probabile che dopo aver messo in piedi l’operazione e dopo essersi accorti delle “fesserie”, quella governace, per non essere scoperta ed anche per non far emergere errori e decisioni avventate, abbia proseguito sulla strada delle improvvida e negligente operazione di lifting del bilancio, confidando sulla consulenza degli uomini di finanza senza prevedere che dietro l’angolo Basilea 3 ed Eba avrebbero poi fatto una radiografia spietata, modificando le regole sul debito sovrano ed esasperando le criticità. Le perdite ora quantificate sullo specifico del risiko Ambroveneto valgono € 500 milioni; si aggiungono purtroppo ai bisogni di capitale per ricostituire il patrimonio di vigilanza e portano a 3,9 la richiesta dei Monti Bond ( di cui 1,9 per la sostituzione dei Monti Bond).
Ma qual’è il vero problema che le polemiche non devono aggravare e che la politica faziosa di chi vuol trarre vantaggio nella competizione elettorale, in maniera indegna di un paese civile, non deve esasperare ? Non tracimare tutto nel dubbio e nel sospetto e far trasparire nel paese e soprattutto all’estero, e solo per fini di campagna elettorale, che la banca sia sul punto di crollare; il che non è affatto vero anche se il progetto di risanamento richiederà impegni e sacrifici severi. Da oggi in avanti ci saranno scadenze di bond, sarà necessario contare su una raccolta che quanto meno non deve diminuire, sarà necessario portare avanti operazioni di aumenti di capitale, sarà necessario far camminare un piano industriale ( apri sotto i link con i documenti sociali ) che prevede un efficientamento doloroso di circa 8000 risorse in un arco di 5 anni. Per fare ciò non si deve minare la credibilità del nuovo management , la fiducia dei circa 6 milioni di clienti e la tranquillità di circa 30mila dipedenti che devono continuare a lavorare ancor di più , stringere i denti sapendo di non aver colpe e senza sentirsi minacciati. Il delicato equilibrio in queste fasi deve essere sorretto da fermezza di intenti e da solidarietà di sistema. Le cassandre e gli avvoltoi ad ogni costo che pur di trarre qualche vantaggio ne stanno facendo un cavallo di Troia si ricordino di altri casi che hanno lasciato sul campo lacrime e sangue e, una volta tanto, pensino al bene nazionale. La distruzione del sistema bancario del SUD di qualche anno addietro non ha, sotto sotto, contribuito a peggiorare i dati macroeconomici del mezzogiorno ? La politica antimeridionalista dal 92 in avanti che ha nomi , cognomi e paternità politiche all’epoca ha buttato a mare il bambino e l’acqua sporca. E’ bene non erigersi a giudici anzitempo. Poi quando arriveranno le decisoni e gli accertamenti finali, con le sanzioni e le sentenze, non mancheranno, come è già avvenuto proprio con la scalata Ambrovenento, le soddisfazioni per le punizioni morali , amministrative e penali che colpiranno manager sprovveduti e gli incauti controllori ( sindaci, società di revisione ) rei di peccati nostrani e di superficialità di provincia, per aver messo a rischio la tenuta del sistema per gli effetti “alone a cascata” che in simili contesti rischianno di sprigionarsi. Speriamo che questa ennesima lezione valga a far capire che non c’è più spazio per le iniziative spregiudicate e che occorre, come in economia, ritornare alla cura dei fondamentali ed abbassare il livello della finanza innovativa che, quando è buona e non spregiudicata, ha una sua ratio ed una sua utilità. Quando al contrario è solo strumentale ad altre finalità nel tempo chiede conto a chi la mette in piedi lasciando nella impunità chi la suggerisce e ne trae i maggiori guadagni. Che, guarda caso, sono tutti di origine anglosassone come le BANCHE E LE FINAZIARIE CHE LE alimentano.
http://www.bancaditalia.it/media/chiarimenti/INterventi-MPS/Interventi_MPS3.pdf
http://www.mps.it/NR/rdonlyres/706F93A4-CC58-4FB1-842D-31ED6825D8AD/54008/CS_Piano_Industriale_20112015.pdf
http://www.mps.it/NR/rdonlyres/A41CB51B-C6B6-4880-B2FD-AD1ED51672A8/63872/CSPianoIndustriale27062012ITA1.pdf
http://www.mps.it/Investor+Relations/Dati+di+Sintesi/2012+3Q.htm?pn=0
Un commento su “La vicenda del Monte dei Paschi vissuta all’ombra della politica.”
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