Il dato del giorno: lo spread nel confronto con quello degli altri paesi del mondo

Inserisco nell’allegato qualche informazione in più che dovrebbe far capire  qual’e, con lo spread di oggi, la percezione nostra da parte del mondo che ci guarda nel confronto con tutti gli paesi del sistema finanziario mondiale. Purtroppo non è materia facilmente leggibile e facilmente digeribile. Ho scritto alcuni commenti sulla pagina facebook dell’amico Giovanni Coraggio che riprendo qui sul blog anche per chiarire la ragione della nota:

Primo commento

Questo amico tuo caro Giovanni,ha qualche lacuna conoscitiva legata all’economia , per la quale non si può dire che negli ultimissimi 10 anni si sia fatto tantissimo ( dimenticando da dove si è partiti , cioè dal quasi default del 2011 ) ma per la quale si era costruita una moneta di tipo diverso nei confronti del mercato, ” la fiducia”, per il solo fatto per che, pur con qualche criticità, si era messo, come si dice, il carro in discesa e sulla strada giusta.

Qualcuno se ne ha la competenza può ,andando anche a ritroso in corrispondenza dalle date canoniche e delle scadenze politiche, esaminare gli indicatori mondiali per confrontarli con i nostri; avrà modo di rendersi conto di quale apprezzamento, per serietà e convinzione  degli altri , abbiamo goduto tempo per tempo, godiamo e godremo.

Ed infine non occorre dimenticare che i guai del Sud, quelli a valle del 2002, hanno una paternità e continuano ad averla: la lega. Ma !!!!!! si dimenticavo non era il partito di Salvini ma di un suo onesto progenitore, che insieme ad altra area politica ha affossato il Sud. Non è una boutade. Caro Giovanni fagli tu, che hai una buona memoria e dati, un pò la storia economica dei guai che, ovviamente e naturalmente, non potranno essere  sanati con il reddito di cittadinanza e/o con le altre provvidenze sociali assicurate dalla carta moneta,  dal debito e non dal lavoro.

 

 Secondo commento

Abbiate un po’ di pazienza ed esaminate il report di oggi, messo in calce alla  pagina, relativo all’andamento dello spread nel confronto con l’analogo spread di tutti i paesi del mondo.

Siamo in buona compagnia. E sia ben chiaro lo spread non dipende dall’UE, nè dalla Commissione nè dai paesi amici o nemici.

Chi volesse approfondire la materia non ha che da andare sulla piattaforma relativa e  avendone la visione capire  come esso si forma in ragione dei movimenti finanziari per l’acquisto o la vendita dei titoli dei paesi presenti sulla piattaforma tra cui l’Italia. Purtroppo volenti o nolenti non dipendiamo  solo dall’Ue che pure qualcosa ha il diritto di dire visto che ormai da anni vivacchiamo sotto il suo ombrello che è l’ombrello di tutti ( l’Euro ) ma dipendiamo molto di più dal nostro debito monstre ereditato, per il quale una analisi attenta farebbe emergere tante belle cose della nostra italianità.

un po di grafici sulle cose di casa nostra

I sondaggi e le considerazioni sui fatti e sui dati.

 

I sondaggi e le considerazioni sui fatti e sui dati.

A margine di un sondaggio sull’Euro apparso sul sole 24 ore del………….. ho scritto in nota più o meno così.

“Purtroppo molti sondaggi sono fatti sull’acqua calda; sono il frutto delle suggestioni e dei racconti nazionalpopolari che tendono ad esportare le colpe.Tempo fa il vostro giornale (il sole 24 ore) ha ospitato un servizio (ora è diventato addirittura un dossier) e raccolto opinioni sulla base degli stimoli venuti da un “sapiente professore universitario” che stimavo ma di cui ora ho una considerazione non tanto elevata.

A valle di quell’inchiesta giornalistica sul giornale è, ora, a disposizione di tutti un ricco dossier (Vedi link http://www.ilsole24ore.com/dossier/commenti-e-idee/2017/alla-luce-del-sole/index.shtml?refresh_ce=1 ) fatto dagli interventi di tanti opinionisti e di tanti economisti che hanno sostanzialmente contraddetto l’idea originaria ed originale del “sapiente professore universitario” sulla discutibile ineluttabilità dell’Euro.

Nella nota di commento all’interno del giornale scrivevo:

“Mi chiedo perchè un giornale come il vostro non riesce a riprendere le conclusioni dell’inchiesta/servizio condotta dal sapiente professore ed a trasferirle alla massa non dei soli lettori ma di buona parte degli italiani per far capire loro che i nostri mali non dipendono dall’Euro ma dalle buone abitudini dei cittadini: una per tutte la arcinota e bella consuetudine, da anni radicata, di non pagare le tasse dovute”.E’ questa uno dei sette vizi capitali, incompatibile con l’Euro, del libro di Cotarelli, il primo in ordine di importanza ad alto valore simbolico indiscusso, naturalmente al ribasso, di natura economico / sociale.

Nella ipotesi di contratto che il governo attuale vuole realizzare il recupero delle tasse sembra debba dipendere solo dalla condizione di far pagare meno a tutti Anche per quelli che ora pagano molto meno del dovuto.

L’economista Leonardo Bocchetti vicino all’area del governo (più vicino a quella delle 5 stelle), in una intervista rilasciata al quotidiano napoletano “il Mattino”, dice: io non sono contrario a priori alla flat tax ma temo sarà una occasione persa perchè accanto al sacrosanto principio di pagare meno per far pagare a tutti non si guarda ad un piano per annientare l’evasione fiscale.” Si può senz’altro aggiungere, non c’è n’è traccia.

Chi  per tutta la vita ha “dovuto” pagare tutto e per tutti, anche per tutti quelli che il giornalista in un famoso libro sul tema definì ” ladri “, non di tasse, ma di tutte le risorse per i servizi che lo Stato mette a disposizione di quei cittadini, ha di che lamentarsi per la ingiustizia subita ; c’è chi per una intera vita non solo non ha versato le tasse dovute ma conseguenzialmente non ha versato neppure un’euro di contributi  per le pensioni, anche per quelle minime su cui oggi conta.

Insomma buona parte degli italiani non ha mai contribuito allo Stato sociale, al Welfare, di cui, però, ha goduto e gode a piene mani: scuola, sanità, welfare, servizi etc etc, naturalmente pagato dagli altri.

Naturalmente i governi di turno si guardano bene dall’affrontare il vero problema ed in questo non danno proprio la sensazione di essere doscontinui, condizione che è la discriminante rispetto a quelli del passato.

Questa è una delle verità: una delle sette verità, la prima, che Cottarelli ha elencato nel suo libro dal titolo: “i sette peccati capitali dell’economia italiana”, che gli italiani naturalmente non leggeranno e che preferiscono non approfondire.

Gli altri sei sono: a) corruzione b) eccesso di burocrazia c) lentezza della giustizia d) crollo demografico d) divario tra Nord e Sud e) difficoltà a convivere con l’Euro.

Mi auguro tanto che la nuova compagine governativa anche se non lo ha detto e programmato possa invece lavorare bene perchè ci deve provare; i driver del buon governo sono altri e sono ben noti, non sono proprio a portata di mano perché daranno fastidio a tanti.

Per segnare una sostanziale differenza con il passato i nuovi politici devono, pertanto, cominciare dal recupero delle tasse che rappresentano il buco profondissimo del bilancio dello Stato mai colmato;  la vera preoccupazione per chi non lo ha fatto e ci ha provato poco era data dalla trasversalità della criticità che riguarda tante categorie diverse da quelle dei percettori di reddito fisso: cioè dipendenti e pensionati. Avrebbe inciso pesantemente sul consenso elettorale.

Le indicazioni di Cottarelli sono, poi, anche quelle di provenienza OCSE e FMI che hanno pubblicato fior di documenti e analisi sullo stato dell’economia nazionale ed in particolare delle tasse.

E una montagna alta da scalare ma che è anche l’unica condizione che fa pendant con il debito pubblico,  come dice un amico del nuovo Governo, il Prof Paolo Savona.

Molto risparmio privato, difatti, è l’altra faccia del debito pubblico; se veramente quel risparmio privato sottratto con l’evasione avesse una destinazione concreta potrebbe anche compensare in parte il mal “torto”. Cioè la ingiustizia.

Ma forse non è cosi.

Ma le parole sono come vento che soffia e che non si ferma; forse è meglio parlare con i numeri anche se la logica ferrea dei numeri non è comprensibile per platee larghe, quelle che in definitiva danno i voti e finiscono per orientare la politica.

Quante tasse si pagano In Italia ? Nel 2016, degli 807 miliardi entrati nelle casse dello stato ,731 miliardi sono da tasse e contributi, pari al 42,3% del Pil. Dei 731 miliardi 226 sono da contributi, 190 da reddito Irpef e 105 da Iva. Con questi ricavi globali si fa il bilancio dello stato.

Naturalmente tutti i percettori di reddito fisso, dipendenti e pensionati, non possono sfuggire né alle tasse né agli oneri contributivi.

Poi c’è una Ires, reddito di imprese che vale 30 miliardi, e una IRAP, mentre i restanti 150 miliardi derivano da una miriade larga di accise che può essere letta trimestralmente sulla pubblicazione edita dal Ministero delle finanze e Agenzia delle entrate sulle tendenze mensile delle riscossioni, quelle che danno la cassa e finanziano mensilmente le spese.

Quale è la percentuale di imposizione fiscale? mediamente è intorno al 42% tutto compreso, cioè comprensiva anche delle tasse indirette. Media Ocse 35%, Regno unito al 34%,Spagna al 37%, Germania al 40,5% etc ( pagina 14 del libro di Cotarelli ).

Una misura che è di certo pesante, inferiore a quella di sei, sette, stati dell’Unione compreso la Francia che è invece al 48%, ma che è da rapportare agli oneri che lo Stato deve poter sostenere per erogare ai cittadini una pacchetto di obblighi che va sotto il nome di Welfare.

Quanto si evade in Italia? Tantissimo. Il Ministero delle Finanze da qualche anno produce una relazione che viene presentata alle Camere con la quale e attraverso la quale tutti sanno, cosi come tutti sanno che sinora le iniziative di contrasto sono state ad efficacia ridotta, dell’esistenza della voragine che ha una natura trasversale ed è a largo impatto sul consenso popolare. ( vedi allegato sul tax Gap conetnuto in un volume di analisi di ben 213 pagine qui pure allegato per i lettori volenterosi)

Agenzia dell’entrate, Istat e Banca di Italia hanno tirato fuori un dato, molto cautelativo, di 111 miliardi. Ci sono nel documento le percentuali riferite ad ogni famiglia tipologica di contribuenti. Se tutte le tasse venissero pagate avremmo di anno in anno un surplus del 5% sul Pil.

E se l’evasione fosse stata, dal 1980 , inferiore di solo un punto percentuale di Pil  il nostro debito pubblico, a parità di spese, oggi sarebbe pari al 70/75 del Pil. E naturalmente avremmo un risparmio privato più contenuto ( vedi allegat sul risparmio privato fonte Banca d’Italia anno 2015 )

E  se poi tutte le tasse fossero state correttamente pagate anche il carico fiscale si sarebbe potuto ridimensionare dinanzi ad una insistente doglianza dei contribuenti più tartassati.

Ma negli altri paesi non si evade? Si, ma non quanto in Italia. Uno studio di consulenza Internazionale Murphy ha stimato l’evasione intorno ai 180 miliardi. E come si evade ? in tutte le Regioni non allo stesso modo e con maggiore o minore incidenza nelle voci fiscali per Iva e Irpef. Ma questo è un altro capitolo da esplorare in seguito.

E poi c’è anche dell’altro. C’è anche una economia sommersa che fa capo alle attività criminali e mafiose che non si traducono in imprese che fanno parte del sistema economico , ma di un sistema economico sommerso i cui dati non solo non appaiono ma che danno luogo a transazioni in nero favorite dal passaggio di denaro contante non tracciato nè tracciabile.

Naturalmente tutte queste criticità del bel paese sono ben note al FMI, all’OCSE, alla BCE, a tutti gli organismi economici internazionali alla Commissione Europea e certamente non favoriscono una lettura della Italia benevola.

Di certo questi fenomeni non solo italiani, appartengono anche agli altri paesi; quel che ci differenzia è il peso e la misura che sono ben lontani dai grading  degli altri nelle rispettive graduatorie note a tutti perchè pubbliche.

E non aver provato a fare molto da’ la conferma di un paese che preferisce soluzioni indolori a spese degli altri.

la ricchezza delle famiglie italiane al 2015 fonte Banca d’Italia

Relazione-evasione-fiscale-e-contributiva       TABELLA 1 tax gap

Per una lettura approfondita sul come, sul chi, sul quando e sul quanto segnalo il libro del 2014 editore Bompiani di Stefano Liviadotti ” LADRI, gli evasori ed i politici che li proteggono”

 

 

 

Un omaggio a Ventriglia

 

VENTRIGLIA Volume_ventriglia_ebook

Un gruppo di amici e di estimatori nel ricordo di un personaggio illustre hanno provato a riassumere nel libro editato per l’occasione il valore dell’uomo di finanza e dello stratega delle idee per il Sud.

Inserisco qui di seguito anche il pezzo non ridotto del mio testo che per esigenze di stampa venne privato delle note e delle immagini, in particolare di quella che rappresentava la nuova rete di telecomunicazione della banca portatrice di tante funzioni e caratteristiche fortemente innovative per quel tempo antesignana della madre di tutte le reti: Internet.

nel ventennio che e seguito testo finale del 15 mattina copia (1)b

La vicenda del Monte dei Paschi vissuta all’ombra della politica.

Il clima elettorale, le incaute trasmissioni televisive nelle quali si tenta di far capire cose complesse con il ricorso alle voci di politici faziosi mossi da un acceso spirito di campagna elettorale che fanno audience, le accuse al momento non ancora provate, le parole in libertà che ogni giorno si pubblicano su certa carta stampata che fiancheggia la politica senza severi approfondimenti stanno trasformando una vicenda bancaria frutto di un risiko in un disegno criminoso di cui non si sono ancora capite le origini, le ragioni di fondo, gli obiettivi truffaldini ed i destinatari dei vantaggi delle presunte attività illecite. Ciò che si tenta di far passare in maniera distorta è solo un aspetto: che ci sono responsabilità esterne ( politiche ) dietro ogni evento di gestione della Banca come se a guidarla in tutte le decisione ci sia stata solo la mano faziosa della politica di vicinanza prodiga, attraverso quelle operazioni, di sistematici e continui benefici diffusi a pioggia sul territorio. Le cose potrebbero non stare cosi; gli accertamenti della vigilanza (1 apri il link ) e della magistratura, che pure non aiuta alla comprensione quando ricorre a qualificazioni roboanti divenute conclusioni dei giornali, scopriranno leggerezze, operazioni avventate, incapacità gestionali, silenzi frutto della paura e degli errori, comportamenti tutti condotti con il solo obiettivo e la presunzione di sempre di rimanere soli e di dominare non il territorio ma lo spazio derivante dall’accreditamento di terza galassia bancaria italiana in una fase storica in cui altri molog avevano dovuto fare passi indietro perchè incapaci di mantenere una competizione divenuta dura e complessa. Siena si è sentita sempre migliore e più forte di Comit,Credito Italiano, di Banca di Roma etc etc banche che nel 1997 anno di redazione di un documento EBR ( European Banking Report ) figurano cosi: Cassa di Risparmio di Roma Holding al 30 posto, Cariplo al 33 , Credit al 34, Comit al 36, Nazionale del Lavoro al 40, Montepaschi al 51 con un attivo in $ di appena 85 miliardi. La prima banca della lista del Report EBR è la Dresdner con 536 miliardi di $.
Il Monte dei Paschi ha un peccato di origine, figlia delle decisioni della Fondazione e della sua territorialità: la Senesità non ha mai accettato matrimoni. L’orgoglio della nascita le ha fatto disdegnare abbracci ed innamoramenti; l’esperienza di circa 15 anni di evoluzione del sistema bancario sembra non aver insegnato nulla al management di quella azienda ed agli uomini di quella contrada. Una azienda bancaria che dalla lettura dei suoi bilanci al 2011 lascia trasparire una operatività lineare e semplice ed allo stesso tempo poco avvezza ad una più robusta opera di sostegno dell’imprenditoria, visto che nella sezione dell’attivo sono ben 82 i miliardi per mutui e molto meno i miliardi impiegati in operazioni che ne avrebbero tipizzato una indole più orientata al rischio ed alla vera bancarizzazione ( sono appena 79000 come si legge dai giornali qualificati i clienti del settore corporate ), probabilmente avrebbe fatto meglio a continuare a gestire depositi e titoli, come faceva da cassettista negli anni 80 e 90, e non ad imbarcarsi in sofisticate operazioni di finanza derivata per le quali sembrava non sussistessero neppure le misure organizzative ed informatiche atte a presidiarne i rischi, come è dato capire dalla lettura del severo documento della Banca di Italia e dalla lettura di stampa qualificata. In ciò sta la prima e vera responsabilità degli Organi di Governance ,tutti, nessuno escluso; nel non aver valutato la inadeguatezza della struttura organizzativa complessiva che avrebbe dovuto tenere a bada i nuovi rischi e le operazioni che non erano mutui ma ben altro. Questa si è una responsabilità seria, è una responsabilità tipica del management che disegna voli pindarici senza tenere i piedi saldi a terra; sarà però difficile che la vicenda abbia radici in un penale specifico ( associazione a delinquere, truffa) , figlia di una sorta di disegno criminoso, come si vuol far credere, che avrebbe protagonisti fuori, dentro, che si avvalevano di altri personaggi che facevano per mestiere operazioni dalle quali traevano utilità personali. Potrebbe anche emergere che si siano concretizzati, indirettamente, ritorni individuali ma non si potranno far derivare solo da queste specificità le ragioni della messa in piedi di operazioni che ora , mutatis mutandis, sono considerate truffaldine ma che forse qualche anno fa avevano una articolazione più lineare come tante, orientata a costruire una diversa dimensione dell’azienda facendo anche maquillages a bilanci non troppo brillanti. Chi ha letto il recente libro di Mucchetti si è fatta una idea delle vicende nazionali. Nel periodo in questione il prezzo degli sportelli era nella media di circa 8,8 miliardi ; Montepaschi acquista per 8,2 anche se Santander qualche mese prima li aveva pagati 6,5 e cioè meno della media. Per tutte le iniziative non lecite e non legittime per fortuna ci sono istituti penali specifici e previsioni di legge altrettanto chiare portatrici di finalità istituzionali miranti a tutelare la integrità del sistema bancario e finanziario e la difesa del risparmio.
Non si sta facendo, pertanto, un buon servizio al paese ed al sistema bancario italiano che è solido che non ha avuto i problemi degli altri nei quali la finanza l’ha fatta da padrona. In Italia non sono fallite banche, nè si sono registrati crack , come è accaduto in gran parte dei paesi Europei e in quello dello Zio Tom ove le banche sono cadute come birilli a centinaia. I peccati del nostro sistema bancario sono ben altri; pure ci sono stati e ci sono tuttora e pure qualche rischio lo hanno generato. Le nostre banche, quando sono diventate grandi, hanno eluso il sano principio del “poco a molti” sostituendolo con quello del “molto a pochi “, sovvenendo aziende e famiglie industriali talvolta con il risultato di perdite ingiustifcate ma non sino al punto da creare premesse disastrose. Hanno anche sostenuto poi, soffrendone le conseguenze, il debito pubblico ( circa 30 miliardi di titoli di Stato nel bilanco del Montepaschi sono ancora il retaggio da cassettista ) per ragioni diverse; ma non hanno esasperato la finanziarizzazione. Mediobanca ha di recente elaborato il peso dei derivati nei bilanci bancari europei; su un totale di 5853 miliardi di € di derivati attivi ne hanno accertatto solo 169 mila € in capo al San Paolo e all’Unicredit, pari cioè al 2,8% del complessivo delle banche Europee. In quelle Usa la cifra è di 4953 miliardi di $. Ed allora per concludere occorre dire: il Montepaschi attraverso una dirigenza non adeguata, pur di creare una massa critica di attivo e passivo da terzo polo bancario, per numero di addetti (più 10000 circa) e numero di sportelli (più 1000 circa), nel 2008 fa una operazione che al momento, l’unica possibile, è sembrata, pur con il rischio immaginabile ed immaginato, avventurosa ma anche piena di attese. Una serie di leggerezze tipiche dei manager che non hanno consapevolezza dei doveri verso la collettività ( si sentono dei padreterni ed intoccabili ) e verso i risparmiatori oggi li fanno apparire portatori di un disegno crimonoso ab ovo. In realtà è più probabile che dopo aver messo in piedi l’operazione e dopo essersi accorti delle “fesserie”, quella governace, per non essere scoperta ed anche per non far emergere errori e decisioni avventate, abbia proseguito sulla strada delle improvvida e negligente operazione di lifting del bilancio, confidando sulla consulenza degli uomini di finanza senza prevedere che dietro l’angolo Basilea 3 ed Eba avrebbero poi fatto una radiografia spietata, modificando le regole sul debito sovrano ed esasperando le criticità. Le perdite ora quantificate sullo specifico del risiko Ambroveneto valgono € 500 milioni; si aggiungono purtroppo ai bisogni di capitale per ricostituire il patrimonio di vigilanza e portano a 3,9 la richiesta dei Monti Bond ( di cui 1,9 per la sostituzione dei Monti Bond).
Ma qual’è il vero problema che le polemiche non devono aggravare e che la politica faziosa di chi vuol trarre vantaggio nella competizione elettorale, in maniera indegna di un paese civile, non deve esasperare ? Non tracimare tutto nel dubbio e nel sospetto e far trasparire nel paese e soprattutto all’estero, e solo per fini di campagna elettorale, che la banca sia sul punto di crollare; il che non è affatto vero anche se il progetto di risanamento richiederà impegni e sacrifici severi. Da oggi in avanti ci saranno scadenze di bond, sarà necessario contare su una raccolta che quanto meno non deve diminuire, sarà necessario portare avanti operazioni di aumenti di capitale, sarà necessario far camminare un piano industriale ( apri sotto i link con i documenti sociali ) che prevede un efficientamento doloroso di circa 8000 risorse in un arco di 5 anni. Per fare ciò non si deve minare la credibilità del nuovo management , la fiducia dei circa 6 milioni di clienti e la tranquillità di circa 30mila dipedenti che devono continuare a lavorare ancor di più , stringere i denti sapendo di non aver colpe e senza sentirsi minacciati. Il delicato equilibrio in queste fasi deve essere sorretto da fermezza di intenti e da solidarietà di sistema. Le cassandre e gli avvoltoi ad ogni costo che pur di trarre qualche vantaggio ne stanno facendo un cavallo di Troia si ricordino di altri casi che hanno lasciato sul campo lacrime e sangue e, una volta tanto, pensino al bene nazionale. La distruzione del sistema bancario del SUD di qualche anno addietro non ha, sotto sotto, contribuito a peggiorare i dati macroeconomici del mezzogiorno ? La politica antimeridionalista dal 92 in avanti che ha nomi , cognomi e paternità politiche all’epoca ha buttato a mare il bambino e l’acqua sporca. E’ bene non erigersi a giudici anzitempo. Poi quando arriveranno le decisoni e gli accertamenti finali, con le sanzioni e le sentenze, non mancheranno, come è già avvenuto proprio con la scalata Ambrovenento, le soddisfazioni per le punizioni morali , amministrative e penali che colpiranno manager sprovveduti e gli incauti controllori ( sindaci, società di revisione ) rei di peccati nostrani e di superficialità di provincia, per aver messo a rischio la tenuta del sistema per gli effetti “alone a cascata” che in simili contesti rischianno di sprigionarsi. Speriamo che questa ennesima lezione valga a far capire che non c’è più spazio per le iniziative spregiudicate e che occorre, come in economia, ritornare alla cura dei fondamentali ed abbassare il livello della finanza innovativa che, quando è buona e non spregiudicata, ha una sua ratio ed una sua utilità. Quando al contrario è solo strumentale ad altre finalità nel tempo chiede conto a chi la mette in piedi lasciando nella impunità chi la suggerisce e ne trae i maggiori guadagni. Che, guarda caso, sono tutti di origine anglosassone come le BANCHE E LE FINAZIARIE CHE LE alimentano.
http://www.bancaditalia.it/media/chiarimenti/INterventi-MPS/Interventi_MPS3.pdf
http://www.mps.it/NR/rdonlyres/706F93A4-CC58-4FB1-842D-31ED6825D8AD/54008/CS_Piano_Industriale_20112015.pdf
http://www.mps.it/NR/rdonlyres/A41CB51B-C6B6-4880-B2FD-AD1ED51672A8/63872/CSPianoIndustriale27062012ITA1.pdf
http://www.mps.it/Investor+Relations/Dati+di+Sintesi/2012+3Q.htm?pn=0